Il destino dell’Italia (e di Parma): i ricovery bond ci salveranno? INTERVISTA ad Alfredo Alessandrini: “Il 23 aprile sarà decisivo. Sono fiducioso sul risultato positivo di Parma 2021″

SMA MODENA

La situazione economica italiana, ma siamo in buona compagnia, dopo il ciclone Coronavirus è in grave pericolo. Le previsioni sul pil sono drammatiche anche se variano da quella forse un po’ troppo ottimistica dell’Ocse, che parla di crescita zero, alla prospettiva catastrofica di Goldman Sachs secondo cui, quest’anno il nostro pil crollerà dell’11,6%. I tecnici, a tutti i livelli sono convinti che l’economia mondiale stia vivendo il più grande pericolo dai tempi della crisi finanziaria e sia esposta a una minaccia senza precedenti.

Anche i più distratti, non avranno potuto fare a meno di notare come l’Italia, almeno in un primo tempo, sia stata lasciata completamente sola dalla UE, come se il problema non fosse globale. Ma cosa succederà nei prossimi mesi? Per farci un’idea più chiara, anche sulle prospettive della città, abbiamo voluto chiedere il parere di Alfredo Alessandrini, attento osservatore delle dinamiche economico-politiche della UE, docente di materie economiche, editorialista di Gazzetta di Parma, direttore amministrativo del Collegio Europeo già direttore generale della Provincia di Parma e presidente di Banca di Parma.

Cosa crede che penserebbero i “padri fondatori” dell’atteggiamento di scarsa solidarietà di alcuni paesi mostrato fino a qui?

Sicuramente nelle prime uscite pubbliche dei vertici della BCE e della Commissione sono stati compiuti errori anche gravi. Credo che i fatti stiano mostrando una revisione di questi atteggiamenti come è emerso nell’ultima riunione dell’Eurogruppo. La BCE ha prontamente recepito le nostre proteste portando il Quantitative Easing alla cifra di oltre 1.000 miliardi nel 2020. La Commissione Europea ha sospeso le regole del patto di stabilità e ha allentato i vincoli sugli aiuti di stato. Queste due misure hanno consentito l’emanazione del decreto “Cura Italia” e del decreto “Liquidità”. La Banca Europea degli Investimenti ha previsto un fondo che attiva liquidità per 200 miliardi. La Commissione Europea ha stanziato un Fondo SURE per 100 miliardi per la cassa integrazione. Proprio l’ultimo Eurogruppo ha previsto un fondo MES senza condizionalità per interventi sull’emergenza sanitaria. È anche stato previsto un fondo temporaneo per l’emergenza che potrebbe essere la base per l’emissione dei recovery bond. Quindi nell’ultimo Eurogruppo dei passi in avanti ne sono avvenuti. Il Parlamento Europe ha approvato, il 17 aprile, una mozione a favore dei recovery bond. Quindi la ferma presa di posizione delle istituzioni italiane, a partire dal Presidente Mattarella, ha già prodotto risultati significativi. Il passaggio più importante per approvare definitivamente i recovery bond è il Consiglio dei Capi di Governo del 23 aprile. È lì che si capirà davvero la reale volontà di solidarietà dei capi di Governo della UE, manifestando una concreta adesione allo spirito che ha animato i Padri Fondatori dell’Europa.

Cosa pensa nascondano le scuse a posteriori all’Italia di Ursula von der Layen per la mancata solidarietà al nostro Paese?

Le scuse della Presidente della Commissione Europea sono state un atto dovuto in quanto le posizioni di cieco egoismo di Germania, Olanda e Austria hanno risuonato come uno schiaffo al nostro paese in un momento di grave sofferenza per le persone decedute, per quelle gravemente colpite dal virus, per una intera comunità nazionale chiusa in casa e per le aziende ferme. Il forte richiamo di Papa Francesco ad una vera solidarietà europea credo sia stato un aspetto molto importante. Forse le cose stanno cambiando; lo vedremo presto, il 23 aprile.

È ancora fiducioso sul fatto che la UE come istituzione possa reggere o crede che dopo la Gran Bretagna altri paesi siano tentati dall’uscita?

