
Intervista a Giovanni Capace, attento osservatore della politica, nel recente passato è stato molto vicino all’ex Presidente della Provincia Andrea Borri, esponente della Margherita e collaboratore parlamentare.
Che campagna stai vedendo a livello nazionale?
Ho l’impressione che emergano poco i temi centrali del Paese a favore di una campagna molto incentrata a esorcizzare il “nemico” con una rincorsa a chi “offre” di più!
In questo momento lo scontro vero è tutto teso a convincere gli indecisi. L’elettorato italiano è, in realtà, molto statico: una parte di centro destra, una parte di centro sinistra e poi ci sono quelli che sono esasperati dal sistema che una volta si “sfogavano” in modi differenti ed oggi scelgono in gran parte il M5S. Alle elezioni passate si sono astenuti gli elettori di centro destra, questa volta mi pare tocchi a quelli di centro sinistra. Le mosse mi sembrano finalizzate a ingaggiare gli indecisi del proprio schieramento. I temi programmatici sono utilizzati come “becchime per i polli” senza rendersi conto che i loro effetti radicalizzano le posizioni: chi è pregiudizialmente a favore se ne fa vanto, chi, invece, li ha sempre contrastati amplifica il senso del ridicolo che percepisce nella campagna avversaria. Per esempio il PD ha già “capitalizzato” il proprio elettorato sui temi delle unioni civili o del fine vita; riproporli come temi elettorali serve solo a “innervosire” quel mondo cattolico che si è opposto e che magari sarebbe anche orientato a votare centrosinistra.
E a livello locale?
Il livello locale può giocare un po’ di più sulle persone, anche se il sistema elettorale impedisce una maggiore mobilità del voto. Devo riconoscere che i parlamentari uscenti hanno lavorato bene e, con un sistema diverso, avrebbero potuto valorizzare almeno una parte del risultato mentre adesso, con la necessità di ogni partito di capitalizzare il proprio voto per il proporzionale, sarà più difficile. D’altra parte il consenso personale è, in massima parte, all’interno della propria area politica di appartenenza e si manifesta più sotto forma di preferenza in un sistema che le prevede. Ricordiamo che sono elezioni politiche e non amministrative!
Chi credi la spunterà nei quattro collegi uninominali della nostra provincia, alcuni dei quali i sondaggi accreditano come molto equilibrati?
Pagliari mi pare essere in una situazione di assoluta tranquillità. È stato il principale referente di Governo per la provincia, ottenendo risultati, e il collegamento con il territorio reggiano lo mette in ulteriore sicurezza.
La Annibali, al di là della lealtà che sta mostrando la Maestri, sconterà il fatto di avere “occupato” il posto di un parlamentare che ha fatto il suo dovere. Bisogna inoltre considerare che Parma non si sente in debito con lei ma eventualmente il contrario. Diciamo che sarebbe stato di maggiore riconoscenza candidare a Pesaro chi l’ha accudita e curata! Alla fine, però, mi pare che potrà contare sul sostegno di parte del mondo che fa riferimento al sindaco Pizzarotti. Vedo pertanto una corsa in salita per la Cavandoli.
Romanini avrà vita dura con Tombolato e, nonostante il buon lavoro che ha fatto, pagherà il prezzo della divisione della sinistra. Bisogna anche dire che alle prime elezioni con il maggioritario, nel 1994, il collegio in cui è candidato – anche se adesso implementato dalla pedemontana e dalla montagna Est – era già andato al centro destra con la Martinelli, la volta successiva era stato vinto dal centro sinistra, con Petrini, principalmente perché la Lega non era alleata con la Casa delle Libertà.
Il collegio senatoriale condiviso con Piacenza andrà certamente al centro destra. In ogni caso il candidato non sarebbe di Parma!
Il valore aggiunto, però, potrà essere nel proporzionale con la possibilità di eleggere il quarto parlamentare di Parma.
Tu sei in campo in questa campagna elettorale? Per chi?
Io sono tornato un nostalgico della prima Repubblica, quando si poteva scegliere il proprio candidato. Oggi l’unico candidato che so di poter scegliere, sostenendolo, è Francesca Gambarini; un’amica candidata in Forza Italia alla Camera dei Deputati nella lista proporzionale che, grazie all’attuale meccanismo elettorale, ha una seria possibilità di essere eletta.
Non si tratta solo di amicizia personale. Ritengo infatti che avere una parlamentare che ha relazioni nazionali, determinazione e capacità per impegnarsi per il proprio territorio in quella che presumibilmente sarà la maggioranza di Governo del Paese è un’opportunità per la nostra provincia che non possiamo farci sfuggire.
In questa scelta, però, ritrovo anche le mie radici. A chi mi dice che non posso votare per Berlusconi rispondo che io guardo oltre la persona e trovo in questa scelta il modo più concreto per essere ancorato alla tradizione del Partito Popolare Europeo. Credo che sia arrivato il momento di tornare a ragionare di politica in un respiro che superi i personalismi, che inevitabilmente finiscono con la vita politica di un persona, per tornare a riconoscere i propri valori di fondo che vanno oltre i singoli individui.
Pizzarotti ha fatto bene a rimanere fermo in queste elezioni politiche?
Non credo che con l’attuale sistema elettorale Pizzarotti avrebbe avuto molte opportunità di successo se non quella di bruciare sul nascere la nuova creatura nazionale. Pizzarotti è politicamente una contraddizione poiché è un sindaco alternativo al PD che ha nel PD il suo sbocco naturale. Prendere tempo sarà per lui l’occasione per definire meglio la collocazione del movimento di cui è portavoce.
Per il suo futuro resta la variabile dei tempi della politica che si sono notevolmente ristretti, oggi si può comparire o scomparire con una velocità impressionante. AM