
05/09/2012
Lola è inseparabile dagli amici del cuore, Emily e Kyle, e ha una cotta per Chad. Al rientro a scuola dopo le vacanze, si accorge amaramente di non contare molto per lui e deve ammettere a sua volta di essere da sempre innamorata di Kyle.
Una gita in Francia permette alla giovane coppia di superare un fraintendimento iniziale e di unirsi, ma ecco che poco dopo Anne, la madre di Lola, legge il suo diario, tutto fumo, palpiti del cuore e brutti voti, e s’infuria con lei. Ora anche l’amore tra madre e figlia sembra essere in pericolo, ma in fondo non c’è nulla che non si possa risolvere con il dialogo: rigorosamente via sms.
Lisa Azuelos vola in America per rifare il film che le aveva portato fortuna qualche anno fa in Francia. Nel ruolo della madre, neodivorziata spaventata dall’idea di un nuovo amore come un’adolescente da quella della prima volta, una Demi Moore tristissima, dal volto immobile come la pietra, prende il posto di Sophie Marceau, di cui non solo ricordiamo tutti in filigrana la ragazzina che è stata (il che, di per sé, motiva un minimo i discutibilissimi montaggi alternati tra la vita sentimental-sessuale di Anne e quella di Lola) ma che, nel film originale, aveva avuto l’immenso buon senso di “recitare” la parte della madre, come fosse un personaggio da provare e riprovare per trovare la naturalezza e farne una seconda pelle.
Qui la genitrice si perde nell’inconsistenza anziché nell’ingenuità e l’ironia prende la stessa strada. Lola, invece, è Miley Cyrus, che di francese non ha nulla, né la classe né la vena drammatica, ma ha indubbiamente un suo sentimentalismo ormai codificato, fatto di abbracci col chewingum in bocca, goliardia con i coetanei e sguardi paternalistici verso il mondo adulto, oltre che una gratuita simpatia che le viene soltanto dal non essere una bellona.
Fatti salvi gli aggiustamenti geografici, il copione è quasi pedissequo nel ricalcare il vecchio se stesso, ma genera un’evidente ambiguità di posizione riguardo al giudizio su sesso, droga e (post)rock&roll, alternando più di una volta demonizzazione e superficialità: forse davvero all’americana, ma comunque in maniera sproporzionata.
Come in un nostrano film di Moccia, la noia dei fatterelli quotidiani ingigantiti dai sospiri sembra essere l’unica controindicazione possibile, e ci sono dei momenti di tenerezza e ardimento molto riusciti nel racconto del corteggiamento mascherato da abitudine tra Kyle e Lola, ma il dubbio resta un altro.
Appiattiti su una sequenza di clichè senza soluzione di continuità, tanto sul piano narrativo (il padre che intima: “o la sufficienza a scuola o la musica” e poi si ricrede al concerto) che su quello estetico (le parole d’amore compresse in un “miss u”, i lucchetti sul ponte…) film come questo non fanno sognare. Né i ragazzi né gli adulti. Ci fotografano nelle nostre manifestazioni peggiori di ignoranza, pigrizia e omologazione e non si capisce per cosa dovremmo divertirci o commuoverci.
(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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