Partono i CAU sul territorio, non giudichiamoli ora ma tra sei mesi (di Giovanni Capece)

SMA MODENA
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Giovanni Capece

In questi giorni sono stati attivati i primi due CAU nel territorio provinciale. Dico i primi due perché, diversamente da quelli già attivati di Parma e di Fidenza, vanno a modificare il sistema territoriale dell’emergenza intervenendo sulle postazioni di Fornovo Taro e Langhirano.

L’occasione è ghiotta e il rischio è alto.

Ghiotta perché è l’occasione per modificare un sistema ormai obsoleto, rischiosa perché sbagliare vuol dire procrastinare una situazione che così come si presenta ora non assicura l’assistenza migliore possibile ai cittadini.

I CAU rappresentano la possibilità di modificare quel sistema integrato di continuità assistenziale ed emergenza territoriale che si era creato in forma originale – ed unica – a Parma con l’inizio delle automediche integrate con il servizio di guardia medica. Un sistema che aveva cercato di professionalizzare la presenza di un medico di continuità assistenziale orientandolo anche, se non sopratutto, all’emergenza.

Le guardie mediche sono una realtà di fine anni ’70 e hanno rappresentato nel tempo una novità per trasformarsi in un bisogno molto spesso apparente, almeno se si leggono i volumi di attività di numerose postazioni. Certo, i territori marginali non si possono abbandonare ma la soluzione non è il mantenimento di un servizio che non risponde più ai bisogni reali di una popolazione che necessita di una presenza efficace per gli interventi urgenti o in emergenza e magari di avere un medico di medicina generale maggiormente stimolato, anche economicamente, a occuparsi di un territorio ricco di spazi ma poco antropizzato.

L’inizio può sembrare una falsa partenza, un servizio che parte negli stessi luoghi della guardia medica e con i medesimi orari non dà propriamente l’idea di un salto di qualità. Il vero giudizio, però, potrà essere espresso una volta che saranno occupati gli spazi previsti, che saranno attivi a tempo pieno e che potranno fornire la diagnostica programmata.

Lo sforzo di integrazione tra emergenza territoriale è racchiuso nella necessità di trovare le professionalità idonee e anche gli strumenti normativi per poterle metterle a disposizione.

La mia percezione, ma spesso sono caustico, è che le istanze delle professioni sanitarie siano in questi tavoli più forti di quelli dei cittadini. D’altra parte gli amministratori locali, impegnati su più fronti, non possono presidiare a tempo pieno le questioni sanitarie. In questo caso a vicariarli sono le associazioni di volontariato che, nel tempo, hanno concorso a costruire il sistema di emergenza territoriale e che non mancano di dare il loro contributo alla strutturazione di un servizio per i cittadini della loro comunità di cui i volontari fanno a loro volta parte.

 

† Terra Santa 14 – La mia esperienza nella grotta della Natività a Betlemme. E gli ortodossi ci ricascano… (di Andrea Marsiletti)

 

I CAU saranno un successo se conterranno professionalità e servizi idonei a risolvere in loco ed efficacemente tutta un serie di necessità urgenti ma minori che nei Pronto Soccorso più strutturati troverebbero un percorso NON preferenziale e tempi di risposta inevitabilmente molto più lunghi. Anche questo è qualità della vita.

La necessità di delineare un ruolo dei CAU orientati ad assicurare gli interventi prioritari sia ambulatoriali che territoriali – questa la seconda vera scommessa – deve portare sempre più a distinguerli dall’attività di una servizio di continuità assistenziale che fornisca anche prestazioni a domicilio. Anche in questo, una volta assicurata la presenza di presidi ambulatoriali operativi H 24, è possibile sperimentare forme nuove di attività di continuità assistenziale domiciliare innovativi che impieghino più efficacemente il sempre più ridotto numero di medici disponibili.

Dunque, non affrettiamo il giudizio sui CAU, lasciamo che sviluppino a pieno il loro potenziale. Solo a quel punto potremmo dire se lasceranno il segno o se si riveleranno una mera operazione semantica.

Giovanni Capece