
Karl Guillen, un caso di errore giudiziario americano divenuto famoso in tutto il mondo, si trova attualmente in Italia per raccontare la sua storia.
Il caso: Karl Guillen alla fine degli anni ’90 finì nel carcere di Florence, a sud dell’Arizona, per aver commesso un furto. Successivamente, a seguito della morte di un detenuto assassinato in quel carcere, fu accusato e condannato Karl. Essendo prevista in Arizona la pena di morte per chi si macchia del reato di omicidio, Karl venne condannato dallo Stato dell’Arizona a morire attraverso un’iniezione letale.
Dopo un periodo in una cella di isolamento Guillen trascorse il suo tempo nel braccio della morte fino al 1999 quando, a seguito del patteggiamento (ndr, per un crimine mai commesso) la sua condanna a morte venne trasformata in 20 anni di carcere.
Esce quindi dal carcere definitivamente, dopo aver scontato tutti i 20 anni, il 10 agosto 2013.
Il caso di Karl Guillen, scatenò una vera e propria gara di solidarietà internazionale. Molti italiani contribuirono a sostenere la causa a favore di Karl e in tanti si fecero promotori della vendita di due libri scritti dallo stesso Guillen dal carcere “Karl Il Tritacarne” e “Il Sangue d’Altri” (ed. Multimage) per raccogliere fondi da destinare per un’adeguata difesa legale.
Ora Karl sta girando per l’Italia per ringraziare personalmente tutti coloro che l’hanno aiutato e sostenuto durante i lunghi anni di ingiusta carcerazione.
Lo abbiamo intervisto.
Karl, cos’hai provato quel giorno in cui i giudici americani hanno emesso sentenza di condanna a morte nei tuoi confronti?
Ho avuto paura per la salute di mia madre e il dolore che avrebbe provato. Ero anche molto arrabbiato. Avevo visto episodi simili in precedenza, quando avevano ucciso altra gente. Quanto ho vissuto, nel complesso, mi ha reso ciò che sono, o mi ha fatto diventare ciò che sono. A volte c’è bisogno di essere impauriti, o arrabbiati, per diventare la persona che è dentro di noi.
Prima del patteggiamento, hai passato anni nel braccio della morte nell’attesa di una data decisa dallo Stato dell’Arizona che avrebbe segnato la fine della tua vita. Quali erano i pensieri più ricorrenti, considerando che attendevi un’assurda punizione per un crimine mai commesso?
Il sistema di giustizia americano è uno di quelli chiaramente venduto e corrotto. Se hai soldi da pagare il Sistema, allora sarai lasciato libero. È un sistema pieno di pregiudizi.
I giudici non giudicano in base al crimine, all’evidenza, ma per come si presenta una persona, la sua etnia, la sua cultura, e, se è visibile, la sua religione. La maggior parte, il 99%, è gente povera o immigrati. Immigrati nel senso che non sono di carnagione bianca.
Quindi l’etnia a tuo avviso risulta fondamentale?
Guarda, la razza alla fine non è importante, i soldi invece sono importanti. È una guerra di classi sociali. Durante quegli anni ho dovuto affrontare avvocati corrotti o incapaci che semplicemente volevano che accettassi un accordo di patteggiamento che avrebbe eliminato ogni mia libertà, ma avrebbe rimosso anche la minaccia di pena di morte.
Gli accordi di patteggiamento sono le nuove minacce. Facilitano gli Stati a minacciare qualcuno con la pena di morte mentre in questo modo si prendono le loro vite. Questo garantisce allo Stato un minimo di soldi all’anno. E ci sono 80,000 persone incarcerate in Arizona.
Cosa pensi della pena di morte?
La pena di morte esiste per vendetta. E ora è un grande strumento per supportare le prigioni, la polizia e la magistratura. Non ci sono soluzioni come la riabilitazione in Arizona Department of corrections. Questo era stato introdotto da Terry Stewart, direttore del ADOC negli anni ’90. L’FBI afferma che il 5% di tutte le persone condannate in carcere sono innocenti. Sappiamo che hanno ucciso persone innocenti, perché è stato dimostrato.
Prigioni e polizia sono assolutamente cattivi: ci sono mostri in questo mondo e io li ho visti. Esistono ovunque. Alcuni sono semplicemente individui con problemi psichiatrici, altri sono sociopatici con parecchie psicosi. Alcuni sono diabolici, come ho potuto vedere. Demoni.
La pena di morte è un crimine contro l’umanità, contro i principi morali basilari. Proviene dal tempo dei barbari e del fascismo. Purtroppo, esiste in quella che molta gente chiama monarchia della democrazia e dei diritti umani. Questa è solo la facciata esterna.
Cosa possono fare gli italiani per contribuire a cambiare convincimento circa la pena di morte in un sistema, quello americano, considerato spesso fra i principali paladini dei Diritti Umani?
