Gli ambientalisti: “Gli errori dell’Amministrazione comunale danneggiano la città. E’ distratta o inadeguata?”

SMA MODENA
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Riguardo al suo futuro Parma rischia grosso. Agli impatti crescenti del cambiamento climatico si assomma l’inazione di un’Amministrazione che non si sa se definire indifferente o distratta, se non semplicemente inadeguata.

Il campionario delle inadeguatezze ha ormai superato il limite e a nasconderle non basteranno le risposte propagandistiche e derisorie che il Sindaco spesso rivolge alla parte più responsabile e attiva della cittadinanza di cui, come Reti e Associazioni del terzo settore, siamo orgogliosi di far parte.

Il 22 luglio 2019 l’amministrazione ha dichiarato lo “Stato di Emergenza Climatica e Ambientale”, impegnandosi a predisporre entro sei mesi un piano urgente e credibile su emissioni ed energie rinnovabili, capace di incidere nella pianificazione urbana, sugli edifici, sul verde, sulla mobilità.

Non solo, sempre sullo stesso atto di due anni fa, il Comune si è impegnato a predisporre entro sei mesi un Piano di Adattamento locale agli effetti del riscaldamento globale per ridurre gli effetti negativi su popolazione e sistemi produttivi.

È il momento della verità. Sei mesi sono sei mesi e non due anni, un Piano è un Piano e non un elenco di buoni propositi, le parole “urgente e credibile” hanno il loro significato. Il Piano di Adattamento è uno specifico strumento territoriale, di cui la vicina Bologna offre un esempio, avendolo approvato fin dal 2015.

Le forti carenze dell’Amministrazione sulla pianificazione delle azioni di adattamento, vale a dire di riduzione degli effetti del cambiamento climatico, è del resto attestata dall’Europa, visto che la recente candidatura di Parma a Capitale Verde Europea 2022 è fallita mancando dei requisiti richiesti.

Il riscatto dell’Esecutivo comunale poteva venire dal Piano Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) che, per impegno preso con L’Europa, poteva disporre di due anni per la sua formazione e che invece è stato realizzato in tutta fretta per essere approvato a scadenza nel maggio 2021.

Il PAESC appena approvato non contiene nulla di quanto richiederebbero i termini Piano e Azione. Occorrerebbe infatti che, a seguito della valutazione dei rischi, fossero descritti gli interventi di mitigazione e adattamento con una precisa indicazione della loro distribuzione sul territorio e una chiara individuazione delle priorità e delle risorse necessarie per realizzarli.

A fronte degli impatti che i fattori di pressione esercitano su ambiente, economia e società il PAESC di Parma fornisce risposte del tutto generiche, senza mostrare significativi avanzamenti nella mappatura territoriale dei livelli di rischio e senza concretizzare significative azioni di adattamento.

Il PAESC che dovrebbe guidare e trainare il resto della pianificazione territoriale, quale ad esempio il PUG, Piano Urbanistico Generale (anche questo in via di elaborazione a pochi mesi dal termine del mandato amministrativo), resta solo un elenco di buoni propositi, come ciascuno può verificare scorrendo le “schede di azione” del Piano in cui sta scritto che “occorre accelerare la realizzazione di interventi.., favorire interventi..” e che “l’Amministrazione comunale intende promuovere.., potrà favorire il dialogo..”.

E poco importa che nel dicembre 2020 il Comune abbia siglato un accordo di programma, noto come “Alleanza Carbonica”, di cui si fa solo frettoloso cenno nella narrativa del PAESC, accordo partecipato da Regione, Provincia e altri soggetti pubblici e privati, che l’impegna al raggiungimento della neutralità carbonica del territorio provinciale entro il 2030. Una sfida in realtà gigantesca che richiederebbe una programmazione e pianificazione strategica molto complessa ed il raggiungimento di obiettivi specifici di breve, medio e lungo periodo da parte di tutti gli attori coinvolti.

I colpevoli ritardi del Comune di Parma in materia di gestione del cambiamento climatico provocano enormi danni alla nostra comunità, che non si limitano alla mancata pianificazione e programmazione. L’amministrazione prosegue infatti in una politica di sistematica mancata consultazione dei cittadini, anche quando essi si rendono disponibili al dialogo e alla condivisione di competenze, come si sta vedendo nel caso del “restyling” dello stadio Tardini, o nella promozione di progetti che si muovono nella direzione opposta a quella proclamata e necessaria, con il supporto ad opere quali l’aeroporto cargo o la TiBre Autostradale.

E dire che l’impegno sottoscritto aderendo al “Patto dei Sindaci” obbliga il Comune a coinvolgere e sviluppare un’intensa collaborazione tra tutti i soggetti interessati:

1. cittadini, per creare una maggiore sensibilizzazione ed un sano dibattito pubblico;

2. mondo accademico e degli istituti di ricerca per sviluppare e migliorare la base di conoscenze e progettazioni ed essere consapevoli delle migliori pratiche internazionali;

3. professionisti come urbanisti, paesaggisti, ecc;

4. settore privato, per i meccanismi finanziari, il supporto nel creare soluzioni sostenibili anche sul piano economico ecc.

Sotto questo profilo non è un eccesso parlare di fallimento del modo in cui Parma è attualmente amministrata. Non si possono affrontare le grandi sfide senza coinvolgere i cittadini e neppure rimandare le relative decisioni. Se si vuole che le scelte di mitigazione e adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici siano efficaci occorre un impegno vero e intenso per dar corso a processi partecipativi di coinvolgimento della cittadinanza e di tutti i soggetti interessati.

Prof. Renzo Valloni
Arch. Umberto Rovaldi
ADA Ass. Donne Ambientaliste
Legambiente Parma
Lipu Parma
Manifattura Urbana
Manifesto San Leonardo
Parma Sostenibile
WWF Parma