INTERVISTA – Giorgio Lovili: “Mai come oggi per vincere a Parma servono la caratura del candidato sindaco e la chiarezza del programma”

SMA MODENA
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Giorgio Lovili è stato consigliere comunale di Fidenza e capogruppo DC negli anni ’70/’80, ha contribuito a iniziare l’alleanza di centro sinistra in Comune nella sindacatura Tedeschi. Professionalmente ha svolto la propria carriera come Segretario Generale di molti Comuni e Province in varie parti d’Italia (Salsomaggiore, Montecatini, L’Aquila, Cremona). Come Revisore degli Enti Locali ha potuto conoscere da vicino la situazione del Comune di Parma dell’Amministrazione Pizzarotti negli anni del suo primo mandato. Attualmente è sempre impegnato nella PA come componente di Organismi di vigilanza e di valutazione.

Lui dice di non essere mai guarito dal “virus” della politica che segue come osservatore disincantato (ma non troppo). Lo abbiamo intervistato.

Da esperto osservatore della politica quale sei, che opinione ti sei fatto sullo scenario cittadino in vista delle prossime elezioni comunali?

Credo di non essere originale dicendo che c’è ancora molta confusione. In particolare nel centro-sinistra (versione governo nazionale) sia per ciò che potranno fare nella “parte” Pizzarotti e gli esponenti di “Effetto Parma”, insieme o disgiunti al PD. Mentre ritengo che non ci sono segnali di chiarezza nemmeno dal centro-destra, soprattutto sulle ipotesi di alleanze e di candidature autorevoli che possano caratterizzare questo schieramento. Si dice che, in fondo, è ancora troppo presto ed è una considerazione vera anche perchè non bisogna dimenticare che siamo in una situazione particolare dovuta all’impossibilità di candidatura del sindaco uscente per il compimento dei due mandati. Sappiamo che i periodi di transizione sono i più idonei per i cambiamenti di alleanze e di amministrazione; ciò determina l’importanza e la particolare delicatezza delle candidature a sindaco.

Il terzo polo (centristra-riformatore) credi che si presenterà alle comunali di Parma?

Anche per il “terzo polo” è un’occasione unica. Va dato atto che i suoi componenti si danno da tempo molto da fare. Vuoi per farsi conoscere come esponenti di forze politiche di nuova formazione (Italia Viva, Azione) e vuoi come continuazione di esperienze politiche fortemente mutate nel corso della storia locale e nazionale (ex PSI) e in attesa di nuovo consenso. Se è quindi giusta l’ambizione di costituire quel “quid” di novità in questo momento di “transizione”, credo che ci sia bisogno di un necessario realismo e cioè di avere consapevolezza di voler far parte di una coalizione che vuole essere vincente. E’ quindi fondamentale, in un’ipotesi di coalizione di centro sinistra, chiarire il ruolo che “ il terzo polo” voglia giocare con il PD. Diciamo la verità: la ventilata ipotesi di costituire il “primo polo” prescindendo dal PD mi sembra francamente irrealistica. E ciò, ancor più, dopo la recentissima presentazione della candidatura a Sindaco di Dario Costi che, tra l’altro, sembra aver scompaginato proprio gli assetti dell’originario “terzo polo”.

Se fossi il segretario cittadino del Pd che mosse faresti?

Non so se sia più appropriato chiamare in causa il livello cittadino (a cui senz’altro spetta la competenza territoriale) o quello provinciale del PD. Credo però che l’uno non possa prescindere dall’altro. Mi sento di osservare un aspetto, e cioè che il PD parmigiano risente molto dell’influenza dell’azione politica nonchè della costante presenza di Stefano Bonaccini. All’inizio, e cioè dopo la fuoriuscita di Pizzarotti dal M5S, quella del Presidente della Regione è stata una presenza “strategica” perchè finalizzata a identificare quel che restava di quel movimento (e cioè “Effetto Parma”) come forza di governo utile per la crescita del ruolo di Parma all’interno dello sviluppo regionale. C’è da domandarsi, però, se tale strategia e’ risultata efficace dopo il primo mandato di Pizzarotti, e cioè fino ad oggi, quando obiettivamente si era esaurita la sua carica di novità. Ma basta tutto ciò per proporre una linea politica attrattiva e avere come dialogante e possibile alleato la componente di “Effetto Parma”(richiamo in proposito le dichiarazioni di chiusura dell’assessore Casa)? La risposta potrebbe venire dalla recentissima posizione pubblica del PD cittadino che invita se stesso a “promuovere” una propria candidatura auspicando di essere il “perno della coalizione” che dovrebbe formarsi dal dialogo con “Effetto Parma” e con le forze politiche civiche civiche e progressiste (penso che debba leggersi il cosiddetto” terzo polo”).

