
15/10/2010
Intesa Sanpaolo ha firmato oggi l’accordo con Fondazione Monte di Parma per l’acquisizione di una quota di maggioranza del capitale sociale di Banca Monte Parma.
L’accordo – si legge in una nota – prevede che il Gruppo Intesa Sanpaolo acquisisca da Fondazione Monte di Parma il 51% del capitale sociale di Banca Monte Parma al prezzo di 159 milioni di euro e sottoscriva per pari quota un aumento di capitale di Banca Monte Parma di 75 milioni di euro da attuarsi mediante emissione di azioni ordinarie al valore di patrimonio netto contabile per azione, riservato in sottoscrizione ai soci.
Inoltre, in base a tale accordo, nell’ipotesi in cui gli altri soci che hanno stipulato assieme a Fondazione Monte di Parma il patto parasociale esistente (i ”Pattisti”, detentori collettivamente del 28% del capitale sociale di Banca Monte Parma) esercitino il diritto loro spettante in forza del patto stesso, il Gruppo Intesa Sanpaolo e’ disponibile ad acquistare le azioni dei Pattisti alle condizioni previste dal patto – con un investimento complessivo massimo, per l’acquisizione del 79% del capitale sociale di Banca Monte Parma, pari a circa 230 milioni di euro – e, nel caso, a sottoscrivere la corrispondente quota del predetto aumento di capitale. Il Gruppo Intesa Sanpaolo si rende disponibile a sottoscrivere eventuali porzioni dell’aumento di capitale rimaste inoptate.
Il perfezionamento dell’operazione e’ subordinato all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni.
Il sindaco Pietro Vignali ha commentato positivamente l’acquisizione di Banca Monte Parma da parte del gruppo Intesa San Paolo. Intervenendo telefonicamente all’edizione serale del telegiornale di “Tv Parma”, ha affermato: “Grazie a questa operazione Banca Monte esce da una situazione di crisi in cui si trovava da tempo, con il rischio di commissariamento. La nomina del nuovo presidente, Carlo Salvatori, e questo secondo passaggio, hanno permesso di salvare Banca Monte.
Intesa San Paolo è un gruppo importante e porta avanti una politica di radicamento territoriale delle banche. Mi aspetto quindi che Banca Monte rimanga del nostro territorio e ascolti gli interessi degli imprenditori parmigiani”.
“Esprimo soddisfazione per una operazione che con l’ingresso di un grande gruppo, mette in sicurezza questo importante istituto del territorio. Ora ci sono le condizioni per uscire da una vicenda difficile e ci auguriamo che questo rappresenti una prospettiva positiva per il futuro, in grado di garantire i livelli occupazionali e qualificare l’offerta bancaria per le imprese del territorio”. Questo il commento del presidente Vincenzo Bernazzoli appresa la notizia dell’ingresso con il 51 % di Banca Intesa in Banca Monte Parma.
” Se non si è riusciti a mantenere la proprietà della maggioranza della banca – conclude Bernazzoli – comunque le risorse della Fondazione vengono incrementate in modo da poter garantire nei prossimi anni un ritorno utile sul territorio”.
Dichiarazione di Patrizia Maestri, segretaria generale Cgil Parma.
“Dopo l’accordo delle scorse ore con cui Banca Monte Parma ha ceduto alla torinese Intesa San Paolo il 51% del proprio capitale sociale, la nostra città perde anche l’ultimo degli istituti di credito locali. Naturalmente, come sindacato, pur sollevati dall’intesa raggiunta e nella consapevolezza della necessità – dettata dalle difficoltà di una congiuntura economica tra le più critiche della modernità – di consolidare partnership industriali a garanzia della tenuta del sistema bancario, non possiamo non avanzare forti preoccupazioni.
Innanzi tutto, chiediamo di avere garanzie sulla tenuta occupazionale, che non vorremmo fosse messa in discussione da un piano industriale che ancora non ci è stato presentato, tenendo anche presenti gli eventuali effetti sull’indotto, e penso nello specifico alla vicenda Cedacri.
Ma il nostro ruolo come sindacato ci impone anche di sollecitare la nuova proprietà ad un rafforzamento del rapporto con il territorio, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, che hanno tradizionalmente trovato in Banca Monte un supporto locale molto importante, oltre che ai piccoli risparmiatori, famiglie, lavoratori, pensionati.
Auspichiamo dunque che in questa delicata fase non venga meno l’appoggio dell’istituto bancario nei confronti soprattutto delle aziende in crisi, affinché il sistema imprenditoriale della nostra provincia possa far fronte, nel suo insieme, alle difficoltà che il mercato, sia interno che internazionale, continua ad evidenziare”.
La FABI, Sindacato Autonomo Bancari, chiede a Fondazione Monte di Parma, Comune di Parma e Provincia di Parma, con riferimento all’acquisto del 51% di Banca Monte da parte di Banca Intesa: “Quali concrete e reali garanzie siano state ottenute, da parte di Banca Intesa, in difesa dei POSTI DI LAVORO nel Territorio ? ”
Il Personale di Banca Monte, oltre 600 lavoratori con elevata professionalità, rappresenta un patrimonio di competenze da sempre presente a fianco degli operatori economici locali e delle famiglie, con una diffusione capillare sulle tre provincie, cui si deve aggiungere l’indotto: i servizi affidati a CEDACRI e C-Global di Collecchio.
I dipendenti della Banca parmense, nel vorticoso mutamento di amministratori e alti dirigenti avvenuto negli ultimi anni, hanno garantito il servizio agli utenti e la “parmigianità” dell’Istituto, malgrado gli errori di governance da parte della precedente amministrazione, che hanno portato alle attuali necessità di ricapitalizzazione.
Il salvataggio della Banca del Monte di Parma S.p.A. è riuscito. Le condizioni, nelle quali hanno dovuto operare il Presidente e l’attuale C.d.A., erano difficilissime.
E’ doveroso, pertanto, riconoscere il merito di aver gestito la situazione con professionalità e di aver raggiunto l’obiettivo – chiaramente prioritario – di salvare la banca.
E’ evidente, peraltro, che niente sarà più come prima, nel senso che la Banca medesima potrà mantenere un forte legame con il territorio, ma non sarà più una “banca locale” nel senso corrente del termine.
Questo è il prezzo, che si è dovuto pagare per i risultati negativi della precedente gestione. Ora, chiusa la crisi, una riflessione seria e oggettiva sulle ragioni della crisi e sulle eventuali responsabilità appare un atto dovuto nei confronti della Città.
Questa riflessione non deve né sovrapporsi, né ritardare quella sulle prospettive aperte dal nuovo scenario. E questa è una discussione che non può non vedere coinvolto il Consiglio Comunale. Per questo, si chiede, in prima battuta, un confronto nelle Commissioni Consiliari competenti (che sembrano essere la “Commissione Controllo su Istituzioni, Aziende, Consorzi, Società per azioni, Enti concessionari, nonché su Società, Associazioni, Fondazioni e Comitati cui partecipa il Comune” e la Commissione “Patrimonio, Partecipazioni, Interventi in campo economico e tributario, Bilancio”) e, in seconda battuta, una discussione in Consiglio Comunale; il Gruppo PD si attiverà in tal senso.
Gruppo PD