L’Unione Europea è una grande opportunità per il nostro Paese. È vero, il progetto europeo si è fermato su aspetti di tipo economico senza mai completare realmente il progetto politico, vera premessa a una integrazione fiscale e sociale. Nonostante questi limiti resta una grande idea e dimostra una ampia visione dei Padri Fondatori. Certo, a livello di modello economico bisogna battersi per modificare l’impostazione neo-liberista oggi prevalente che, riducendo il ruolo del capitale pubblico, di fatto porta al blocco di interventi dell’UE in campo fiscale a favore dei paesi in difficoltà facendo prevalere politiche di solo controllo del bilancio pubblico degli stati. Ma anche su questi aspetti le cose, lentamente, stanno cambiando e la lezione keynesiana sta avendo, in questa fase, il sopravvento. No, credo che dopo la Gran Bretagna, soprattutto nella situazione attuale e in quella post-Covid nessun altro paese sarà tentato di uscire dall’Unione Europea.

Cosa prevede che accadrà al momento della fine del lockdown in Italia in generale e a Parma in particolare? È ottimista sulla ripresa?

Innanzitutto penso che non vi sarà una fine del lockdown, ma una parziale e controllata riapertura delle attività. Abbiamo visto la recente presa di posizione dei presidenti delle associazioni di categoria di Parma sulla interpretazione del DPCM del 10 aprile sulle attività ritenute essenziali. Il vero problema della situazione attuale sono le supply chain che vanno definite in modo preciso in quanto escludere la riapertura di un anello della catena di approvvigionamento mette in crisi tutta la filiera. Il problema più urgente è quello della liquidità: se il 23 aprile ci sarà la risposta positiva del Consiglio Europeo sui recovery bond, assieme alle altre misure messe in campo a livello europeo e a quelle del decreto “Cura Italia” e del decreto “Liquidità” del nostro Governo ci sarà un flusso importante per far fronte alle esigenze immediate. Il tema è organizzativo: come farla avere tempestivamente al sistema. Vi è poi un problema dell’impatto economico-patrimoniale per le imprese, che non avendo ricavi nei momenti successivi alla ripartenza, non produrranno cassa e avranno bilanci difficili. Ad esempio una misura come l’azzeramento degli ammortamenti potrebbe essere fondamentale. Alla fine della riflessione, se ci sarà una attenta programmazione delle fasi della ripartenza, la ripresa sarà possibile.

Parma 2020 per quest’anno è tramontata, portandosi dietro danni enormi per il turismo e per l’indotto. Pensa che se anche fosse rinviata al prossimo anno si potrebbe recuperare a livello economico?

Parma 2020 è ancora una grande opportunità per la nostra città. Purtroppo la pandemia è intervenuta nella fase più importante: quella del decollo dell’iniziativa. Ci sono aspetti fondamentali che, comunque, non andranno persi nell’ipotesi che anche nel 2021 Parma rimanga, come è probabile, Capitale Italiana della Cultura. Mi riferisco a tutta la fase preparatoria di progettazione, di organizzazione, di comunicazione; queste attività propedeutiche conservano appieno il loro potenziale per far partire il progetto 2021. Ma c’è un valore particolare che rimane inalterato e che costituisce la base del successo di Parma 2021: alludo alla collaborazione fra pubblico e privato sviluppata da uno spirito di squadra e da una logica di sistema che hanno mobilitato notevoli risorse finanziarie ma soprattutto una grande creatività. Sì, per questo sono fiducioso sul risultato positivo di Parma 2021.

Al netto dei decessi e delle sofferenze che il Covid 19 ha procurato a tutto il pianeta, possiamo imparare qualcosa da questa esperienza?

La tragedia provocata dal virus globale ha evidenziato aspetti negativi del modello di sviluppo neo-liberista che ha caratterizzato l’impostazione economica dal 1970 in poi. In questo senso le lunghe giornate di isolamento, in compagnia solo con noi stessi, ci devono spingere a riflettere su come l’eccessivo individualismo, l’esasperato consumismo, la ricerca del successo senza limiti, l’assenza di valori a cui ispirarsi siano gli aspetti che dopo questa crisi andranno rivisti. Occorre davvero un profondo ripensamento del modello di sviluppo alla ricerca di maggiore equità, di maggiore redistribuzione del reddito, di una vera solidarietà, di una ricerca di valori condivisi, di una reale attenzione all’ambiente.


Tatiana Cogo