31/01/2009
(si ringrazia fcparma.com per la collaborazione)
Francesco Guidolin, come giudica la decisione di Cristiano Lucarelli di rinunciare alla fascia da capitano?
“Se permettete, preferisco pensare all’Albinoleffe che ci creerà già abbastanza problemi: non mi concentro su altro se non sulla partita di oggi.
Ci sono già le voci di mercato e tante altre cose ma, secondo me, prima di tutto ci devono essere gli avversari, che vanno rispettati ed affrontati nel modo migliore, e noi dobbiamo provarci.”
Cosa bisognerà stare attenti dell’Albinoleffe?
“Bisognerà fare attenzione a tutto, essere squadra, essere molto compatti, cercare di spingere con il giusto equilibrio.
Ovviamente, tutte le squadre avversarie hanno le loro virtù, la loro forza e se l’Albinoleffe ha fatto all’incirca i punti che abbiamo fatto noi vuol dire che sta facendo un buon campionato.
Queste sono le regole di tutte le partite: grande determinazione, voglia di vincere, spirito di squadra e poi, naturalmente, la qualità delle giocate, l’intenzione di aggredire e di creare occasioni.”
Avendo recuperato in settimana alcuni giocatori, pensa che si possano già vedere dei cambiamenti tattici?
“Noi proviamo tutte le settimane, tutti i giorni in cui possiamo giocare ci prepariamo al cambiamento e all’analisi di diversi sistemi di gioco, per cui, da un punto di vista didattico, la squadra è pronta, poi vedremo.”
Lei ha in testa il 4-4-2?
“Per me una squadra che lavora e che dedica diverso tempo alla fase tattica, quindi non fa le cose sulla lavagna ma sul campo, con il proprio allenatore, dovrebbe essere pronta a cambiare sistema senza nessun tipo di scompenso. Quindi, per fare l’esempio della difesa, passare da tre difensori a quattro, deve essere automatico.”
Da un sabato all’altro o addirittura nella stessa partita?
“Entrambe le possibilità. Ho già fatto questo tipo di esperienza in serie A, dove i margini di errore sono meno ampi che in B, passando da un sistema all’altro senza scompensi, anzi, creando problemi agli avversari, almeno su quella che può essere definita la prevedibilità, perché un avversario ti studia e pensa che giochi in un modo e tu giochi in un altro, non è con questo, almeno non solo con questo, che si vincono le partite, perché prima di tutto si vince con le prestazioni e le pagelle dei singoli.”
Questa settimana ad “alta tensione” rischia di condizionare un po’ il Parma?
“Chi ci creerà i problemi maggiori sarà l’avversario, noi dobbiamo stare sereni, consapevoli, vigili, attenti da ragazzi intelligenti che tengono al proprio lavoro, da ragazzi che fanno molto durante la settimana affinché il lavoro venga fatto al meglio e su questo spendo ancora una volta una parola per i miei ragazzi che da questo punto di vista sono encomiabili. Quando si fanno le cose per bene, bisogna andare in campo sereni e giocare la partita.”
I cambiamenti tattici possono arrivare anche nel settore avanzato?
“Certo, noi proviamo il tridente, proviamo le due punte, una punta in avanti ed una indietro, le due mezze punte dietro a centravanti. Sotto questo aspetto siamo fantasiosi nelle prove, almeno nelle prove.”
Il problema quindi è solo in campo?
“Secondo me noi siamo ancora una squadra un po’ bloccata anche se lavora con entusiasmo. Poi magari in campo facciamo fatica, questo è evidente, anche se, devo correggere l’analisi che ho fatto ad inizio settimana perché è vero che non abbiamo fatto grandi cose a Rimini ma rivedendo la partita non abbiamo giocato poi così male, anche nel primo tempo che ricordavo fosse la parte meno brillante, però siamo consapevoli che dobbiamo fare e possiamo fare di più.”
Lei è qui da quattro mesi: ha avuto la sensazione che la stampa sia così pressante rispetto ad altre piazze?
“Parlando in generale, trovo che a Parma sia meraviglioso fare calcio, perché è una città che vive tranquillamente del proprio lavoro e delle proprie professioni, la gente finita la partita si occupa d’altro e penso sia giusto così.
La gente partecipa, perché viene al campo, sostiene la squadra, ha dimostrato l’attaccamento della città con un numero altissimo di abbonati nonostante la serie B, quindi la squadra ha tutte le possibilità per lavorare bene.
È anche vero, però, che, soprattutto quest’anno in serie B, allo stadio si avverte un’atmosfera per la quale al primo errore iniziano i mugugni e così via, e questo la squadra lo avverte e ne soffre, ma d’altra parte non possiamo pretendere di prendere applausi senza meritarli.
