
02/05/2015
h.12.00
Ogni anno, da settant’anni a questa parte, ci ripetono sempre le stessa cose: che il 25 aprile del 1945 siamo stati liberati da una dittatura feroce, che ci è stata restituita la democrazia e viva i partigiani.
E via con le solite celebrazioni, le solite frasi fatte, i soliti tentativi di riscrivere una storia che nella realtà dei fatti racconta tutta un’altra trama.
Mi ha creato un misto tra rabbia e stupore la scena della scorsa settimana nella quale il presidente della Camera, Laura Boldrini, innalzava i partigiani a eroi assoluti della patria, invitandoli dapprima a sentirsi «padroni di casa» all’interno dell’aula di Montecitorio e incoraggiandoli a cantare ‘Bella Ciao’.
Stupore perché la Boldrini dovrebbe rappresentare tutti gli italiani, compresi quelli che non la pensano come lei, che non ritengono tutti i partigiani così eroi da concedere loro addirittura l’appellativo di «padroni di casa».
Rabbia perché ho assistito all’ennesimo tentativo di propaganda pseudo-comunista, che si pone come obiettivo quello di uniformare i nostri pensieri su un tema delicato come quello della Liberazione.
In questi anni ne abbiamo sapute tante sui partigiani rossi che si sono macchiati di crimini efferati, compresi stupri e omicidi politici.
Le guerre non sempre partoriscono eroi, le guerre semmai moltiplicano crimini e criminali, morti e distruzione.
Cosa c’è da festeggiare nell’essere stati liberati da una dittatura vera (autoproclamatasi come tale) ed essere entrati in una democrazia finta, nata grazie all’azione diretta di coloro che sostennero il Fascismo per 20 anni.
Sono la maggioranza coloro che hanno fatto il salto della quaglia sputando sulla figura di Mussolini dopo averlo osannato per anni.
Molte le persone che l’8 settembre del 1943, subito dopo la firma dell’armistizio da parte del generale Badoglio, buttarono la tessera del Partito Fascista nei vespasiani per rifarsi una verginità politica.
E’ così che è nata la Repubblica Italiana.
Conludendo, grande rispetto per gli antifasciti da sempre (pochi) ma disprezzo assoluto per coloro che sono saliti un giorno prima sul carro dei vincitori.
Il nostro Paese purtroppo non si è mai liberato dall’ipocrisia dei suoi voltagabbana.
Ecco perché non ho festeggiato il 25 aprile.
Mario Bertoli
La Destra Parma