“Quali effetti della riforma Gelmini sulla montagna?”

SMA MODENA
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Shadow 2.0
Finalità del Progetto
Elenco dei
membri del Governo Ombra
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03/03/2009

Il presente intervento è a titolo personale e i suoi contenuti non impegnano in nessun modo il Governo Ombra del Comune e della Provincia di Parma Shadow 2.0. 

Come membro di Shadow 2.0 è giusto che mi occupi di ciò che mi riguarda perché, anche se su temi specifici, ho il dovere di portare opinioni di settori che conosco direttamente.
Penso infatti che la completezza del contributo di noi membri del Governo Ombra sia propria nell’eterogeneità dei componenti, da un punto di vista tecnico ancor prima che politico.
Al momento il mio curriculum mi porterà a volermi occupare naturalmente di montagna, sport per i giovani, telematica e sviluppo economico.
Mi sono trasferito con la mia famiglia per vivere e lavorare a Bardi, venendo da Piacenza, da poco più di 4 anni e quindi ho tutti i limiti di quello che i miei compaesani chiamano un “furestu”. Ma anche i pregi di una visione più distaccata e meno ricattabile.
La cosa più importante e urgente di cui parlare ora, se si vogliono “infilare” in un colpo solo buona parte degli argomenti appena citati, è la riforma Gelmini e i suoi effetti (in particolare sulla montagna).
Non se ne parla dai tempi della finanziaria e delle manifestazioni di piazza, da parte di genitori, studenti e insegnanti.
Anche cercando con i motori di ricerca poco si trova oltre il novembre, dove le ultime notizie parlano di una parziale ritirata non dimostrata della Ministra, soprattutto sulla scuola primaria.
Eppure è già tempo di bilanci. Perché tra ottobre e novembre molte “dispute” si sono spesso chiuse con un “vedrete che non peggiorerà” detto da parte governativa e un “sarà un terremoto” da parte dei partiti di opposizione e dei sindacati.
Quel che era certo, al di là dei falsi obiettivi su cui l’informazione aveva fatto concentrare l’opinione pubblica (maestro unico, voto numerico, voto in condotta e grembiulini), era comunque un taglio pesante che si sarebbe abbattuto in generale sull’Istruzione Pubblica. Cito la cifra “ammessa” dalla stessa Gelmini che parla di tagli totali per 7,8 miliardi di euro, la cui entità non può far pensare che siano solo frutto dei cosiddetti “tagli agli sprechi” e che quindi la fondamentale coperta da qualche parte si sia accorciata. Lasciando scoperto che cosa? E cosa il governo ha considerato “superfluo”?
Già il fatto di aver scelto di tagliare sulla Scuola Pubblica (i finanziamenti alle scuole private cattoliche sono stati confermati fino all’ultimo euro, con un decreto urgente ad hoc) e non su altri settori è una scelta politica, ma non voglio addentrarmi sul perché un paese come l’Italia, che trovo giusto definire “con un glorioso futuro alle spalle”, abbia deciso di tagliare il ramo su cui sta seduto. Perché mi addentrerei nella discussione politica, prestando il fianco a facili strumentalizzazioni.
Molto allarme c’era da parte mia e di mia moglie su quello che la riforma sembrava prospettare per le scuole di montagna, soprattutto per i numeri minimi per poter costituire le classi.
Ma diversi genitori degli altri bambini non sembravano preoccupati, perché ci dicevano che avevano ricevuto ampie garanzie dai rappresentanti locali dei partiti di governo. Abbiamo espresso i nostri dubbi sulla parzialità del metodo di raccogliere le informazioni solo attraverso i telegiornali dell’azienda del Presidente del Consiglio per poi chiedere conferma solo a membri del suo stesso partito. E anche noi abbiamo rimandato all’uscita delle fantomatiche circolari attuative le nostre divergenze.