Far conoscere la verità credo che sia la cosa più importante. Quando ho realizzato il documentario Violations su youtube, mentre frequentavo l’università quest’anno, sono stato avvicinato con pistole dalle guardi che hanno così rovinato il film, la videocamera, e ho dovuto chiamare la polizia perché una guardia mi ha riconosciuto e lui, io so, aveva fatto del male ad almeno 2 carcerati.
Mostrare la verità è la filosofia migliore, perché al male non piace essere visto. Abbiamo bisogno di raggiungere le generazioni più giovani e le generazioni attuali, e supportare la gente che fa questo, così che non si perdano nel Sogno Americano… o che urlino nelle discoteche o nei night club, persi in fantasie di amore e corruzione.
Corruzione delle facoltà mentali. Purtroppo, l’America è un buon difensore dei diritti umani ma il migliore truffatore è quello che si nasconde dietro le leggi mentre colpisce gli altri, sorridendo poi innocentemente quando gli viene puntato il dito contro.
Come sono stati gli anni nel braccio della morte?
Terribili. Avevo bisogno principalmente di affetto. Sono stato in isolamento, senza alcun contatto umano, per 18 anni. Guardavo alla morte… a 26 anni guardavo a qualcosa che non esiste. Ho studiato e superato l’esame da avvocato. Ma potevo vedere liberi solo gli altri, dai 26 ai 60 anni. Ho cambiato molte convinzioni e visto molti uomini essere rilasciati. Non ho mai chiesto nulla, neanche un centesimo. Questo è ciò che mi ha permesso di rimanere sano. Combattendo per gli altri e per me. Ma dal punto di vista affettivo ero solo. Non potevo toccare nulla, né dare baci, nulla se non essere circondato da gelide mura.
Però poi un’importante rete di solidarietà internazionale ti ha supportato…
Esatto, e per me sono stati fondamentali. In particolare i miei amici italiani hanno cominciato a scrivermi e a ringraziarmi per il libro che avevo pubblicato “Tritacarne”. I miei libri in particolare sono stati pagati dai miei magnifici sostenitori al Multimage, Olivier Turquet, Daniela Annetta, Linda Ferrante, e Ilaria Cornetti. Molte persone che mi scrivevano dicevano che il libro “Tritacarne” aveva salvato la loro vita. Ricordo di aver pianto quando ho ricevuto la lettera di una ragazza abusata, che scrisse: “se puoi sopravvivere alla morte, alla tortura, e a ciò che vedi ogni giorno senza fine, anch’io posso sopravvivere a ciò che mi è accaduto dal papà del mio amico…”. C’è stato un conforto reciproco.
Da corrispondenti, diverse persone sono diventate veri amici che mi hanno portato la gioia. Mi hanno aiutato a non impazzire, ma soprattutto mi hanno educato nei 18 anni di buio. Mi hanno comprato libri, macchina da scrivere e tutte le piccole cose che potevo avere. E io ho sfruttato questo tempo, non è il tempo che ha usato me. Le guardie avrebbero potuto torturarmi, rompere le mie mani, uccidermi una o due volte, portarmi via le gambe, ma ora sono qui con i miei amici.
Com’è la tua vita ora?
La mia vita ora… sono stressato. Sono senza nulla ad eccezione di carte di credito e beni prestati, ma sono libero. I miei amici da Pistoia mi hanno dato abbastanza soldi per permettermi di andare in Bosnia a rinnovare il mio visto per altri 90 giorni. Erano 260 €, e un altro amico mi ha dato poco di più, così ho potuto pagare hotel, benzina e cibo. Ho bisogno di medicine ogni 15 giorni, e queste medicine sono decisamente care. Non ho un posto dove stare, né una base dove potermi sedere e sentirmi a casa.
Per ora ho semplicemente bisogno di poco da tutti i miei amici. 10 euro al mese da 200 amici sarebbe sufficiente per me per avere almeno una base, cibo, i soldi per pagare la benzina, internet e i telefoni, mentre lavoro. Attualmente infatti sto scrivendo un nuovo racconto, sto facendo documentari, e sto aggiornando insieme agli amici il mio sito www.twicealive.org (da cui sono tratte le ultime due foto e dov’è possibile approfondire informazioni su Karl e indicazioni per chi volesse fare una donazione).
Cosa in particolare ti sei perso in quei 20 anni di carcere?
Cosa ho perso? Non ho perso nulla, anzi… ho guadagnato! Ho visto cose che altri non possono vedere, eccetto la morte. Ho visto gioie e dolori così profondi, e a meno che uno non fosse con me, non potrebbe capire, ho visto orrori e demoni. Ho visto me stesso passare da tutto a niente, e mi sono conosciuto come nessun altro potrebbe. Il tempo è qualcosa che solo il Creatore ci può togliere. Se non si usa il tempo per imparare, amare, insegnare, allora questo è perdere tempo. Io ho usato il mio, e non importa il luogo in cui ho studiato.
PrD