La serie A riparte. Quanto inciderà la crisi economica sulle società? INTERVISTA a Luca Carra, amministratore delegato del Parma

The show must go on per alcuni, ma non per tutti: se tante federazioni sportive hanno deciso di non far ripartire i campionati, dal basket al volley, per fare solo due esempi di discipline molto seguite in Italia, così non è stato per il calcio. Tanti, troppi gli interessi economici. E le squadre, tutte, chi più chi meno, dovranno fare i conti con la crisi economica.

Non a caso, ieri è stato approvato il fondo “salvacalcio”: 21 milioni 700 mila euro che privilegerà le fasce più deboli del movimento cioè la serie B, la Lega Pro e i campionati dilettanti.

È una situazione senza precedenti che probabilmente avrà ripercussioni anche nei prossimi anni e forse spingerà a rivedere i valori del calcio italiano ed europeo (almeno).

Dal 18 maggio sono ripresi dunque gli allenamenti e il 20 giugno riparte ufficialmente il campionato di calcio di serie A maschile, il campionato femminile invece si ferma. Il Parma riparte con 35 punti, 13 match da disputare (c’è il recupero con il Torino) e 39 punti in palio.

Abbiamo intervistato Luca Carra, amministratore delegato Parma Calcio 1913, per capire l’impatto che il lockdown ha avuto a livello economico, ma non solo.

Molte federazioni sportive hanno scelto di chiudere i campionati, nel calcio ci sono troppi interessi economici per farlo?

È giusto che il calcio, che non è solo sport, ma è anche “un’impresa”, possa riprendere le proprie attività, così come hanno fatto le altre aziende. E lo facciamo con grandi sacrifici e purtroppo senza tifosi. Per questo c’è stato l’impegno di tutti, a partire dalla Fifa, dalla Uefa e da tutte le federazioni. Si è fatto il possibile per cercare di portare a termine regolarmente le stagioni. Naturalmente dopo aver fatto tutte le valutazioni sui numeri attuali dei contagi e considerando che la pressione sul sistema sanitario per fortuna è diminuita molto.

Quale è stato l’impatto economico dell’emergenza sanitaria e del lockdown per il Parma Calcio 1913?

L’impatto economico per forza di cose, come tutti, l’ha sentito anche il Parma: sospendendo le partite e con le gare a porte chiuse tutti i ricavi provenienti da ticketing e biglietteria sono venuti a mancare. Sul lato sponsor stiamo pensando di offrire cose diverse, alternative, per cercare di limitare il danno economico che anche gli sponsor hanno avuto. In particolare perché, con la chiusura delle aree hospitality, non abbiamo potuto erogare dei servizi.

Un bilancio, una quantificazione è stata fatta?

No, è presto, avremo una quantificazione definitiva del danno economico nel momento in cui avremo definito tutta la situazione sponsor e contestualmente sarà risolta la questione dei diritti tv con i licenziatari.

A Parma lo staff tecnico e la squadra si sono ridotti lo stipendio, così non è stato per tante società, vero?

Non so le altre, ma nel nostro caso posso dire che sì, tutti hanno rinunciato a una mensilità, a quella di aprile. Siamo molto grati ai nostri giocatori e allo staff, perché hanno capito la situazione provocata dal lockdown. È stato un gesto di grande responsabilità.

E gli abbonati?

Dopo Parma – Spal avevamo donato 100mila euro all’ospedale di Parma, offrendo agli abbonati la possibilità o di chiedere la restituzione del rateo del proprio abbonamento o di affiancarci e devolvere il rimborso in beneficenza: più del 90% ha aderito a questa iniziativa. È stato un segnale molto bello.

L’impatto psicologico sulla squadra del lockdown quale è stato?

È difficile da dire, certo che come per tutti stare due mesi chiusi in casa senza poter fare le normali attività un impatto ce l’ha. E ancora di più su ragazzi abituati ad allenarsi tutti i giorni. A casa facevano attività fisica per mantenersi in forma, ma non è la stessa cosa di vivere lo spogliatoio, il centro sportivo. Quando li abbiamo rivisti certamente tutti hanno manifestato la voglia di allenarsi insieme.

Senza abbracciarsi…
Sì, sui protocolli siamo molto seri. I nostri giocatori sono testati ogni 4 giorni con il tampone e ogni 12 con l’esame del sangue. Abbiamo tutte le misure di sicurezza: dalla sanificazione degli ambienti, alla lavanderia che fa lo stesso con tutto l’abbigliamento. Stiamo facendo tutto il possibile.

Il calcio però è uno sport di contatto…
Si farà di tutto per cercare di evitare ogni possibile situazione a rischio fuori dal campo e in campo. Poi è chiaro che la partita va giocata. Ci saranno restrizioni negli accessi, viaggi in pullman e anche nelle interviste che saranno realizzate con una formula diversa: o online o a distanza.

L’esultanza al gol non potrà più essere la stessa. Verrà a mancare il 12 giocatore in campo, cioè la spinta fondamentale dei tifosi. Tu cosa pensi delle proposte di inserire “finte” esultanze allo stadio al momento del gol?

È un’iniziativa che credo abbiano fatto in Spagna e che sinceramente non mi vede molto favorevole. Ci sono tante proposte per cercare di far sembrare gli stadi meno vuoti, che lo saranno per forza di cose, almeno inizialmente. Si va dai cartonati della Bundesliga alle dirette via Zoom con i tifosi in Olanda, all’App giapponese dove il tifoso può decidere se esultare, urlare o fischiare. Sono chiaramente tutti palliativi, perché la presenza dei tifosi allo stadio rimane fondamentale per lo spettacolo, sia televisivo che per gli stessi calciatori. Noi abbiamo avuto già un’esperienza recente, Parma-Spal: lo stadio vuoto sicuramente non è la situazione ideale per una partita di calcio. Proprio perché l’amore dei tifosi, il calore e la passione che trasmettono vengono a mancare. Ma in questo momento non si può fare diversamente.

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Ci sono possibilità di vedere spettatori sugli spalti prima della fine del campionato?

Al momento il Governo ha detto “porte chiuse”.

L’obiettivo sportivo è sempre lo stesso?

Quello che c’eravamo posti a inizio campionato e cioè arrivare il prima possibile alla salvezza. Mancano ancora alcuni punti, ne abbiamo 35 e dobbiamo arrivare a 41. I ragazzi sono attesi a un tour de force piuttosto impegnativo abbiamo 13 partite, si giocherà ogni tre giorni.

Pensi che in qualche modo il campionato sia stato “falsato” da questa circostanza o i veri valori delle squadre saranno comunque espressi?

Sicuramente la situazione è anomala ed è irrituale per quello che è sempre stato il calcio in Italia. Però lo è per tutti. È un campionato strano, tre mesi di sosta da marzo a maggio non l’abbiamo mai vissuta, ma tutte le 20 squadre sono nelle stesse condizioni: vantaggi e svantaggi sono uguali.

Tatiana Cogo

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