Spesso nella conferenza pre-gara mi viene chiesto se il pubblico sarà il dodicesimo uomo in campo; questo può avvenire solo e se ce lo meritiamo, se non dovessimo meritare applausi e giusto che il pubblico dissenta, soprattutto perché questo pubblico, la nostra gente, non vuole stare in serie B, proprio come non lo vogliamo noi. Per quanto riguarda poi il mio rapporto con la stampa, io mi sento molto tranquillo e sereno, ho frequentato sale stampa con molto più pepe.
Questo mio rapporto non so se dipenda dall’atmosfera di fiducia nei miei confronti che ancora persiste, potrebbe passare anche questa, se io non dovessi fare quello per il quale sono stato chiamato.
Non ci sono cose importanti che ci possano inibire, sicuramente allo stadio la squadra sente troppo l’impegno: anche io a volte vorrei che i ragazzi fossero più spregiudicati, più sciolti, anche se garantisco per la voglia e l’impegno che ci mettono tutti loro.”
In questo momento, aggiornando il borsino, quali sono le candidate alla promozione?
“Io punterei su di noi, o meglio, punterei l’attenzione su di noi in quanto non dobbiamo guardare ciò che fanno le altre ma dobbiamo concentrarci su quello che facciamo noi.
In riferimento, comunque, alle altre squadre, vedo che il Bari è in un buon momento di forma, le cinque vittorie consecutive lo dimostrano.
Non siamo giunti ancora alla volata, la cosa importante ora è pensare, lavorare e credere che quando saremo agli ultimi 200 metri, nello sprint deve esserci anche il Parma. Quello sarà decisivo.”
Solitamente, le sue squadre hanno un calo verso fine campionato…
“Io non sono arrivato qui ad inizio stagione, quindi dovrebbe essere tutta una prima parte per me. Comunque, questo, è vero in parte: quando ero arrivato a Palermo, la squadra era terza e abbiamo finito il campionato primi, ad Udine avevo fatto meglio il ritorno dell’andata, a Bologna avevamo fatto 27 punti all’andata e 25 nel ritorno, 52 punti in 34 partite, mi sembra un buon risultato, poi, in qualche altra occasione c’è stato un calo nel finale, ma quest’anno, la preparazione non l’avevo fatta io…”
Chi non sarà a disposizione domani?
“Pegolo e Reginaldo”
Pensa che in squadra ci siano i giocatori in grado digiocare con la difesa a quattro, visti i precedenti?
“E’ un discorso di tutta la squadra come sempre. Io sto lavorando per vedere se ci sono le condizioni per potersi schierare a quattro e questo vorrebbe poter dire, per esempio, mettere uno schermo davanti alla difesa.
Lavorarci vuol dire pressare molto i portatori di palla e fare in modo che giungano pochi rifornimenti. Lavorarci vuol anche dire allenare i giocatori che potrebbero soffrire gli uno contro uno sugli esterni.
Noi facciamo queste cose per migliorare i nostri pregi e per limare i nostri difetti. Al di là di tutto, però, ci deve essere la tranquillità, perché se una squadra è troppo tesa o troppo nervosa, qualsiasi cambiamento lo prende male, e la tranquillità la dobbiamo cercare noi, non piove dall’alto.”
Chi sarà il nuovo capitano?
“Ho sentito e vissuto questa cosa, ho parlato anche con Cristiano Lucarelli ma non ci ho pensato. Tra l’altro, ho anche un precedente personale, di quando giocavo nel Verona e vincemmo il campionato di serie B, uno dei miei migliori anni da calciatore.
Bagnoli, il mio tecnico di allora, capì che avevo bisogno di essere responsabilizzato, che avevo bisogno di tante cose perché ero un giocatore bravo, ma con tante fisime, mi diede la fascia del capitano, ero lì da diversi anni, ma in realtà non ero il capitano della squadra, i leader veri erano altri giocatori della squadra. Questo discorso del capitano è sì importante, ma non fondamentale. Non ho pensato al discorso della fascia ma troveremo sicuramente qualcuno che la porterà.”
Dei giocatori di oggi, in chi si riconosce?
“Io ho cominciato a vent’anni e giocavo in Nazionale Under 21 insieme a Giordano, Cabrini, Manfredonia, Beccalossi e molte volte giocavo io e stavano fuori loro, ero un talentino mica male, ma mi mancavano i cosiddetti attributi per trasformarmi da uno che giocava a calcio a calciatore. Ero una mezza punta, un giocatore da trequarti in su, ma i paragoni è meglio lasciarli stare.”