“Onore alla Resistenza jugoslava e a Tito”

SMA MODENA
lodi1

21/01/2010
h.12.00

Il Comitato Antifascista per la memoria storica di Parma commenta l’intervento di Casapound “Tito assassino, meglio Bettino” che ha acceso il dibattito tra i lettori su Alicenonlosa sulla figura di Craxi (clicca qui!).
 
Vittime delle foibe, nel settembre-ottobre ’43 e nel maggio ’45, furono alcune centinaia di italiani, in gran parte militari, capi fascisti, dirigenti e funzionari dell’amministrazione italiana occupante la Jugoslavia, collaborazionisti.
Dalla foiba di Basovizza, assunta a simbolo di tutte le foibe, sono state rinvenute le spoglie di non più di dieci uomini, tutti militari tedeschi. Nel complesso delle seicento vittime delle foibe, si è trattato di atti di giustizia sommaria, di vendette ed eccessi, per mano di partigiani jugoslavi, derivanti dall’odio popolare e dalla rivolta nei confronti dell’Italia fascista. Sulla base degli studi storici, questi tragici fatti non hanno assolutamente avuto le dimensioni che la destra fascista e leghista vuol far credere, né si è trattato di un’operazione organizzata e programmata dall’alto del vertice jugoslavo di Tito.
Violenza di proporzioni di gran lunga superiori, sistematica e pianificata, è stata invece quella del fascismo a partire dal 1920. Azioni delle squadracce contro centri culturali, sedi sindacali, cooperative agricole, giornali operai, politici e cittadini di “razza slava”, poi, nel ventennio, la chiusura delle scuole slovene e croate, il cambiamento della lingua e dei nomi, l’italianizzazione forzata, infine, a partire dalla primavera del ’41, la guerra d’aggressione alla Jugoslavia e l’occupazione di suoi vasti territori. E con la guerra la distruzione di interi villaggi sloveni e croati, dati alla fiamme, il massacro di decine di migliaia di civili, i campi di concentramento. Questo spiega la rivolta contro l’Italia fascista, lo sviluppo impetuoso del movimento partigiano guidato da Tito, la grande lotta antifascista e antinazista nei Balcani. E nessuno degli oltre 700 – tanti sono stati secondo la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra – criminali di guerra italiani, a cominciare dai generali Roatta e Robotti, è stato mai condannato né estradato e consegnato alle autorità jugoslave che ne avevano fatto richiesta..
Enorme è stato il tributo jugoslavo alla guerra contro il nazifascismo: su una popolazione di 18 milioni di abitanti dell’intero Paese, furono al comando di Tito 300.000 combattenti alla fine del ’43 e 800.000 al momento finale della liberazione, 1.700.000 furono i morti in totale, sul campo 350.000 i partigiani morti e 400.000 i feriti e dispersi. Da 400.000 a 800.000, ovvero da 34 a 60 divisioni, furono i militari tedeschi e italiani tenuti impegnati nella lotta, con rilevanti perdite inflitte ai nazifascisti.
Alle Resistenza Jugoslava si unirono, l’indomani dell’8 settembre ’43, quarantamila soldati italiani, la metà dei quali diedero la vita in quell’epica lotta nei Balcani; accolti come fratelli dalle popolazioni jugoslave, essi, col loro sacrificio, riscattarono l’Italia dall’onta in cui il fascismo l’aveva gettata.
A questi italiani devono andare il ricordo e la riconoscenza della Repubblica democratica nata dalla Resistenza