
22/07/2011
h.11.30
Intervista a Stefano Mambriani, parmigiano, che suona il banjo e canta musica country per il Banjo Italiano e per la band degli “Hermann e le Taxas Babies”.
Che strumento è il bangio a 5 corde? Che storia ha?
Il banjo proviene dall’Africa. E’ stato portato dagli schiavi negli Stati Uniti, pur in una versione differente dall’attuale. Il banjo come lo conosciamo oggi si dice abbia la sua origine verso il 1850 (con la cassa armonica che di fatto è una sorta di tamburo; ai tempi degli schiavi era una zucca) e la sua struttura definitiva risale a circa il 1930.
Quello però che caratterizza il banjo 5 corde è appunto la quinta corda, che a differenza di tutti gli strumenti simili (chitarra, mandolino, ecc.) è situata in alto alla tastiera (e non in basso), e quindi viene pizzicata dal pollice. Ha quindi un ordine delle corde del tutto anomalo che consente di ottenere arpeggi ed effetti unici. Quella specie di “rotolamento” e di inseguirsi di note è dovuto proprio alla 5a corda fissata in quel punto.
Questa invenzione la si attribuisce ad un tal Joel Walker Sweeney, che nel 1831 l’aggiunse ad un banjo 4 corde… anche se non vi è nulla di sicuro in tutto questo.
Tu suoni musica country. Quali sono le caratteristiche di questa musica e quali emozioni trasmette?
Io credo che ci sia un po’ di country in ognuno di noi. Proprio l’altra sera, in TV, ripercorrevano la storia di Roberto Vecchioni e del suo primo grandioso successo discografico: Samarcanda. Mi chiedevo il perché di questo successo che in due giorni vendette 70.000 copie; a pensarci bene, il violino in quel pezzo suona come in un pezzo country, la melodia del canto è semplice, l’armonia pure, basata su pochissimi accordi, ha un’orecchiabilità facile ed immediata, un ritmo regolare e semplice. Ecco, queste sono le caratteristiche principali del country e penso che siano questi elementi a renderlo gradevole all’orecchio (penso che quindi anche Samarcanda abbia avuto successo per questi caratteri).
Credo poi che piaccia, anche se è comunque un genere musicale che non va per la maggiore, perché in qualche modo ci ricorda l’infanzia, la vita nei campi, la naturalità, l’America che abbiamo sognato da bambini, la semplicità delle cose e delle situazioni. Ed infine, credimi, in musica penso che per ogni genere molto si spieghi con una tautologia che difficilmente può essere razionalizzata: piace perché piace. E’ un po’ come un gelato: perché piace? perché piace!
Quali autori interpreti nei tuoi concerti?
Oggi suono principalmente in due formazioni: da solo (!) in manifestazioni di strada (Ferrara, Vernasca e simili) con il nome di Banjo Italiano, e poi con Hermann e le Texas Babies, che è una formazione country di Reggio (le Babies sono una batterista ed una cantante). Con Hermann facciamo i classici del country e del bluegrass (Foggy monutain breackdow, dueling banjo, ecc.), e poi quelle cantate (io canto) a cominciare da Jonny Cash e da tradizionali che non hanno proprio un autore o un esecutore a cui fare riferimento. Quando suono invece da solo faccio brani strumentali, preparando le basi Midi e poi suonandoci sopra; arrangia di tutto, da Oh sole mio a Blowing in the wind.
Il country è spesso associato all’America profonda delle praterie, conservatrice, nazionalista, repubblicana e di destra. Quanto c’è di vero in questo?
Per quanto mi riguarda, non c’è nulla di vero. Faccio fatica a connotare politicamente la musica in genere, ed il country ancor meno. Credo che oggi non sia la musica ad identificare politicamente le persone.
Per quanto mi concerne, e per quanto concerne le persone con cui ho suonato o parlato di country, non c’è alcun collegamento di quel genere, o magari non me ne sono mai accorto…
Il country negli ultimi anni va di “moda” anche dalle nostre parti. In quali locali è possibile ascoltare concerti e musica country a Parma e nelle province limitrofe?
Oggi il country è quasi sempre associato ai balli country, che si stanno diffondendo davvero molto (qualcuno dice che il ballo country è il nuovo liscio, ballato dai giovani e dagli adulti), e gli va quindi al traino. In tutte le manifestazioni di cavalli poi c’è il country, e così anche nelle sagre di paese è piuttosto diffuso. Lo si vede anche nelle feste dei partiti perché diverte, e non connota (tanto per dire, è probabile che andremo a suonare in agosto in una grande festa dell’Unità, che non è certo di destra!).
Insomma, non c’è tantissimo country, ma è un po’ dappertutto.
Una cosa sicura è che a Reggio Emilia c’è molto più country (balli e musica) che a Parma. Vuoi sapere una curiosità? Io insegno il banjo da alcuni anni, ed ho vari allievi: due sono di Modena, uno di Faenza, uno di Portogruaro, ne ho avuto uno di Padova, ed un altro di Bologna (altri tre sono di Parma o provincia): lo vedi? la prevalenza è comunque andando verso est, verso la Romagna e il mare.
Se dovessi dare qualche dritta ai nostri lettori per approcciare la musica country, quali cantanti e brani gli suggeriresti di andare ad ascoltare?
Se parliamo di country con la presenza del banjo, io consiglierei questo: per il tradizionale di certo Earl Scruggs, gli Osborne Brothers, Don Reno, Stringbean, Grandpa Jones (mi ero proposto di fare solo due nomi, ma …); per il banjo più moderno o d’avanguardia non si può che ascoltare Bela Fleck, ma anche Jens Kruger, Tony Trischa, Bill Keith; per le canzoni, Jonny Cash indubbiamente, e tanti altri che youtube ci consente di reperire facilmente.
Se invece uno vuole imparare a suonare il banjo 5 corde (che è diversissimo dal 4 e dal 6 corde, e profondamente diverso dalla chitarra) deve munirsi di tanta pazienza perché non è certo uno strumento dei più facili e poi trovarsi un maestro che lo guidi e gli insegni i trucchi del mestiere. A questo riguardo, io sono a disposizione con quella che mi piace definire la mia “piccola scuola di banjo italiano”.
Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti e come li divulghi?
Nell’immediato, insieme ad Hermann e le Texas, c’è la fiera di San Giacomo a Langhirano (24 luglio) e forse a Ramiseto (RE) il 20 agosto; sempre in agosto c’è quella grossa festa dell’Unità, ma ancora da confermare, e quindi non diciamo di più.
Come Banjo Italiano, quindi da solo, nell’ordine ci sono il Bascherdeis di Vernasca (30 e 31 luglio), una manifestazione sui navigli a Milano (metà agosto), ed il classico Buskers Festival di Ferrara (fine agosto), in cui sono presente ormai da 12 anni.
Facebook è il mio canale di comunicazione principale, nel quale il mio nome è Banjo Italiano; creo eventi, invito, scambio informazioni, ecc., e “conosco” (se così si può dire) bravissimi e sconosciuti banjoisti di tutto il mondo. Se penso che quando ho iniziato a suonare, ormai oltre 25 anni fa, attendevo mesi che i pochi manuali di cui sapevo l’esistenza arrivassero via nave dagli USA…!
Andrea Marsiletti