Circolari che purtroppo sono scientemente uscite con un enorme colpevole ritardo. Noi stessi che abbiamo preiscritto il nostro secondogenito alla prima elementare a Bardi abbiamo avuto un incontro con il Preside solo una settimana prima della chiusura delle stesse. Lì abbiamo scoperto una prima conseguenza pratica: che per non costituire una “pluriclasse” (nel nostro caso ad esempio la prima e la seconda insieme, fra l’altro con una sola maestra) sono ora necessari almeno 19 bambini e non più 13, come l’anno scorso. E per questi territori 6 bambini sono tanti. In meno di una settimana, noi stessi genitori abbiamo fatto i salti mortali e convincendo 3 famiglie a preiscrivere in anticipo i loro figli di 5 anni riusciremo (forse!) ad avere una prima classe effettiva. E solo per quest’anno, ma già l’anno prossimo?
Fra l’altro Bardi è, come ha detto lo stesso Preside responsabile dell’intero Istituto Comprensivo Val Ceno, per il momento un’isola felice, figlia delle tante iniziative di rilancio del territorio che hanno in parte fermato l’emorragia demografica della montagna. Il 90% dei bambini che si sono iscritti alla prima classe infatti non è “bardigiano doc”, perchè figlio o di “rientrati” dall’estero, o di immigrati sia italiani come noi che extracomunitari. Eppure ce l’abbiamo (forse) fatta per un solo bambino recuperato con vere e proprie suppliche all’ultimo giorno utile. Per gli altri paesi dell’Istituto Comprensivo invece ci sono già quest’anno prospettive drammatiche e già l’anno prossimo pesano delle grosse incognite anche su Bardi.
Nella pratica quindi non c’è solo lo spettro della chiusura di alcune scuole a causa degli accorpamenti ma soprattutto quello delle multi-classi.
Perché gli accorpamenti in montagna non sono la stessa cosa di quando in città si uniscono due istituti di quartieri confinanti. Se ad esempio nei soli comuni di Bardi e Varsi si facesse una sola scuola, per poter rientrare nei fantomatici parametri, alcuni bambini che già ora impiegano 50/60 minuti a raggiungere il paese capoluogo dalle frazioni più lontane si è calcolato che ci metterebbero quasi 2 ore ad arrivare alla scuola del comune confinante. I chilometri in montagna corrispondono a tempi ben diversi da quelli della pianura. Per questo motivo Presidi e Provveditorato preferiscono optare, per poter stare all’interno dei numeri, per le classi miste e quindi alla rinuncia di diversi aspetti didattici fondamentali.
Bisogna a questo punto avere il coraggio di dire che l’applicazione della riforma Gelmini significa una grave e incostituzionale diversità tra bambini che riceveranno un insegnamento di serie B e di serie C o D. La serie A oggettivamente non c’è comunque più perché era quello che già avevamo e che ci portava ad avere per una volta un’eccellenza, almeno per quanto riguarda la scuola elementare italiana e che ho avuto modo di vedere con la mia primogenita per due anni, proprio a Bardi.
E non mi si venga a dire, come qualcuno ha provato a fare, che la pluri-classe è una risorsa che da maggiore stimolo ai bambini perché non lo smentisco io, ma qualsiasi insegnante che sappia cosa vuol dire normalmente organizzare le lezioni per i tempi diversi di apprendimento già in una classe di bambini della stessa età e che seguono lo stesso programma, oltre alla presenza di diversi bambini stranieri che hanno inizialmente bisogno di maggiore supporto per l’apprendimento basico della lingua; figuriamoci con bambini di diverse età. Ci sono paesi che si ritroveranno anche 3, 4 e addirittura 5 classi all’interno della stessa aula e con i tagli all’organico (i sindacati dicevano 87.000, la Gelmini “solo” 30.000 e ora dalle stime dei provveditorati sembra siano circa 55.000 in meno) probabilmente anche con una sola maestra. Si parla anche di probabile chiusura di intere scuole, come pare sia probabile per la Scuola Materna di Varsi proprio per le modifiche intervenute al numero minimo di bambini per tenere aperto un servizio fondamentale.
