L’egemonia culturale dei no cargo e la vittoria delle avanguardie (di Andrea Marsiletti)

Se fossi un insegnante citerei il no unanime all’aeroporto cargo di tutti i candidati sindaco di Parma, ripetuto a voce e con le alzate di mano, per spiegare agli studenti il concetto di egemonia culturale di Antonio Gramsci.

Per il padre del comunismo italiano la strada era sempre quella della rivoluzione, ci mancherebbe altro, dello scontro violento di classe per la conquista del potere. Tuttavia questa “guerra di movimento“, la rivoluzione per l’appunto, doveva essere preceduta dalla “guerra di posizione“, cioè dalla conquista dell’egemonia culturale, attirando al proletariato la classe degli intellettuali tradizionali e formando tra le proprie file i cosiddetti “intellettuali organici”. Gli intellettuali organici, che diventano poi dirigenti politici, vivono in mezzo al popolo di cui assorbono, comprendono e giustificano le passioni elementari, e attraverso la persuasione razionale e l’influenza sentimentale, determinano il suo modo di vivere e la formazione dell’opinione pubblica.

L’egemonia culturale imposta dal Comitato No Cargo è dimostrata dall’assenza oggi a Parma di una voce a favore dei cargo, con l’eccezione, paradossale, del media per eccellenza della città, la Gazzetta di Parma. Un risultato che è ancora più significativo perchè ottenuto da uno sparuto numero di famiglie di Baganzola (cresciuto nel tempo pur rimanendo minoranza in città) che è riuscito a prevalere nonostante una disparità di mezzi economici e informativi clamorosa.

E qui viene fuori un altro concetto importante, quello leninista del ruolo delle avanguardie del partito, ovvero di minoranze coscienti e organizzate che conquistano il potere e impongono alla maggioranza imbelle, apatica e abitudinaria la dittatura del proletariato, senza la borghesia, contro la borghesia.

Davvero un caso di scuola!

Sperando di non essere messo all’indice come un traditore o un controrivoluzionario, nel finale mi si lasci spezzare una lancia a favore dei padroni, dell’UPI, oggi additati da più parti come i nemici del popolo per il loro sostegno al progetto dell’aeroporto cargo. Sfugge che non ci fossero stati gli industriali di Parma a ripianare per anni e anni con i loro soldi le perdite dell’aeroporto Verdi, oggi non saremmo qui ad alzare delle mani contro i cargo o a parlare di “valorizzazione dello scalo passeggeri”, perchè Parma non avrebbe più l’aeroporto.

Ma queste sono sfumature che non interessano al pensiero egemonico.

Del resto, come diceva Stalin,”quando si tagliano le teste non si bada ai capelli“.

Andrea Marsiletti

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