
02/05/2011
Dopo aver vissuto la veglia (leggi), Edoardo Malvenuti ci racconta il giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II nella sua città di Cracovia in Polonia.
Non è bastata la pioggia. Né il Santuario gremito già da mattina presto.
La celebrazione aveva qualcosa di unico. Una reliquia del Beato Giovanni Paolo II, l’unica al di fuori delle mura vaticane: un’ampolla del sangue di Wojtyla che circa 150.000 fedeli hanno venerato durante la giornata.
Sette megaschermi attorno alla chiesa della Divina Misericordia trasmettevano le immagini in diretta da piazza San Pietro dove Benedetto XVI, amico intimo di Karol Wojtyla, lo proclamava Beato. «Fu un gigante di Dio», dice il pontefice al milione e mezzo di fedeli di Roma, ma, per i polacchi raccolti a Lagiewniki, Karol era uno di loro. Un rivoluzionario per la storia di questo paese, per molti già santo.
Le celebrazioni nel Santuario dedicato a suor Faustina Kowalska, beatificata da Giovanni Paolo nel 2000, erano cominciate già sabato sera con una commossa ma composta veglia di preghiera. Tanti con sgabelli e provviste per la notte, ma oggi molti di più affollano i prati attorno al maestoso campanile dominato da una croce di luce azzurra. Questa mattina ancora più giovani hanno risposto al richiamo del Papa che a loro ha dedicato una speciale attenzione. «Sono qui dalle sei del mattino», dice Katja, 28 anni, venuta da Wadowize, città natale di Wojtyla, nelle campagne di Cracovia. «L’avevo visto da bambina alla giornata mondiale della gioventù in Polonia. Oggi non potevo mancare».
Le celebrazioni cominciano alle dieci. Gli schermi trasmettono la messa di San Pietro. Le persone seguono composte: viste dall’alto sono una distesa di ombrelli e k-way colorati. Un applauso scrosciante quando Benedetto XVI pronuncia un saluto in polacco. Alle undici la diretta si interrompe. La celebrazione di Cracovia ha qualcosa di speciale ed entra nel vivo. Jan Zajac, vescovo ausiliario di Cracovia celebra una messa per presentare ai fedeli il reliquiario dorato nel quale sono conservate alcune gocce del sangue del Beato. Sangue portato in Polonia dal cardinale Stanislaw Dzwisz: una delle ultime trasfusioni di Karol Wojtyla, gravemente malato, all’ospedale Bambin Gesù di Roma. Durante la celebrazione una moltitudine di sacerdoti si confonde tra la folla per celebrare la comunione con la maggior parte dei fedeli presenti. Un rito durato quindici minuti durante il quale tutti intonavano canzoni liturgiche in polacco. Uno sciame di bandiere biancorosse si confondono con quelle gigliate vaticane. «Per noi Wojtyla non è solo un uomo di Chiesa ma un simbolo nazionale», ci dice Lukasz, cadetto dell’esercito polacco in divisa. Alla messa assistono anche il ministro della Difesa e politici della municipalità di Cracovia.
Nel pomeriggio rimangono solo i tanti fedeli, per celebrare, come ogni Primo Maggio, santa Faustina Kowalska.
Ma oggi questo giorno rimarrà per tutti quello della beatificazione di Giovanni Paolo II, per i polacchi Jan Pawel II, per tutti Karol Wojtyla.
Edoardo Malvenuti
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