Mimmo Lucano condannato per aver agito per il bene (di Edoardo Poletì)

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Mimmo Lucano

La vicenda di Mimmo Lucano sindaco di Riace apre ancora una volta una annosa questione, ossia è giusto essere condannati per aver agito per il bene? O in altri termini è lecito agire in modo illecito per un fine positivo?

Dal punto di vista giuridico è del tutto evidente che dinanzi ad una infrazione della legge non vi può che essere la condanna in quanto i giudici non sono chiamati a valutare le intenzioni bensì a valutare se chi ha agito si è mosso nell’alveo della legalità o meno. E questo vale anche dinanzi ad azioni evidentemente positivi sul piano morale.Ma a questo punto si pone un problema: ossia se ad una azione moralmente corretta corrisponde un’azione illegale è evidente che il problema, il vullus non è nell’agire bensì nella legge. È chiaro che obbiettivo di una legge è certamente porre delle regole all’agire dei cittadini per creare una società ordinata, una convivenza civile ed armonioso. Ma associato a questo obbiettivo vi è anche la necessità che la legge promuova il bene, l’azione positiva. In altri termini oltre ad essere un mezzo regolatore deve essere anche un mezzo di promozione e crescita civile e culturale.

Se poi sia lecito agire in modo illecito per un fine positivo proverò a rispondere con un esempio estremo ma che credo renda evidente la questione.

Al tempo del fascismo furono promulgate le leggi razziali per cui chiunque avesse determinati rapporti con ebrei erano soggetti ad azioni legali ed ad essere condannati. I giudici non avrebbero fatto altro che applicare la legge. Persino la soluzione finale pianificata dai nazisti, si reggeva comunque su una base giuridica. Eppure nessuno di noi ha dubbi che persone come Giorgio Perlasca abbia agito in modo eroico, e sicuramente sia stato dalla parte del bene della giustizia, tanto che il suo nome è iscritto nello Yad Vashem ed un albero col suo nome è nel giardino dei “Giusti fra le Nazioni”, eppure il suo agire fu illegale.

Da questo si comprende chiaramente come allorquando la legge si allontana dalla moralità determina queste situazioni di dicotomia tra actio legalis ed actio moralis e questo diventa anche uno strumento per la valutazione delle leggi.

Come infatti possa essere accettabile che una legge di fatto promuova l’agire immorale? Condanni il bene?

E certo non possiamo accettare semplicemente l’idea del dura lex sed lex!

Ritornando allora alla vicenda di Mimmo Lucano, certo sulla base della legge vigente deve essere condannzto, ma poiché il suo è stato un agire morale, per il bene non rimane che una sola conclusione: ci si deve mobilitare per la modifica della legge sull’immigrazione, la Bossi Fini.

La legge Bossi Fini è il frutto di una visione del mondo asfittico, di un pensiero debole – che si esprime con la forza (con i deboli) – che vede negli altri solo problemi e pericoli se questi si trovano in condizioni peggiori delle nostre. Anziché comprendere che una società è forte quando è capace di accogliere di aprirsi. E qui ci aspettiamo subito l’obbezione: ma gli altri vengono qui e fanno quello che vogliono senza alcun rispetto per noi. È chiaro che l’accoglienza è duplice e bilaterale dove entrambe le parti hanno diritti e doveri.

Ma come fare? Se siamo veramente indignati occorre una mobilitazione dell’intera società per cambiare radicalmente la legge sull’immigrazione e giungere finalmente ad una norma all’altezza della storia e della cultura del nostro paese.

E si badi bene che non dobbiamo mobilitarci per Mimmo Lucano ma per cancellare una legge che grida vendetta al cospetto della Giustizia di quella vera; perché dobbiamo sempre ricordarci che vi è differenza tra giustizia e legalità ed è questo impianto che ha condannato Mimmo Lucano più che i giudici.

Occorre un’azione dal basso, una pressione sociale per una nuova legge in materia, perché non possiamo accettare oltre l’idea che una persona in cerca condizioni migliori di vita sia paragonato ad criminale da inseguire e colpire.Una legge come quella attuale, in nome della sicurezza e dell’ordine, mira in realtà ad isolare le persone a rompere il legame di solidarietà tra le persone, mina alle basi la società.

Edoardo Poletì