Va detto però che tutto ciò mi sembra una sorta di “minimo sindacale” da parte di un partito come il PD che vorrebbe risollevare le proprie azioni per tornare ad esprimere un sindaco al Comune di Parma,

I fatti diranno prestissimo se la posizione del PD cittadino costituirà il primo passo verso l’elaborazione di una linea che obiettivamente costituisca solo un inizio di una nuova azione politica volta a creare le condizioni per costruire “una Parma protagonista” e non servirà a mettere la “sordina “ai noti personalismi che hanno caratterizzato, in negativo, finora il PD cittadino .

C’e bisogno, credo, di dare alla linea politica un respiro più ampio affinché la città di Parma possa essere “perno “ di una crescita complessiva; in sintesi creare un vero “effetto Parma” che sappia dare un’immagine ottimistica e credibile per il futuro.

In sostanza credo che il valore aggiunto e quindi potrebbero essere decisivi ai fini del risultato delle elezioni potrebbero essere i progetti per Parma (e per la sua provincia) all’interno del PNRR in quanto rappresentano il futuro.

Questo aspetto potrebbe essere decisivo per mobilitare anche quelle forze economiche e culturali tuttora inespresse o non valorizzate.

Provo a dirla con una battuta un po’ articolata.

La linea politica deve essere una specie di “ossimoro” e cioè saper coniugare “visione” e” realismo”.

Una proposta di città insieme di elementi, i quali sappiano rileggere la città valorizzando la tradizione ed essere attrattivi (anzi seduttivi) in termini culturali e di immagine per le novità strutturali che vengono inserite nell’ambito dei modelli che crescono nel PNRR e che siano in grado d ingenerare nuova fiducia e credibilità nei cittadini.

Faccio, in proposito, un esempio sul tema di un nuovo Tardini. Credo che da parte di chi si candida per vincere le elezioni l’ipotesi del nuovo Tardini come restyling nel vecchio impianto possa trovare il consenso dei cittadini solo se esso costituisca un miglioramento, anche in senso estetico, della struttura attuale, se il progetto aggiunge servizi necessari alla città, non complica ma facilità la mobilità e la fruibilità dei cittadini e si inserisca urbanisticamente nella città senza violazioni del contesto urbanistico. Altrimenti meglio sarebbe meglio costruire un nuovo impianto fuori da contesso urbanistico della città.

Anche su questo intervento dovrà aver rilievo quel modello di città che può essere costruito con l’applicazione del PNRR.

Quante chance ha il centrodestra di Parma di vincere le elezioni?

Se pensiamo (novità assoluta ma, a mio parere, in senso negativo) che, allo stato attuale, il centro destra ha l’intera rappresentanza politica parlamentare della provincia, si potrebbe dire che le possibilità di vittoria di un candidato di centro – destra siano molto alte. Ma credo che non sia così. Mai come ora risultano determinante la “caratura” del candidato a sindaco e la chiarezza delle condizioni programmatiche di un’alleanza che si presenti ai cittadini per candidarsi a vincere le elezioni di Parma. Mi azzardo a dire che, qualora l’ipotetica alleanza di centro-destra si limitasse a puntare l’obiettivo politico sui temi della sicurezza, facendo credere che Parma sia una città insicura e fragile, non potrà vincere le prossime elezioni di Parma. Credo infatti che i cittadini Parma abbiano superato i livelli di incertezza che hanno caratterizzato il passato all’epoca degli allarmi proclamati dal Movimento Cinque Stelle che sono poi risultati vincenti. Oggi, per convincere i cittadini di Parma a votare il candidato di centro destra, ci vuole molto di più! Ma ciò vale anche per il centro-sinistra.

Conosci Renzi da tempo. Pensi riuscirà a darsi una nuova vita dopo qualche anno di successi parlamentari (vedi vittorie nelle cadute dei governi Conte e insediamento Draghi) ma di scarso feeling con gli elettori?

Nonostante conosca personalmente Matteo da tanto tempo, e precisamente da prima che diventasse Presidente della Provincia di Firenze, mi sento inadeguato a parlare di lui riguardo al suo futuro politico in quanto guardo a lui come indiscutibile “leader” politico nazionale.

Mi limiterò a dire due cose: senza di lui è difficile pensare a una politica veramente innovativa. Matteo garantisce quei “cambi di passo” necessari per evitare pericolosi rischi di stagnazione politica spesso dovuti alla consuetudine e al politically correct” insensibili alle esigenze politico sociali degli Italiani.
Con lui, e nonostante lui, il partito di Italia Viva non è ancora decollato. Il rischio effettivo è di avere un “leader” senza un vero partito. Per giunta con scarse attitudini al creare alleanze stabili.

Andrea Marsiletti