I compagni delle Brigate al lavoro in Liguria

SMA MODENA
lombatti_mar24

04/11/2011

Intervista a Sara Iommi, compagna di Rifondazione Comunista di Parma, che è stata uno dei membri del primo turno della Brigata di solidarietà attiva di Parma insieme ai compagni parmigiani Davide Pagani, Antonio Varatta, Elena Francani, Sara Iommi, Andrea Mora, Nicolas De Francesco, Mario Amadei, Francesco Samuele.  Nei giorni scorsi si è recata nelle zone alluvionate della Liguria per aiutare la popolazione colpita dalla calamità naturale.

Che cosa sono le brigate di lavoro di Rifondazione Comunista?
Le brigate di solidarietà attiva non sono proprietà esclusiva del Partito della Rifondazione Comunista perché mettono insieme tante realtà e vedono al loro interno anche molte persone che non fanno riferimento al Partito. Vogliono infatti essere il più possibile inclusive.
Fanno parte, tuttavia, di un progetto che Rifondazione ha lanciato a seguito del congresso di Chianciano in cui si è deciso di dare una svolta al nostro modo di fare politica. Il Partito ci sembrava sempre più scollegato dai territori e lontano dalle esigenze concrete ed urgenti delle persone; contestualmente la crisi mordeva sempre di più i redditi medio-bassi, mentre la politica dei salotti, della speculazione e della finanza aggrediva gli ultimi residui di welfare. Si è dunque sentita l’esigenza di dare risposte concrete e immediate federando varie realtà di lotta a partire dal lavoro nei quartieri popolari. Gruppi d’Acquisto Popolare, sportelli legali, dentisti e palestre sociali, Brigate di Solidarietà Attiva, Associazioni di lotta per il diritto alla casa ecc. si sono aggregati all’interno di un contenitore più ampio che è la Rete per l’Autorganizzazione Popolare e che ci vede come Partito in prima linea a partire dalla messa a disposizione delle strutture: non solo militanza ma anche cucine da campo, sedi e quant’altro necessiti.
Per quanto riguarda le situazioni emergenziali abbiamo maturato esperienza a seguito degli interventi per il terremoto d’Abruzzo, dell’alluvione in Veneto, del sostegno ai braccianti schiavizzati dai caporali di Nardò. La solidarietà e il mutuo soccorso sono alla base del nostro modo di fare politica, della nostra stessa storia e identità di comunisti.

Che situazione hai trovato in Liguria?
In Liguria abbiamo trovato l’inferno. La situazione di Borghetto Vara e Cassana, le località a cui hanno destinato il nostro intervento, è indescrivibile e non si può capire se non ci si trova in loco.
Abbiamo cominciato a renderci conto della devastazione arrivando a Borghetto in autostrada; il casello era utilizzabile solo dai mezzi di soccorso: frane, ponti divelti, automobili distrutte trascinate dal fiume per centinaia di metri, case squarciate, montagne di fango.
Arrivati in centro ci sembrava impossibile credere ai nostri occhi, si riusciva a camminare a stento e di fronte al campanile della chiesa c’era già una catasta di oggetti, mobilio, tonnellate di detriti di ogni genere: intere vite andate perdute.
La prostrazione dei volontari si respirava nell’aria, avevano già trovato i cadaveri dei primi dispersi. Ma non abbiamo avuto molto tempo per guardarci intorno mentre cercavamo il resto della Brigata arrivata da altre zone d’Italia: appena il primo alpino incontrato per strada si è accorto che non eravamo ancora operativi ci ha subito destinato alla prima casa da sgomberare e ripulire.

Come vi ha accolto la gente?
La gente ci ha accolto nel migliore dei modi. Non hanno più né luce, né acqua, ma avevano trovato comunque il modo di prepararci il caffè e qualcosa da mangiare con dei fornelletti di fortuna e ci tenevano tantissimo che ci fermassimo un minuto, distrutti dai crampi ai muscoli, per mangiare qualcosa.
Abbiamo scambiato molti sorrisi. Credo che vedere che c’erano tanti volontari pronti ad aiutarli gli abbia concesso di credere che un futuro sia ancora possibile per loro.
Gli incontri più toccanti sono stati quelli con un partigiano di novant’anni che mangiava biscotti da giorni perché non riusciva a scendere in paese e nessuno prima delle Brigate era ancora arrivato alla sua casa. Poi abbiamo incontrato Fulvio, un camionista in pensione che si è rotto una spalla per salvare due vite. Lo abbiamo trovato completamente sconfitto la mattina del primo giorno, non mangiava e non dormiva più, ma a forza di raccontare e di avere intorno gente che era lì solo per aiutarlo ci è sembrato enormemente sollevato al momento della nostra partenza. Suo figlio, meccanico con la passione per la pittura, regalava un quadro tutto infangato ad ogni volontario che passava da loro. Aveva intenzione di disfarsi completamente di quel poco che rimaneva della sua vita precedente… provava troppo dolore.