E’ questo il supporto che si vuole dare al rilancio della montagna o c’è consapevolezza da parte di tutti i rappresentanti politici, di ogni partito e di ogni Istituzione locale, che questo potrebbe essere l’inizio della vera fine per la montagna?
Oppure la montagna è da un lato una mucca da mungere per attingere acqua e risorse naturali di ogni tipo, ma dall’altro lato solo un peso gravoso che non si vuole sostenere?
Io qualche brutta battuta al proposito in questi mesi l’ho dovuta sentire e da “furesto” ho notato anche che in provincia di Parma c’è una scarsa integrazione fra la pianura e la montagna, molto di più ad esempio rispetto alla provincia di Piacenza da cui provengo. Ho sentito spesso un fastidio quasi razzista nei confronti dei montanari e mi sono anche sentito dire “Ma cosa volete, se avete scelto di stare lassù sui bricchi poi non pretenderete anche di avere le scuole come se foste giù”. Come se la soluzione fosse quella di ammassarsi tutti in pianura per non dare più disturbo, abbandonando così in modo pericolosissimo il presidio già faticoso del territorio.
Le mia domande vanno ora ai rappresentanti politici di ogni ente (Comuni, Comunità Montane, Amministrazione Provinciale):
1) siete consapevoli di cosa significa per la montagna la riforma Gelmini?
2) pensate che la riforma scolastica influirà sulle politiche di ripopolamento fin qui faticosamente approntate?
3) cosa avete fatto finora per arginarne gli effetti (atti pubblici riscontrabili, non parole)?
4) cosa avete intenzione di fare?
E in particolare ai rappresentanti locali dei partiti governativi chiedo:
1) siete d’accordo in tutto o in parte con la riforma Gelmini?
2) ce non siete d’accordo o comunque non ne condividete alcuni aspetti fondamentali siete disposti a prendere pubblicamente posizione contro i vostri stessi partiti e battervi perché i parametri più squalificanti per la montagna vengano rivisti?
Sappiano i vari candidati Sindaci e i candidati a Presidente della Provincia delle prossime vicinissime tornate amministrative che mi presenterò ai loro incontri pubblici per portare l’attenzione sui temi della scuola e cercherò di porre queste domande in pubblico, sia come genitore che come membro di Shadow 2.0. E renderò pubbliche le loro risposte e anche le eventuali contraddizioni che conterranno.
Per quelli che finora hanno fatto opera di aperto sostegno alla riforma e che hanno lavorato da “pompieri” con i genitori preoccupati sarà inoltre necessaria una pubblica marcia indietro sulle posizioni precedenti con ammissione almeno della sottovalutazione delle conseguenze, altrimenti sarò costretto a comunicare per dovere di cronaca che “il tal rappresentante politico, pur avendo sostenuto la riforma nei mesi precedenti, ora senza volerlo ammettere in campagna elettorale sostiene per comodità una posizione differente”.
Devo anche riconoscere ai Comuni di montagna, sostenuti da ogni tipo di maggioranza, che in questi anni hanno fatto sforzi enormi per la scuola e si sono battuti tutti come leoni.
Si sono spesso fatti carico direttamente di servizi di cui lo Stato è stato deficitario, pur con i noti risicati fondi a disposizione. Veri e propri miracoli.
Anche il nuovo tipo di tempo pieno sarà possibile solo dove i Comuni interverranno facendosi completamente carico di tutti gli oneri, compresi i compensi alle cooperative che svolgeranno le attività integrative al posto degli insegnanti (e questo in molti ancora non lo sanno ed è stata smentita anche la previsione della Ministra che oltre la metà delle famiglie non ne avrebbero usufruito perché dalle preiscrizioni risultano già oltre il 95%).
Finora nessun Comune ha esitato nel garantire il suo ennesimo miracoloso sostegno.
Ma anche per loro, come ho appena scritto, io sono qui e chiederò conto ad ognuno di quello che farà o non farà in proposito esercitando il mio diritto/dovere di cittadinanza attiva.