
Sebbene finora le sue capacità comunicative fossero rimaste sotto traccia, bisogna riconoscere che da qualche mese la scena politica locale ha un dominatore assoluto: Lorenzo Lavagetto, il capogruppo del Pd in Consiglio comunale.
Nello stallo del Pd, nell’incertezza e nella debolezza di Effetto Parma alla fine del ciclo pizzarottiano, nell’incapacità del centrodestra di determinare un’iniziativa politica che entri dentro la città, Lavagetto si prende tutto il campo.
Col solo pronunciamento sui giornali o durante un aperitivo della parola “primarie”, crea lo scompiglio tra le fila del centrosinistra e di Effetto Parma, apparendo un titano al cospetto di pecore impaurite in fuga. Quando parla nessuno del Pd osa contraddirlo, anche quando dichiara la sua perplessità sul tema forse oggi più impattante a livello di consenso, quello dei Cargo all’aeroporto di Parma, voluti dagli industriali, dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Parma (leggi).
Ma Lavagetto non può sentirsi appagato dal giocare al gatto col topo, dovrà passare dalle dichiarazioni ai fatti, non può limitarsi a minacciare le primarie ma prendersele, accettando il rischio di non avere dalla sua parte i 2/5 del Comitato cittadino del Pd previsti dallo Statuto per convocarle, e l’avversità di Bonaccini.
Il tempo della decisione inizia a stringere (leggi anche: Alleanza PD – Effetto Parma: l’errore macro di non sciogliere subito il nodo delle primarie – di Andrea Marsiletti).
Del resto per mangiare un uovo, bisogna rompere il guscio.
Lavagetto mi ricorda Maria I Tudor, meglio conosciuta come “Maria la Sanguinaria” (“Bloody Mary”), regina d’Inghilterra nel 1500.
Figlia di Enrico VIII e della spagnola Caterina d’Aragona, è passata alla storia per il suo tentativo di riportare il cattolicesimo in Inghilterra dopo lo scisma del padre. Decisa a epurare a ogni costo l’anglicanesimo, a suo giudizio frutto di un capriccio paterno nel voler sposare un’altra donna (Anna Bolena), si meritò il titolo di “Sanguinaria” per aver bruciato sui roghi centinaia di eretici protestanti, introducendo un vero e proprio apparato di inquisizione che ebbe nome di “Marian Persecution”.
Negli ultimi mesi di vita di Maria, i membri del partito cattolico, certi che alla sua morte, senza figli eredi, il trono sarebbe passato alla sorellastra Elisabetta di fede protestante, e che tutta la sua politica di restaurazione del cattolicesimo sarebbe stata abbandonata, cercarono di convincerla a firmare l’atto con cui condannava a morte la sorella. Ma la sovrana, nonostante il suo odio per Anna Bolena, provava un sentimento materno nei confronti di Elisabetta e si rifiutò.
Morì il 17 novembre 1558, dopo aver ascoltato la messa e implorato invano Elisabetta di mantenere la sua nazione cattolica quando fosse salita al trono.
Fu così che Elisabetta è diventato la più grande regina della storia inglese e restauratrice del protestantesimo in Inghilterra.
Tutti quei processi e quei roghi si rivelarono omicidi inutili, perchè alla fine Maria non ebbe il coraggio di spingersi fino in fino.
Le parole e i tentativi di convincimento non bastarono per Maria la Sanguinaria… non basteranno neanche per Lorenzo Lavagetto.
Andrea Marsiletti