Come sei andata giù? Esattamente cosa facevate durante la giornata?
Siamo arrivati in Liguria con le nostre macchine e poi utilizzavamo, quando necessario, i mezzi della protezione civile per gli spostamenti nelle frazioni isolate. Abbiamo acquistato a nostre spese l’attrezzatura necessaria.
La giornata cominciava alle 8:00 di mattina lasciando la macchina fuori dal paese e procedendo con la vestizione: saremmo stati ore e ore immersi nel fango e nel liquido delle fogne che erano saltate, al buio, dentro appartamenti e cantine o a liberare i fossati delle strade. Necessitavamo di stivali, pale, guanti da lavoro, mascherine anche se nulla ti proteggeva dalle infiltrazioni e si era sempre bagnati. Al braccio avevamo legato un fazzoletto rosso che aiutava il nostro gruppo (quasi un centinaio di militanti arrivati da varie zone d’Italia) a riconoscerci fra noi e a farci riconoscere dagli alpini e dalla protezione civile.
Il fiume è entrato nelle case con una violenza inaudita distruggendo tutto: mobili, oggetti, vestiti, giocattoli venivano portati fuori dalle case a forza di braccia, organizzando catene umane. Data la vergognosa mancanza di mezzi svuotavamo gli ambienti dal fango a secchiate, ci sembrava che il livello non calasse mai.
Durante la pausa pranzo andavamo nelle zone più isolate, per capire se c’erano ancora persone che non avevano ricevuto soccorsi. Vedere i dirigenti nazionali, fra cui Paolo Ferrero, spalare fango con noi ci ha fatto sentire veramente orgogliosi del nostro Partito. Alla fine dell’intervento il solo veder riemergere la pavimentazione della piazza ci ha riempito di gioia, ma c’è ancora tanto lavoro da fare.
La sera ci facevamo una doccia al palazzetto dello sport di La Spezia, dormendo e mangiando nella sede cittadina di Rifondazione organizzata per l’occasione ad accogliere i compagni venuti da fuori e che faceva anche da centro di coordinamento.
Siamo anche stati ospitati nella casa ex-alluvionata di un compagno.

Adesso cosa succederà? Si parla di possibili altri danni nei prossimi giorni?
Purtroppo in questi giorni è stata lanciata l’allerta meteo 2, il massimo livello. Ai nostri volontari è stata impedita la prosecuzione dei lavori per motivi di sicurezza e i paesi vengono evacuati. Le brigate hanno però proseguito il loro lavoro organizzando i posti letti e la cucina di uno dei centri di accoglienza degli sfollati.
Siamo spaventati, passiamo le giornate attaccati ai cellulari per avere informazioni da chi è ancora sul posto. La situazione è molto pericolosa, sebbene non si aspetti la stessa pioggia assolutamente straordinaria del momento del disastro, le condizioni del territorio sono gravemente compromesse e non è stato possibile mettere i paesi in sicurezza.

Che idea ti sei fatta sul perché sia potuto accadere un disastro del genere? Solo fatalità?
No, non è stata solo fatalità. Non c’è bisogno di andare in Liguria per vedere in che situazione versano i nostri fiumi, i nostri boschi, i nostri fossati. Il territorio viene aggredito giorno dopo giorno da continui abusi edilizi, nonostante l’allarme ecologico si procede ad un disboscamento selvaggio, si aggrava il cambiamento climatico con politiche folli, le campagne vengono abbandonate.
A questo si aggiunga che i cittadini non sono stati avvertiti del pericolo, avrebbero dovuto far chiudere le attività, spostare le automobili nei punti alti del paese, chiedere alla gente di rifugiarsi nei secondi piani delle case, si sarebbero potuti evitare tanti morti, tanto dolore. Si sapeva da giorni che sarebbe arrivata una perturbazione devastante.
E ora è necessario che si chiariscano le responsabilità del disastro e che lo Stato si faccia carico di chi non ha più niente convogliando su un territorio messo in ginocchio anche dalla cattiva politica finanziamenti (a cominciare dalla cassa integrazione straordinaria per chi ha perso il lavoro) che vengono invece sperperati per grandi opere inutili e dannose, come la TAV, o per indegne e criminali azioni militari nei Paesi del Medio Oriente. Occorrono interventi urgenti per l’assesto di un territorio gravemente compromesso a livello idrogeologico.
Quasi ci vergogniamo a chiedere un aiuto economico, ma ci sarà necessario per riuscire a mantenere un intervento su lungo periodo.
Mi permetto di segnalare due conti correnti.
Parma: Cassa di Risparmio (ag. 5) C/c n° 35561660 – IBAN IT05l0623012705000035561660
La Spezia: C/c n° 00100049 iban: IT47 D031 2710 7000 0000 0100 049.
Specificare la causale “sostegno alla Brigata di Solidarietà Attiva per l’alluvione in Liguria”

Andrea Marsiletti