
20/09/2011
Parmadaily intervista Alan Risolo, laureato in Clinica e Microchirurgia del cane e del gatto all’età di 23 anni. Dopo due anni di apprendistato presso l’Ospedale Veterinario di Brescia, gestisce dal 2005 un proprio studio veterinario a Parma.
Dopo la gavetta iniziale hai aperto un tuo studio veterinario in via Pierluigi Da Palestrina, 7 in zona Petitot a Parma.
Intraprendere un mestiere di responsabilità in maniera indipendente è sempre stato un mio grande desiderio. Essere veterinario, fare della passione infinita che ho per gli animali una professione, gestendo un’attività che ha per oggetto il loro benessere psico-fisico, sono aspetti connaturati nella mia persona: una sorta di necessità che mi ripaga del tempo che dedico quotidianamente ai miei pazienti a quattro zampe, gatti o cani che siano.
Nonostante la concorrenza serrata con altri numerosi veterinari, l’ambulatorio che gestisci è noto in città?
Provo molta soddisfazione nel verificare che numerosi clienti si rivolgono a me e profondono la loro stima nel mio operato. Tra i fattori che hanno decretato il successo della clinica Petitot evidenzio la reperibilità che io o i miei due collaboratori costantemente diamo nell’arco delle 24 ore. È sicuramente stancante essere svegliati nel cuore della notte per prestare soccorso; ma la passione che ci anima ci consente di dare il massimo sempre e comunque. Vedere negli occhi dell’animale soccorso e del suo stesso padrone riconoscenza non ha prezzo.
So che sei impegnato in prima persona nell’associazionismo, e che andrai in Spagna a fine settembre con una delegazione di Mediaset per sensibilizzare l’opinione pubblica spagnola e la commissione europea ai “campi di concentramento per cani e gatti randagi” noti come perreras.
Il Progetto è nato per portare a conoscenza la UE dell’inferno che molti animali ogni giorno vivono nelle “perreras” spagnole. Si tratta di “canili” che, nella maggior parte dei casi, sono luoghi di raccolta di cani e gatti, che successivamente verranno soppressi.
In Spagna i cani portati nella perrera vengono uccisi dopo 20 giorni di detenzione. La maggior parte di loro non arriva al giorno della soppressione, perché muore prima di tale data per malattie, fame e sete. Inoltre a questi esseri senzienti (quindi in grado di provare sentimenti e sensazioni) viene negata non solo la libertà, ma, prima di tutto, la dignità di vivere; praticamente accatastati uno sull’altro, come rifiuti di una discarica. Quanto servirebbe per dieci cani, viene concesso a più di cento tra gatti e cani.
Istinti primordiali di sopravvivenza fanno scoppiare combattimenti mortali dove cani, un tempo blanditi dai proprietari e abituati a una cuccia, se non a un divano, si scatenano nel mordere a sangue per lambire un goccio d’acqua o raggiungere una briciola di pane raffermo.
Le perreras sono la soluzione adottata dalla Spagna per porre un freno al randagismo assai diffuso. Un soluzione di facciata che non risolve il problema, dal momento che non viene attuata una politica di sterilizzazione, mentre invece alimenta un giro di affari considerevole riservato ai gestori delle stesse, e procura sofferenze atroci agli animali li ricoverati.
Le autorità spagnole hanno deciso di affrontare il problema del randagismo e della pericolosità dei cani in strada in questo orribile modo e proprio i comuni stessi, pagano poche decine di euro per fare “sparire” un animale.
Le perreras spagnole sono veri e propri campi di concentramento dove gli animali si massacrano per un torsolo di mela o per il tentativo di un accoppiamento. Maschi e femmine in calore vengono ammassati uno sull’altro dando luogo, tra la fame, la sete e le malattie, a comportamenti di aggressività inaudita, spesso messi a tacere dal “boia” di turno. Le perreras devono essere disciplinate e la Ue deve intervenire in tal senso, adottando provvedimenti efficaci. Questo è l’intento delle azioni che svolgo come collaboratore di alcune associazioni, quali “Associazione per i Diritti degli animali” ed “ENPA”.
Chi si rivolge a te?
Lo studio è conosciuto in città soprattutto per la cura dei gatti. Diciamo che questo è l’ambito di azione più noto della clinica. Ma in generale si fa sia attività clinica che chirurgica applicata ai cani e ai gatti, ed anche agli animali non convenzionali (conigli, furetti, ecc.)
