Nomina revisori, “io garante di tutto il Consiglio”

SMA MODENA

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(non più in homepage)
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23/02/2011
h.19.20

Cari colleghi, ho letto la Vostra lettera, in riferimento alla seduta del Consiglio Comunale di lunedì scorso, con la quale mi contestate la decisione di chiusura dei lavori dello stesso Consiglio, non consentendo la votazione del Collegio dei revisori dei conti.
Valutate l’episodio come una frattura rispetto alla mia storia e cultura politica: voglio subito precisare che è invece perfettamente coerente con la mia concezione di democrazia liberale per la quale il volere della maggioranza è sempre subordinato al rispetto delle regole e delle procedure e nemmeno lo stato di necessità consente di derogare, se non nei casi previsti dalle norme stesse.
Questi principi fondamentali si applicano ovviamente anche ai lavori del Consiglio Comunale ed alla sua conduzione.
Non stupisce che il confronto politico conduca spesso allo scontro, con la diverse parti trascinate a sostenere tesi estremizzate ed interpretazioni partigiane di norme e regolamenti. Bisogna però evitare forzature che possono impedire l’esercizio pieno e consapevole del ruolo che la legge e la volontà popolare hanno assegnato ad ogni Consigliere, di maggioranza od opposizione. Il Presidente del Consiglio, per esplicita disposizione di legge, statuto e regolamento, ha l’obbligo di garantire a tutti i Consiglieri, e segnatamente alla minoranza (chiara disposizione statutaria), il pieno e informato esercizio del loro mandato.
Nel caso di cui discutiamo il Consiglio era chiamato ad eleggere il Collegio dei Revisori dei Conti (art.104 Statuto) composto da tre persone, di cui una riservata alla minoranza (per giurisprudenza consolidata, non per buona consuetudine). La minoranza non era in grado di esprimere un nome in quanto solo nella Conferenza dei Capigruppo di venerdì sera, 18 febbraio, era stata espressa la volontà della maggioranza di procedere al voto nel Consiglio del lunedì successivo. Inoltre l’Amministrazione aveva emesso un bando pubblico rivolto a tutti coloro che volessero candidarsi a tale ruolo: la scadenza per la presentazione delle domande era fissata per sabato 19 alle ore 12 e quelle pervenute sono state consegnate dalla Segreteria Generale al mio ufficio soltanto lunedì 21 alle ore 12,23. Il Consiglio Comunale si riuniva alle 15,30: era praticamente impossibile fare pervenire prima della riunione ai capigruppo copia delle stesse. In queste condizioni la minoranza poteva legittimamente invocare l’impossibilità di esprimere un nome o di fare una valutazione su altre candidature.
Ritengo poi illegittimo, anche in base a sentenze della stessa Corte Costituzionale, procedere alla elezione di soli due membri di un collegio che per legge deve essere composto da tre persone.
La delibera è stata iscritta all’ordine del giorno come atto dovuto in seguito alle dimissioni di tutti i revisori precedenti, ma questo non significa che esistano automaticamente le condizioni per procedere al voto del nuovo Collegio.
Sul piano giuridico non è nemmeno vero che il Comune sia privo di un organo fondamentale come il Collegio dei Revisori: la legge stabilisce l’obbligo per i dimissionari di assicurare la loro funzione per i trenta giorni successivi alle dimissioni, nel nostro caso fino all’11 marzo.
Ho ritenuto quindi doveroso il rinvio della votazione.
Durante il Consiglio di lunedì ho anche provato a trovare un accordo tra maggioranza ed opposizione al fine di convocare al più presto, anche in settimana, un’altra seduta del Consiglio per procedere ad una votazione regolare di tutto il Collegio. La minoranza si è dichiarata disponibile, la maggioranza no. Si invocava l’urgenza della nomina perché i nuovi revisori dovevano esprimere un parere su una delibera di Giunta urgentissima: ho visto la delibera, si parla di un pagamento da effettuare ad STT entro il mese di febbraio. Era tutto talmente urgente da rendere impossibile un accordo senza creare questa forzatura?

