
Da metà Giugno l’OMS ha depennato la transessualità dall’elenco delle malattie mentali e precisamente l’incongruenza di genere non è più considerata un disordine mentale, ma è stata inserita in un nuovo capitolo delle condizioni di salute sessuale, questo per garantire le cure sanitarie necessarie per chi fa questo percorso.
E’ stato un passo storico che giunge a circa 30 anni da quando l’OMS tolse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, aiutando , così . gli omosessuali a sottrarsi da quello stigma sociale che per tanti decenni li aveva relegati tra i cittadini “malati”. La decisione dell’OMS e’ stata accolta con gioia dalle organizzazioni che da anni si impegnano per i diritti dei transessuali e per tali ragioni abbiamo incontrato Rosario Cavaliere che da poco ha iniziato il percorso che lo porterà ad un adeguamento dell’identità di genere.
Per iniziare ci racconta in breve la sua storia?
Da quando avevo 13 anni ho la consapevolezza di essere nato in un corpo sbagliato, che non rispecchia quello che sono internamente. Oggi che ho 50 anni sono tornato a vivere perché potrò seguire un percorso che mi aiuterà a non sentirmi un extraterrestre. Infatti quando ero più giovane mi piacevano le ragazze e questo mi faceva pensare di essere lesbica; poi ho capito che volevo diventare un ragazzo a tutti gli effetti e non avere più un corpo da donna. Ho attraversato anni bruttissimi e ora che i tempi sono cambiati sono tornato a nuova vita.
Ci aiuti a far chiarezza tra disforia di genere e transgender.
La disforia e’ la parola opposta dell’euforia, quindi chi la vive ha mancanza di felicità e di equilibrio. Transgender e’ colui che vive in un corpo nel quale non si riconosce, che non corrisponde all’idea che ha di se.
Quali sono i primi passi del percorso per l’adeguamento dell’identità di genere?
Per prima cosa occorre avere una diagnosi sicura di disforia di genere perché potrebbe, invece, trattarsi solo di uno stato confusionale o depressivo. Dopo avere accertato la disforia di genere si fa un percorso psicologico con professionisti che abitualmente trattano tali temi. Poi si inizia una terapia ormonale data da un endocrinologo e si continua col percorso psicologico . Infine ci sono una serie di interventi chirurgici molto importanti e delicati.
Ha avuto difficoltà a fare accettare il suo percorso a famigliari ad amici e a colleghi?
Io sono stato fortunato perché i miei famigliari vedendomi stare male in un corpo femminile hanno capito che per il mio bene dovevano accettare tali cambiamenti. Con i colleghi e gli amici il rapporto ha avuto un salto di qualità perché da quando conoscono le mie intenzioni e i miei progetti c’è stata un’ apertura reciproca.
Chi si avvicina ai trans e al loro mondo incontra alcune difficoltà nel rapportarsi; la prima e’ quella di carattere linguistico, cioè non si sa se usare il maschile o il femminile… come si deve fare?
Bisogna fare come fanno i bambini e cioè se si vede una persona con un corpo femminile si usa il “lei”, viceversa se si vede una persona dall’aspetto maschile si usano gli articoli maschili . Occorre avere sensibilità e un pizzico di intelligenza.
Come si può contrastare il fenomeno del bullismo e della violenza verso i transgender?
Occorre che si torni ad insegnare educazione civica nelle scuole, a far cultura dell’accettazione e del rispetto; purtroppo i bulli ci sono sempre stati.
Quanto le e’ stato di aiuto il MIT (Movimento di Identità Transessuale) e quanto e’ utile per chi voglia iniziare tale percorso?
Per me e’ stato importantissimo, direi vitale. E’ stato un luogo dove essere me stesso, per essere aiutato, capito e accompagnato… così l’extraterrestre ha ritrovato la navicella madre che lo guida e lo protegge. Mi è stato anche d’aiuto internet per avere le prime informazioni e per capire che non ero solo al mondo.
A Parma c’è un gruppo denominatosi “Trans in Progress”, quali sono le vostre attività e i vostri progetti futuri?
Il nostro e’ un gruppo di mutuo aiuto… dove persone che si trovano in fasi diverse del percorso si ascoltano e si danno una mano. E’ un gruppo protetto dove ci si può esprimere liberamente e si organizzano tante attività durante tutto l’anno, in primis il transgender day il 20 novembre.
Le e’ piaciuto il programma televisivo condotto da Sabrina Ferilli intitolato “Questione di Genere”?
A me e’ piaciuto molto anche se è stato posto troppo l’accento sul dolore che c’è nella nostra vita; avrei messo in evidenza anche il piacere e le cose belle.
Nel ringraziare Rosario Cavaliere per la sua disponibilità c’è da fare la considerazione che occorre, ancora, fare molta strada per il riconoscimento sociale dell’identità transessuale e serve dare un forte sostegno alle persone che intraprendono tale strada. Cogliamo, tale modifica adottata dall’OMS, come una pietra migliore lungo tale cammino di emancipazione ed è chiesto a tutti noi di avere più comprensione e di essere meglio informati.
Raffaele Crispo (Voce di Parma)