
In un momento in cui i tentativi di revisionismo storico si dimostrano più aggressivi perché arrivano anche da alte cariche dello Stato come il Presidente del Senato e dove un Governo a guida “fiammeggiante” (senza nessuna coscienza critica interna alla coalizione, come mi sarei aspettata) cerca di sorvolare sui valori della Costituzione, mi sembra doveroso testimoniare ufficialmente il mio pensiero.
La storia non si riscrive, ma si tramanda perché il 25 aprile non rappresenta la vittoria di una parte, bensì sancisce l’affermazione della civiltà e della dignità umana.
Non è accettabile definire il fascismo una dittatura meno dura di altre, e la banalità dei treni che arrivavano sempre in orario, e che la tessera bisognava prenderla per poter lavorare. Sono tanti quelli che la tessera non l’hanno presa e che sono stati perseguitati, picchiati, esclusi dalla vita civile.
E questa non è retorica, ma la testimonianza della mia famiglia antifascista e di mio zio che si trovò insieme a tanti altri su un vagone piombato diretto a Mauthausen, il campo di concentramento peggiore di tutti, simile ai campi di sterminio, dove molti prigionieri persero la vita sulla famigerata scala della morte.
† “Signor mio e Dio mio!”: l’incredulo e il famigerato Tommaso è il primo a riconoscere Dio in un uomo (di Andrea Marsiletti)
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che i carnefici nazisti furono coadiuvati dal regime fascista, anch’esso accecato da folli teorie come la superiorità della razza e il ripudio dei valori cristiani. A questo proposito faccio mio il nobile discorso che il Presidente Mattarella ha tenuto nei giorni scorsi ad Auschwitz, dove ha dichiarato che la follia nazifascista “non può conoscere né oblio né perdono”.
Per questo il 25 aprile sarò in piazza a Salsomaggiore, la mia città medaglia di bronzo al valor militare nella guerra di liberazione, affinché la memoria resti salda e non si dia mai per scontata la libertà.
Paola Mecarelli