Il presidente del Consiglio comunale
Elvio Ubaldi

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23/02/2011
h.19.40

Pinzuti scrive al Prefetto: “Delibera dei revisori legittima. Ecco perché”

“Nessuna norma del regolamento comunale consente di dichiarare chiusa la seduta convocata in forma pubblica del Consiglio comunale in presenza di un ordine del giorno non esaurito e di una maggioranza dei consiglieri comunali che assicura il quorum e intende proseguire nei lavori esaminando gli argomenti iscritti all’OdG del giorno stesso, per i quali ciascun consigliere comunale viene convocato e ha il diritto di partecipare”. Lo scrive il segretario generale del Comune di Parma Michele Pinzuti, in una lettera indirizzata a Prefetto, Procura e Corte dei Conti dopo la diffida con cui la minoranza lo invita a non validare la delibera di nomina dei Revisori dei conti.
Pinzuti dice di non voler prendere nessuna posizione se non quella della legge e di scrivere per semplice verità dei fatti: “Il regolamento comunale consente a chi presiede i lavori in aula di sciogliere la seduta solo in caso di disordini e per motivi di sicurezza e nella fattispecie non ricorreva assolutamente una ipotesi del genere. La sede decisionale del Consiglio Comunale non in alcun modo venire limitata o addirittura espropriata del diritto indiscusso di voto sulla base di eventuali decisioni assunte in sede di Conferenza dei Capigruppo”.
Così, quando è stato dichiarato lo scioglimento del Consiglio “in realtà – dice Pinzuti – la maggioranza dei consiglieri presenti, che costituisce ed esprime la volontà dell’Assemblea, ha inteso continuare i lavori e la presidenza è stata assunta, come prevede il regolamento, dal vicepresidente consigliere Cattabiani, il quale, accertato il permanere della presenza del quorum strutturale per la validità della seduta e previa formale votazione del Consiglio comunale ha assicurato, sul piano giuridico, la prosecuzione della seduta”.
“Ciò ha consentito – continua Pinzuti – al Consiglio Comunale di continuare legittimamente l’esame dell’argomento iscritto al punto dell’Ordine del giorno della seduta del 21 febbraio e di provvedere alla nomina del Collegio dei Revisori”.
Circa la diffida dell’opposizione il Segretario generale scrive che “sorprende, per difetto di logica, oltre che per evidenti motivi di natura giuridica, ritenere che in presenza di votazione segreta – come quella richiesta per la nomina del Collegio – si potesse conoscere prima l’esito della votazione stessa e quindi supporre la non validità di una deliberazione espressa dal Consiglio Comunale e dichiarata immediatamente eseguibile, perché i voti espressi hanno riguardato solo due e non tre componenti il collegio. Tanto più che ai sensi dell’art. 234 del TUEL 267/2000, la votazione è libera, segreta e avviene col sistema del voto limitato a due”.
Secondo Pinzuti bisogna uscire dall’equivoco per cui si vuole accreditare la tesi che la maggioranza dei consiglieri sia solo “parzialmente” capace di esprimere la volontà del Consiglio: “In realtà la volontà del Consiglio Comunale, in quanto organo collegiale, cioè composto da più soggetti sullo stesso piano e incapaci singolarmente di esprimere la volontà dell’organo comunale nella sua interezza, si esprime, in ordine all’ efficacia dei propri atti, con lo strumento democratico del voto e le deliberazioni così assunte non sono qualificabili come deliberazioni della maggioranza, bensì deliberazioni del Consiglio Comunale: in democrazia contano i voti e la volontà degli organi collegiali si esprime legittimamente attraverso il voto”.
Infine Pinzuti chiude la lettera parlando della terza nomina: “Il risultato della votazione con l’assegnazione dei voti a favore di due soli revisori, lascia aperta ogni possibilità di concorrere alla nomina del terzo componente, mediante la candidatura di esponenti espressione della minoranza, così come sempre assicurato nel rispetto del giusto equilibrio nei rapporti istituzionali”.
 
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