INTERVISTA – Giovanni Capece: “Andrea Borri non condividerebbe la mia candidatura con la Lega ma neppure la politica culturale di Guerra”

Giovanni Capece

Giovanni Capece, già democristiano e collaboratore dell’on. Andrea Borri, poi esponente dei Democratici di Romano Prodi e della Margherita, oggi è candidato per la Lega alle comunali di Parma a sostegno di Pietro Vignali. Lo abbiamo intervistato.

La tua storia politica non è mai stata quella di un leghista. Perchè ti candidi per il consiglio comunale di Parma per la Lega?

Perché intendo la politica come strumento per migliorare la qualità della vita delle persone. E’ quello che ho cercato di fare come rappresentante degli studenti, come volontario e, nel mio piccolo, come politico. Da quindici anni faccio l’imprenditore e subisco il distacco tra la politica ed i bisogni reali del sistema Paese. Un distacco che la Lega cerca di mitigare, non lo ha eliminato ma mitigato sì. I provvedimenti che la Lega ha difeso sono stati ossigeno per superare momenti difficili, che non sono terminati. Ecco, l’impegno con la Lega è un modo per ringraziare e per testimoniare un’adesione a un modo concreto di essere vicino ai bisogni delle piccole imprese e dei suoi dipendenti.

Pensi che Andrea Borri, di cui sei stato un collaboratore, avrebbe condiviso la tua scelta di campo?

Non credo condividerebbe questa adesione ma al tempo stesso non avrebbe condiviso la politica culturale della Giunta Pizzarotti e del suo assessore Guerra e ciò che è diventato il Teatro Regio. Andrea Borri è stato uno strenuo difensore dell’autonomia culturale parmigiana e del ruolo che Verdi ha nel panorama culturale internazionale. Mi sia consentita una riflessione: nel periodo che ho trascorso con lui alla Commissione sui Servizi Radiotelevisivi era frequente ritrovarsi la sera con il gruppo dei suoi amici. In quel periodo Gianni Goria, che a Roma abitava nell’appartamento sopra Andrea Borri, aveva nel suo staff un collaboratore che si chiamava Guido Crosetto. Lui ha fondato FdI, io , nel mio piccolo, sono con la Lega… è la diaspora democristiana.

Come vedi Vignali? Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza?

Pietro Vignali è l’unico candidato che il giorno dopo l’elezione può fare ripartire la città a pieno regime. Ha esperienza politica, conosce la realtà che si propone di governare, ha relazioni nazionali personali, ha una visione d’insieme completa mentre la debolezza è la narrazione che lo circonda. Il punto di debolezza è che gli viene imputato è un default economico che in realtà non c’è mai stato se non nella narrazione di un commissario prefettizio che non aveva una particolare affinità con i bilanci.
Certo se hai il mutuo per costruire la casa e ti contestano di avere centomila euro di debiti e non considerano che lo hai usato per realizzare una casa che ne vale trecentomila allora siamo tutti in default, ecco, il commissario ha considerato il debito ma non il capitale. Questo è il vero punto debole di Vignali su cui dovrebbe concentrare i suoi sforzi per rassicurare l’elettore parmigiano.

Qual è la differenza tra il civismo di Vignali e quello di Ubaldi?

Dovremmo ricordarci tutti che Vignali è il candidato che ha voluto Ubaldi come suo sostituto al posto della Guarnieri, dunque al tempo doveva essere una continuità che si è infranta nell’idea di un ex sindaco di poter continuare a tracciare la linea. In questi casi avviene sempre una frattura perché è nella dimensione umana volere trovare un proprio spazio di autonomia. Per me oggi il civismo di Vignali e quello di Ubaldi sono perfettamente uguali nel volere mettere al centro la città, magari Elvio aveva una visione più ducale ma la centralità di Parma rispetto a tutto il resto è la più evidente. Sono più perplesso nel civismo di Guerra e di qualche altro candidato perché se sei asservito alle scelte di un soggetto esterno, come è Guerra con Bonaccini, o se stai coltivando il tuo civismo per rivendicare un spazio politico di prospettiva allora non è civismo ma opportunismo.

Su quali temi in particolare ti impegnerai in caso di elezione in consiglio comunale?

Io metto a disposizione un’esperienza, quella di chi ha fatto politica nelle amministrazioni locali e di chi conosce dall’interno i palazzi romani. Dal tono della campagna elettorale credo che Parma abbia bisogno di attenzione anche sul piano strategico, valutando le prospettiva della città e le necessità con una visione ampia dove non siano le istanze della parte che deve subire il disagio a definire asetticamente le priorità. Parma ha bisogno di infrastrutture, la politica deve assicurane la realizzazione mitigando nel modo migliore possibile i disagi di chi li subisce ma non può rinunciarvi.

Ecco metto a disposizione la mia esperienza per confrontarmi costantemente con i cittadini di Parma sull’idea di città del futuro che abbiamo e su cosa fare per concretizzarla. Posso dire una cosa che non ho mai detto: nel periodo romano, quando ero capo segreteria del Vice Presidente della Camera per Parma avevamo ottenuto, tra le altre cose, la Caserma di Vigili del Fuoco per l’aeroporto, il finanziamento dell’Asolana nel tratto San Polo – Colorno, il commissariamento ed il completamento del ponte sul Taro, il completamento della tangenziale di Fidenza… insomma, con la concretezza qualcosa si può fare, con la presunta coerenza, invece, si rischia di stare fermi ai blocchi di partenza tutta la vita.

Andrea Marsiletti

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