Si sente molto parlare di leucemia e immunodeficienza, che colpisce per lo più i gatti e li debilita facendoli soffrire, a volte per lunghi periodi di tempo, prima di causargli la morte. Come si sta muovendo la ricerca medica in tal senso?
La leucemia a immunodeficienza è una vera e propria piaga che colpisce i gatti, come appunto hai ricordato; non a caso sto collaborando con una nota casa farmaceutica, per la realizzazione di un farmaco immunostimolante, al momento usato per l’uomo, ma che potrebbe essere applicato anche alla cura del gatto. Ora ci troviamo nella fase di sperimentazione del prodotto. Vari test clinici sono in corso, e permetteranno di valutarne i benefici dell’applicazione su questo animale. Se gli esiti saranno positivi, come ci auguriamo, a meno di clamorose smentite, a breve potrebbe essere commercializzato, divenendo uno strumento in più a diposizione dei veterinari per curare i gatti debilitati da una malattia così invalidante, consentendo loro di vivere più a lungo e meglio.
Adozioni canine, che appello faresti visto che sei impegnato a livello associativo anche come relatore per la rubrica web “le risposte del veterinario” di www.amicicani.com?
Ricordarsi che i meticci sono i cani migliori sia caratterialmente che fisicamente. Resistono molto di più alle malattie dei cani di razza; la mescolanza di sangue sicuramente porta un patrimonio genetico in grado di rendere l’organismo dell’animale più resistente ad agenti patogeni. Se si vuole adottare un cane sano e affettuoso, si potrà andare al canile Martinella, in zona Campus Universitario, o a quello Municipale di Parma “Lilli e Vagabondo”. Questi cani hanno storie tristi alle spalle; in genere sono stati maltrattati, seviziati, abbandonati o trovati quasi moribondi. Una volta destinati ad uno dei due canili di cui ho appena parlato, sono regolarmente accuditi e sottoposti a controllo medico periodico,e pronti per essere accuditi da un nuovo padrone.
Capita spesso di vedere, nei parchi pubblici cittadini, scene di inciviltà in cui padroni e i relativi cani si azzuffano a vicenda mostrando maleducazione e inciviltà. Come reputi il fenomeno?
E’ un fenomeno diffuso, soprattutto nella nostra città. Viaggiando spesso per lavoro in varie città italiane ho notato che il “parmigiano medio” che decide di acquistare un cane, non è quasi mai in grado di educarlo correttamente, soprattutto non gli permette d’interagire con animali di altre razze.
Sovente, alcuni aspetti caratteriali e comportamentali, quali la diffidenza e la maleducazione dei padroni, vengono trasmessi, anche inconsciamente, ai propri amici a quattro zampe. In sostanza i loro animali hanno diffuse e forti difficoltà emotive; non vengono educati all’empatia, vengono tenuti al guinzaglio e gli viene vietato di giocare con gli altri cani. In tal senso ci si può appoggiare agli educatori cinofili.
A proposito dell’abbandono di cani in Italia, si può già stilare un primo bilancio, per comprendere il fenomeno in atto?
Il monitoraggio sull’abbandono di animali in estate effettuato da ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali – attraverso le decine di strutture gestite direttamente dall’Ente e le oltre 150 sezioni sul territorio italiano, evidenzia una trasformazione di tale deprecabile fenomeno.
L’abbandono canino risulta fortunatamente in flessione, con un calo medio del 12%, attestando il numero dei casi stimati nell’ordine delle 81.000 unità, che risultano concentrarsi particolarmente intorno ai grandi centri urbani. Un numero di reati (l’abbandono è giustamente tale per la legislazione vigente) che comunque rimane enorme ed i costi generati da questo gesto criminale alla collettività, che superano i 200 milioni di euro annui. Il calo registrato è comunque da considerarsi un dato confortante, dovuto alla pressante azione informativa meritoriamente messa in campo da vari soggetti istituzionali e associativi, unitamente ad un ruolo propositivo atto a stimolare la promozione delle vacanze con gli animali e la promozione delle strutture turistiche che li accolgono.
Relativamente ai numeri sull’abbandono di animali, però, non mancano le note dolenti: risulta fortemente in aumento, l’abbandono di animali di altre specie, domestiche ed esotiche, primi fra tutti i gatti.