
16/12/2009
11.00
Il Consigliere Provinciale della Lega Nord, Pier Angelo Ablondi, ha presentato un’interrogazione alla Giunta con la quale chiede di verificare i costi e l’utilità dei quattro “musei del cibo” realizzati dall’Amministrazione Provinciale di Parma.
La Provincia di Parma ha realizzato quattro “Musei del cibo”: il Museo del Parmigiano-Reggiano (con sede a Soragna); il Museo del prosciutto e dei salumi di Parma (con sede a Langhirano); il Museo del salame di Felino (con sede a Felino); il Museo del pomodoro (con sede a Collecchio).
Secondi i desideri dell’Amministrazione Provinciale i “Musei del cibo” sarebbero dovuti diventare “…tappa fondamentale degli itinerari enogastronomici.” e fornire “…servizi aggiuntivi di degustazione, commercializzazione e valorizzazione dei prodotti, certificando dunque il marchio di qualità e il controllo del prodotto dall’origine alla vendita”.
Per il Consigliere Ablondi: “Nonostante le ingenti risorse pubbliche profuse dalla Provincia di Parma, gli attuali Musei del cibo di Parma, lungi dal conseguire gli scopi prefissati, si sono rilevati un FALLIMENTO sia in termini di visitatori che di rapporto costi-benefici.
Si tratta di strutture molto costose, che sono aperte solo per sei mesi all’anno ed esclusivamente i giorni di sabato e domenica per sei ore al giorno. Rispetto all’attuale, inutile e costosa parcellizzazione, la Provincia avrebbe fatto meglio a realizzare un’unica struttura museale dei prodotti-tipici parmensi, aperta al pubblico tutto l’anno e debitamente localizzata per facilitarne la frequentazione, come peraltro ha proposto anche il Prof. Fausto Cantarelli, Direttore dell’Istituto di Economia Rurale e Zootecnia dell’Università di Parma.
Mi chiedo che senso abbia aver realizzato a Felino il “Museo del salame”, quando a Langhirano, distante soli 11 Km, esisteva già il” Museo del prosciutto e dei salumi di Parma”; ecco un bell’esempio di come si spreca il denaro dei contribuenti.
Con l’interrogazione il Consigliere leghista ha chiesto di conoscere il costo sostenuto dalla Provincia di Parma per realizzare e sostenere i Musei del cibo ed i criteri di selezione del personale che vi lavora. Per Ablondi sarebbe anche interessante conoscere il numero di visitatori paganti, gli incassi registrati dai Musei ed il controvalore dei prodotti eventualmente commercializzati”.