
29/12/2012
h.17.00
E’ da circa due mesi che mi sveglio la mattina e mi sento nuovamente, in modo convinto, democratico.
Sia in senso costituzionale e civico, ed è la prima cosa fondamentale, che in senso politico. La sensazione è coincisa col cammino delle primarie: la vera novità politica in un anno che si chiude all’insegna del centrismo benedetto dal Vaticano e dai poteri forti (diciamolo perché è così, non per dietrologismo)… con il parrucchino agonizzante del nano a razzolare disperato per le trasmissioni.
Mai sentito così democratico: lo dico al netto della forzatura delle “parlamentarie” – necessaria ma scomposta reazione al mantenimento del porcellum – che cadono veramente in un periodo infausto, con tanti candidati che sparano proposte più o meno credibili (a seconda delle facce), come fossero manciate di doni che tanti babbi natale portano in città… ma si sa, le proposte non arricchiscono le tasche, e di idee in questo periodo sfigato ne circolano anche troppe. Sempre a costo zero.
Voglio esprimere pubblicamente (già da un po’ ero lontano da Alice e dovevo rimediare…) un grande plauso al PD – e a SEL, che va a ruota, forse un po’ troppo ultimamente – per la scelta delle Primarie, via maestra per il rinnovamento della politica con metodo realmente democratico e meritocratico.
La scelta, targata soprattutto Bersani, ha messo in un angolo Grillo (che mi pare molto in affanno, sia verso l’esterno che, soprattutto verso l’interno del movimento), ha fatto crepare d’invidia chi nel PDL aveva un’idea anche solo vaga di rinnovamento (salutatemi il vostro Silvietto e anche Al Fano), ha fatto emergere la novità “Matteo Renzi” che, piaccia o non piaccia – e a me non piace particolarmente – è forse l’unico nuovo protagonista della politica italiana.
Come già detto, ultimo esito, determinato anche dalla sconfitta della componente più centrista del PD, è la “salita in campo” (già, perché la finanza non si sporca le mani, ma gioca ai piani alti e le lascia sporche ai poveri cristi, tipologia sempre più crescente nella popolazione italica) del nostro Ebenezer Scrooge, che a Natale avrà senz’altro sognato il fantasma di Enrico Cuccia. Nessuno vuole mettere in discussione la validità tecnica di Monti, né la legittimità di volersi impegnare per “una parte”… Ma a mio parere ha fatto un grave errore politico: se in politica è fondamentale gestire i tempi, lui l’ha fatta fuori dal vaso. D’altra parte lui è più tecnocrate che politico. Mi tocca dare al nano una pur minima parte di ragione nella sua esplicita critica alla candidatura di Monti. Con lui anche un tristissimo Ichino, incurante del fatto che le primarie siano un patto valido a prescindere dal risultato finale. Veramente un pessimo esempio di “nobile” trasformismo.
Torniamo al bello della politica. Le Primarie del centrosinistra sono state vere e realmente combattute fino alla settimana del ballottaggio, dove si sono serrati i ranghi e sancita una vittoria del Segretario chiara, ma non bulgara. Il che permette a Vendola di sopravvivere e dire la sua in caso di vittoria elettorale. Il che permette a Renzi (se sarà capace di farlo) di continuare un’azione riformatrice essenziale per la credibilità del PD.
Io, che ho appoggiato Vendola prima, e Bersani poi, ho comunque apprezzato l’espressione complessa uscita dalle primarie: un partito – e ci metterei dentro anche SEL, che ormai ha l’obbligo di federarsi se non vuole fare la fine dei verdi arcobaleno, tanto per dirne uno – che può raccogliere la sfida infinita di fare progredire questo astruso Paese chiamato Italia verso un futuro, che in molti Paesi europei è già presente da un po’.
Di farlo “senza però perdere la tenerezza”, avrebbe detto il Che (se lo cita Mara Morini avrò pure il diritto di citarlo anch’io), e soprattutto un orizzonte di maggiore equità e solidarietà sociale, messo in forte crisi da un ventennio in cui la forbice si è scandalosamente allargata… complice l’evasione fiscale.
A me non interessa fare proclami di voto (in questo ha ragione il Direttore Marsiletti): andrò a votare, con “moderato entusiasmo”, perché è giusto farlo nonostante il cattivo gusto di fare le “parlamentarie” a fine anno. Alcuni mi hanno cercato tempo addietro per “costruire qualcosa di nuovo per il territorio”… poi non si sono fatti più sentire. Questo non è certo un nuovo modo di fare politica. Sosterrò chi si sta impegnando con costanza e in questi tempi difficili, senza cercare il facile applauso o inseguire i compagni di partito con un programma raffazzonato. Abbiamo bisogno di mandare a Roma gente affidabile, competente, che sappia reggere l’urto e lavorare per il territorio. Nei fatti.
Abbiamo bisogno di sostenere l’azione e il progetto a mediolungo termine di un riformista reale, l’unico che da Ministro ha sfidato le lobbies italiche: Benedetto XVI dovrebbe benedire Bersani premier (e Vendola alla Cultura).
Altro che far parlare quelle mummie di Bagnasco e Bertone!
Alberto Padovani