
01/05/2013
ParmaDaily pubblica alcune traduzioni del parmigiano Christian Stocchi tratte dal suo recente libro “Dizionario della favola antica” (BUR).
La grande e complessa tradizione della favola greca e latina, le cui antichissime origini si perdono nei primordi della civiltà, si estende su più secoli, con una sorprendente coerenza di temi e figure: per la prima volta in Italia questo dizionario la cataloga, da Esopo a Fedro fino alle raccolte tardoantiche e medievali, senza trascurare influssi ed echi biblici, mesopotamici, indiani. Volpi astute, scimmie sciocche, lupi spietati, piante vanitose, pastori beffati: il variegato universo della favola è popolato di personaggi umili, e i suoi protagonisti, animali, piante o esseri umani che siano, mettono in scena i motivi del conflitto e dei rapporti di forza, della rinuncia e dell’immutabilità del destino individuale, in un’esortazione continua al pragmatismo e alla scoperta della verità nascosta sotto le apparenze. A ciascuno di essi è dedicata una voce di presentazione e una ricca scelta di favole – oltre cinquecento – e di proverbi; se gli indici e gli ampi apparati sono preziosi per una consultazione puntuale, il repertorio favolistico e proverbiale offre il piacere della lettura – e della rilettura. IL CERVO ALLA FONTE E IL LEONE (Esopo)
Un cervo, oppresso dalla sete, arrivò a una fonte; dopo aver bevuto, come si vide riflesso nell’acqua, osservò la grandezza e la forma articolata delle sue corna e se ne sentì fiero; era invece davvero preoccupato per le zampe, poiché erano sottili e deboli. Mentre ancora faceva questa riflessione, comparve un leone e si mise a inseguirlo. Il cervo prese a fuggire e stava davanti al leone con un notevole distacco (la forza dei cervi, infatti, risiede nelle zampe, quella del leone nel cuore).
Fino al punto in cui la pianura era priva di alberi, il cervo era salvo, mantenendo il leone a distanza; quando però giunse in un bosco, accadde che le sue corna si impigliarono nei rami e, poiché non riusciva a correre, fu catturato.
Ormai sul punto di morire, disse tra sé: “Povero me! Mi stavano salvando le zampe, che avrebbero dovuto tradirmi; vado in rovina, invece, a causa delle corna, di cui avevo piena fiducia”.
Così spesso, nelle situazioni pericolose, gli amici che guardiamo con diffidenza diventano nostri salvatori, quelli in cui riponiamo tutta la nostra fiducia, la tradiscono.
Le altre favole pubblicate de “Dizionario della favola antica”
L’amante e la donna
L’uomo che defecò il senno
La volpe e il riccio
Il pastore e le pecore