“La memoria dei senza nome”. INTERVISTA al poeta parmigiano Luca Ariano

Il libro si presenta, già dalla copertina, come un libro importante: leggendo se ne ha piena conferma. Ma quanto contano la copertina e le scelte grafiche in un libro oggi? Sei soddisfatto in questo senso del lavoro?

Non spetta a me, all’autore, dire se un libro è importante o meno, quello, eventualmente, lo lascio dire ai lettori e ai critici; per me è importante nel senso che chiude una trilolgia iniziata e pensata dal 2005, 2006 e terminata, (dal punto di vista compositivo), nel 2019. Le copertine dei libri per me sono significative e devono attrarre, incuriosire ed essere ben curate. In questo senso mi vengono in mente, facendo un paragone con la musica, certe copertine di dischi del rock progressivo che erano delle vere e proprie opere d’arte. La copertina de La memoria dei senza nome è una foto bellissima di Michele Biglioli che è un fotografo molto talentuoso che, dopo aver letto il libro, mi ha proposto una serie di foto e questa era la mia preferita. Sandro Salvagno, della casa editrice Il Leggio, ha curato graficamente il tutto e sono molto soddisfatto della resa grafica, della cura dei minimi dettagli tra cui anche l’uso della carta di ottima qualità. Ringrazio anche Alberto Bertoni per la prefazione e Luigi Cannillo per la sua intervista finale. Naturalmente, il tutto non sarebbe stato pubblicato senza l’interesse e l’attenzione di Gabriela Fantato che dirige la collana e che ha creduto fin dall’inizio a questo libro e alle mie poesie.

C’era attesa diffusa su questa raccolta, almeno negli ambienti poetici cittadini, emiliani e, in un certo senso, nazionali: senti una responsabilità crescente, come poeta e autore? Oppure preferisci pensarti libero da queste tensioni e vivere la creatività come un dono da condividere?

Vivendola dall’interno non saprei dirti se c’era attesa negli ambienti poetici sull’uscita di questa raccolta, sicuramente da anni ne parlavo e leggevo poesie presenti in questo libro a varie letture e annunciavo la fine della trilogia. Il libro sarebbe dovuto uscire nel 2020 poi, a causa della Pandemia, (non ancora finita nè verso la fine, per altro) è stato rinviato al 2021/2022 ed ora, finalmente, è stato pubblicato. Sinceramente non mi sono mai posto il problema o manifestato l’ansia di dover pubblicare o uscire con una nuova raccolta o un libro. Io scrivo tanto, ma altrettanto scremo, scarto, seleziono e, solitamente, solo dopo 5 anni pubblico un nuovo testo di poesie che raccolgo di anno in anno e poi rivedo nei successivi 5 anni dopo aver comunque molto scartato, ma anche limato e riscritto. Chiedo anche spesso pareri e consigli ad amici critici e poeti che, dall’esterno, hanno un occhio diverso da me che le ho composte e sono più obiettivi e sinceri oltre che competenti.


Luca, con “La memoria dei senza nome” hai completato la trilogia, iniziata con “Ero altrove” e proseguita con “Contratto a termine”. Dove andranno i tuoi personaggi? Quale sintesi ne trai, a livello poetico?

Come ho accennato prima, ho iniziato con i personaggi oramai nello scorso decennio e sentivo che era il momento di chiudere con le loro vite perché stavo diventando ripetitivo e rischiavo di fare il verso a me stesso e alla mia scrittura. Ne La memoria dei senza nome ho eliminato una sezione perché, rileggendola anni dopo, l’ho trovata troppo vicina ad Ero altrove con situazioni già descritte che nulla aggiungevano al mio percorso. Per ora i personaggi sono “morti” letterariamente, in futuro non saprei perché non programmo mai quello che scrivo a lungo termine dato che seguo la mia ispirazione in base a tanti fattori. Sintetizzando, potrei dire che ho imparato, negli anni, a non parlare solo della mia vita, delle mie gioie e dei miei dolori, ma, attraverso le vite degli altri, a comprendere anche la nostra epoca e la realtà che ci circonda nei vari aspetti negativi e positivi e questo, credo, rimarrà nella mia scrittura fino a quando avrò la forza e la voglia di comporre versi.

Il tuo stile è ormai riconoscibile, puntuale, plasticamente efficace: quali evoluzioni prevedi nella tua scrittura e, prima, nella tua poetica?

Sono contento se il mio stile, nel tempo, è diventato riconoscibile da parte di chi legge perché, forse, sono riuscito un po’ ad affrancarmi dai miei tanti modelli poetici e maestri che mi hanno plasmato e influenzato nel concepire la poesia. Al momento non posso fare previsioni sulla direzione che prenderanno la mia poesia e la mia poetica. Posso solo dire che elementi come la Storia, il Paesaggio deturpato dall’uomo, il cambiamento climatico, le vicende umane e personali sono sempre presenti nelle mie poesie, ma in altra forma rispetto alla trilogia. Ho scritto molte liriche sulla rivoluzione tecnologica degli ultimi anni, ma non so se in futuro ne scriverò ancora e come, semplicemente seguo le emozioni e le ispirazioni che mi vengono di volta in volta dalle vicende della vita. Sicuramente la Pandemia, come per tanti, mi ha fatto vedere alcune cose con un occhio diverso, così come ho iniziato a organizzare e partecipare ad eventi on-line, cosa che prima non avevo mai fatto, grazie alla pagina di Emanuela Rizzo #iostoacasaequestaseravileggounapoesia con Alessio Zanichelli e Rita D’Annunzio, alla quale ancora collaboro e che mi ha permesso di portare sul web letture di poesie, incontri che, in quel periodo, pensavo non ci sarebbero più stati. Tutto questo è stato per me anche motivo di riflessione in versi.

