La sottile linea rossa tra Guerrismo e Gettismo (di Andrea Marsiletti)

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La politica parmigiana sta navigando in acque apparentemente placide.

A pensare alle grossissime questioni che si stanno trascinando da anni e adesso venendo al pettine, potrebbe essere la classica quiete prima della tempesta.

Al di là del suo ruolo apicale, l’impressione è che i problemi più complessi e insidiosi li possa risolvere solo il sindaco Michele Guerra e che gli altri neppure osino avvicinare le mani.

Guerra ha portato in cultura, autonomia, charme, dialogo. Il guerrismo sta prevalendo in città, senza ancora riuscire a imporre un dominio assoluto. Per farlo deve, a mio giudizio, raggiungere alcuni obiettivi che ho provato a mettere a fuoco in un precedente articolo (leggi).

Il capogruppo di FdI Priamo Bocchi, per la persona di qualità che è, nel contesto politico nazionale odierno, per me ha il potenziale per sfidare il guerrismo (leggi). Sembra però essere un pò solo, con alle spalle un partito che gode sì di ampio consenso ma è ancora poco strutturato ai livelli locali e non è in grado di fornirgli quel supporto di studio, analisi e proposta su tutti i settori amministrativi per fargli fare un balzo in avanti e diventare un primario punto di riferimento della città.

Pietro Vignali è attivo e in crescita. Però l’impressione è che si sia accontentato del risultato della sua lista civica, seconda in percentuale solo a quella del Pd. E’ appagato. Non ha la fame di palcoscenico e di consenso che aveva un tempo.

 

† Terra Santa 8 – “Non temere, Maria”: nella grotta dell’incarnazione dove è cominciato tutto (di Andrea Marsiletti)

 

L’assessore Francesco De Vanna, il capogruppo di Prospettiva Antonio Nouvenne e la capogruppo di Civiltà Parmigiana Federica Ubaldi sono amministratori futuribili che, a mio giudizio, devono ancora crescere in personalità e iniziativa politici. Ettore Brianti primeggia in competenza, ma è un tecnico, è stato lui il primo a volersi presentarsi come tale e quindi quello è oggi il suo spazio.

Poi c’è il vicesindaco Lorenzo Lavagetto, con il suo stile inconfondibile, fatto di parole, riti, tempi. Il gettismo è la sua ideologia, carsico come le foibe, meno potente del guerrismo di cui però, in ultima analisi, è l’alleato più importante e decisivo. Se Guerra può permettersi di fare il Che Guevara, giovane, rivoluzionario, idealista, financo irriducibile, è perchè c’è dietro un Lavagetto che tiene botta, che sta ancora combattendo le ultime fasi delle battaglie iniziate nel mandato scorso. Si posiziona, si assesta, a volte arretra per recuperare, rilancia. Comunque non molla.

Il punto debole del gettismo è la sua immagine schiacciata in modo esclusivo e fino alla noia su quelle conferenze stampa di eventi già visti, con lui che sorride nelle foto di rito di fianco ai cartelloni degli eventi del suo assessorato. E’ uno spreco che quella sia diventata la cifra della sua comunicazione.

Per ora l’immagine più bella del gettismo è quella alla presentazione della rilucente Cena dei Mille, da lui sempre osteggiata (e boicottata anche nell’ultima edizione), che però non ha avuto la forza di fermare, forse neppure di iniziare le ostilità.

 

† Terra Santa 3 – L’esperienza intensissima della trasfigurazione sul monte Tabor, nonostante Lavagetto (di Andrea Marsiletti)

 

Da lì, dalla cornice più patinata e istituzionale, il suo colpo d’ala più grandioso. Lo sfregio sulla tela leziosa. E’ stato un atto consapevole o una dimenticanza? Non può interessare di meno, non sposta una virgola: quella camicia fuori è un gesto ribelle, primigenio e inconscio, indolente e sublime. 

Un gesto che ha ricordato quello del segretario del Partito comunista sovietico Nikita Kruscev quando in un’accesa sessione dell’Onu a New York si tolse una scarpa e la sbattè sul tavolo: “Presidente, richiami all’ordine quei leccapiedi dell’imperialismo americano“, urlò Kruscev.

Auspicio caduto nel vuoto. Anche il suo.

Andrea Marsiletti