
Intervista a Francesco Dradi, presidente uscente di Legambiente di Parma che sabato scorso ha rinnovato i propri organi dirigenti eleggendo Bruno Marchio alla loro guida (leggi).
Si è conclusa la tua esperienza da Presidente di Legambiente Parma. Che bilancio fai di questi tuoi anni dentro l’associazione?
Caro direttore, innanzitutto devo dire che lascio la guida di Legambiente in ottime mani, quelle di Bruno Marchio. Ho avuto il privilegio di fare un’eccezionale esperienza di vita, provando “l’ebbrezza di volare rasoterra”, come diceva il mio predecessore Fabio Faccini, dandomi da fare nella convinzione che c’è più futuro nel piantare un albero, piuttosto che un pilone di cemento. Ho provato a raccontarlo in un video, proiettato al congresso. Questo è il link su youtube, per chi fosse interessato (guarda).
Oltre alla versione integrale sto caricando separatamente le singole storie, che durano circa 5 minuti l’una e si potranno trovare con l’hastag #unficogentile .
Nelle ultime settimane Legambiente è stata molto presente sui giornali per la battaglia contro la Tibre. I cosiddetti “poteri forti” hanno perso… o tra qualche anno faranno l’autostrada Modena-Lucca che taglierà fuori la nostra provincia?
Ringrazio Parmadaily e gli altri giornali online che hanno dato spazio al pensiero ambientalista e, non dimentichiamolo, degli amministratori e dei cittadini di quei territori su cui incombe la Tibre.
I sostenitori dell’autostrada sostengono spesso, come elemento di valore, che è un progetto del 1974. Ma io penso che, così dicendo, ci vogliono riportare all’età della televisione in bianco e nero, come era appunto nel ’74. Oggi abbiamo internet, i telefonini, le stampanti in 3D. Questo è il modello di sviluppo per il futuro, non più il cemento e l’asfalto, non più i progetti degli anni Settanta.
La Food Valley è un brand che può vincere la sfida del futuro solo se avrà cura di preservare e valorizzare l’ambiente naturale, anche quello piatto del “Mondo piccolo” di Guareschi. Spero che politici, industriali (quelli del food soprattutto, ma non solo) e gli altri settori produttivi ci riflettano sopra.
Sulla raccolta differenziata porta a porta il Comune di Parma sta pagando un prezzo politico, a mio avviso, altissimo in termini di consenso. Voi difendete questa modalità di raccolta. Per ottenere qualche percentuale di materiale recuperato in più rispetto alla raccolta differenziata con i cassonetti (tra l’altro svuotando l’inceneritore per bruciare a Parma i rifiuti di Reggio Emilia) perchè vale la pena la pena mettere su tutto questo sistema di raccolta, di orari, di abbandono per strada dei rifiuti?
C’è una novità, recente, di cui finora a Parma si è parlato poco: è la nuova legge regionale sui rifiuti, una legge all’avanguardia italiana che premia chi riduce i rifiuti residui (quelli del bidoncino grigio per intenderci), fissa la quota minima di raccolta differenziata al 72% e si prefigge la dismissione graduale degli inceneritori.
Tutte le città emiliano-romagnole dovranno adeguarsi e, in questa ottica Parma è la punta avanzata, grazie alla volontà della giunta Pizzarotti e, in particolare, alle competenze dell’assessore Folli.
La raccolta domiciliare spinta è l’unico sistema che permette di raggiungere questi obiettivi.
Poi ci possono essere varie modalità di attuarla, non esiste una versione unica, e si possono applicare accorgimenti diversi da quelli in essere attualmente. Insomma, se ne può discutere. Il problema è che sui rifiuti a Parma non si fa una discussione ma una guerra di religione, peraltro specularmente inversa a quella fatta contro l’inceneritore, e questo non aiuta una crescita culturale e la risoluzione di ciò che non va.
Che giudizio esprimi, complessivamente, sull’operato dell’Amministrazione Pizzarotti?
Sulle tematiche ambientali il giudizio è contraddittorio: l’Amministrazione Comunale opera bene in alcuni settori ma non c’è quell’impronta che segna la discontinuità e una nuova via, com’era nei programmi e nelle aspettative generate dal Movimento 5 Stelle.
Secondo te quali saranno le grandi battaglie ambientaliste dei prossimi anni a Parma?
I cambiamenti climatici impongono di ridurre le emissioni di gas serra.
A prescindere da ciò che si deciderà alla Cop 21 di Parigi in dicembre, per i Paesi e le città la sfida futura è questa. Ecco, Parma ha tutti gli elementi per divenire una smart city, o meglio una green town, e mi piacerebbe che la politica raccogliesse questa sfida che vuol dire come primo punto azzerare il consumo di suolo rivedendo le previsioni smodate del Psc, comprese quelle già concesse nel Poc (anche se sarà dura, visto il pregresso di quanto già introitato sulle aree edificabili dal Comune all’epoca del sindaco Vignali) e cominciando a demolire i ruderi di palazzi vuoti per rinaturalizzare.
E poi efficientare i consumi energetici, ridurre i rifiuti, aumentare il verde e i servizi correlati per i bambini, agevolare la mobilità dolce, far vivere il centro pedonale come insegnano i T-days bolognesi, e infine, come dicevo prima, valorizzare il legame della città con la food valley, con percorsi turistici di visita al territorio e alle attività produttive. In pratica fare tutto l’anno ciò che si fa in due week-end di festival del prosciutto.
Ma per essere attrattivi occorre valorizzare il lato bello e suadente dell’agroalimentare, quello strettamente legato alla natura e alla preservazione della biodiversità. In una parola cambiare idea sul modello di sviluppo.
Andrea Marsiletti