Oltre ad essere poeta, collabori con editori e riviste: come fotografi il momento della poesia oggi a Parma e in Italia?

A Parma il momento poetico è di buon livello. Parma, come il resto d’Italia, nel secolo scorso ha avuto grandi poeti di livello nazionale e non solo, come: Pier Luigi Bacchini, Attilio Bertolucci, oltre ad Alberto Bevilacqua, Attilio Zanichelli, Giancarlo Conti e Gian Carlo Artoni che hanno pubblicato presso grandi editori e sono presenti in antologie e Storie della Letteratura. Oggi il panorama, come dicevo, vede tanti bravi poeti e ne sono testimonianza le antologie che sono uscite negli ultimi anni mentre un altro repertorio poetico dovrebbe uscire entro quest’anno. Citarli tutti sarebbe impossibile, ma poeti come Antonio Riccardi (anche se ormai milanese di adozione da anni), Emilio Zucchi, Maria Pia Quintavalla e Giancarlo Baroni sono conosciuti e stimati anche fuori Parma. Tanti sono i poeti che apprezzo e di livello: Alberto Manzoli, Daniele Beghè, Michele Miccia, Mauro De Maria, Guido Cavalli, Antonia Gaita, Max Mazzoli, Alberto Padovani, Paolo Zanardi, Alma Saporito, Adriano Enghelbrecht, ma l’elenco sarebbe ben più lungo, questi nominati sono poeti che sono noti anche fuori Parma e che, quando mi capita di partecipare ad eventi in varie parti d’Italia vengono citati essendo stimati in ambito letterario, ma mi auguro che anche altri possano essere apprezzati fuori Parma come meritano. Sicuramente ho dimenticato di nominare qualcuno perché sono tanti i bravi poeti. Tutto questo per dire come in una realtà piccola come Parma, vi siano numerosi bravi poeti di livello nazionale, molto più che in altre città di provincia della stessa dimensione o anche più grandi. In Italia la situazione poetica contemporanea è in buona salute, c’è un’iperproduzione e non sempre è facile districarsi e conoscere i grandi poeti. Mancano tuttora le vette novecentesche del passato, ma il panorama è sicuramente migliore della narrativa e solo il tempo dirà cosa rimarrà e chi diventerà un classico del nuovo secolo.

Hai già qualcosa di elaborabile in cantiere? Se sì, cosa puoi anticipare ai lettori di Parmadaily?

L.A.: Da poco è uscito il mio libro e, appena la pandemia lo consentirà, lo presenterò a Parma e fuori Parma: Milano, Roma, Napoli, Bologna, Venezia e poi si vedrà. Sono in uscita miei testi in un’antologia, così come dovrebbero uscire gli Atti del Convegno del 2018 su Bacchini da me curato, così come degli inediti di Attilio Zanichelli con una mia postfazione e quel repertorio di poesia parmigiana per il quale ho scritto alcune schede. Prosegue il mio impegno per la collana PoesiaLab di Bertoni Editore che vedrà pubblicati poeti italiani e stranieri. Non voglio svelare altro. Grazie per questa intervista e per le stimolanti domande. PrD


***


Appena scavalli quel ponte
già ti senti in un’altra terra:
nato… cresciuto e loro ancora lì.
Cosa fai su quelle colline?
Ragazzo ti immaginavi
in un romanzo di Fenoglio:
cosa rimasto di quei volti?
Frasi brancicate
di chi mai andò oltre il fiume.
Cosa resterà dei vigneti?
Forse solo fossili e il vino
avrà un altro sapore, altri climi,
nuove terre da salvare.
Per te preistoria quelle sagre
eppure a tavola senti il vuoto:
non ti scalderà il suo giubbino
in questo autunno che bara…
Gioca a fare l’estate e tu corri
sotto un altro ponte, resti romani
e il suo sorriso cela tagli sulla pelle:
nulla puoi curare ma forse fingere
che il tempo sia una nuova epoca.

***


Arriverà un vento balcanico
a portare gelo… neve:
così il Meteo delinea
nuove catastrofi,
per te disabituato alle stagioni.
Ogni scusa per fuggire
in quel bar quasi clandestino
– tisane detox di moda –
e nei jeans voglia di far l’amore
come dopo un corteggiamento:
pochi giorni paiono eterni.
Accanto un monastero secolare:
qualcuno ricorda sirene…
le fughe e le bombe sulla città,
le corse verso i rifugi.
Non pensavi di rivedere piazze piene,
anccora pochi, troppi capelli bianchi:
spianeranno fontane, palazzi modernisti
e al posto di quel roccocò
scintillanti grattacieli vitrei.
Non c’è tempo per voltare il capo,
per pregare defunti ma ricostruirano tessuti,
cyborg al vostro posto.


da Le memoria dei senza nome, Il Leggio Editore, 2021.

lombatti_mar24