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21/07/2010
h.11.50
Oggi Monji e la sua famiglia non sono stati sfrattati, il padrone di casa ha concesso una proroga fino al 1 settembre. E’ una buona notizia ma ora anche le istituzioni devono fare la loro per evitare che il problema si riproponga a settembre con una famiglia senza un tetto sotto cui stare,noi c’eravamo,la controparte c’era ma come al solito non c’era il Comune ma il rispetto dei diritti e della dignità delle famiglie spetta al comune o ai privati?basta tagli al Welfare,diritto alla casa per tutti!
Qui sotto riportiamo il volantino distribuito durante il presidio ed alleghiamo una foto:
ESTATE 2010: LA CRISI COLPISCE, GLI SFRATTI NON SI FERMANO
Ennesimo sfratto a Parma: a essere colpita questa volta è una famiglia di tunisini con due bimbi in tenera età, (7 mesi e 2 anni) residente in Via Abba. Il padre, muratore, è rimasto senza lavoro da oltre un anno e la famiglia si trova pertanto in stato di morosità con conseguente procedura di sfratto che oggi 21 luglio giunge nella fase esecutiva.
Ironia della sorte, il proprietario dell’appartamento della famiglia sotto sfratto e di decine di altri appartamenti è MANARA, uno dei grandi costruttori di Parma, uno di quelli che ha beneficiato, e continua a farlo, della grande abbuffata speculativa che ha garantito rendite e affari d’oro a pochi impresari e proprietari immobiliari gravando con affitti e mutui da incubo su milioni di famiglie che si sono dovute rivolgere a un mercato selvaggio e spietato che strangola chi deve dare risposta al bisogno di alloggio.
Questo sfratto riflette perfettamente la situazione attuale: il muratore (come tutti i lavoratori) paga la crisi e viene anche licenziato, l’imprenditore edile che è anche proprietario, continua a beneficiare del boom speculativo e della espansione immobiliare che caratterizza Parma e sfratta il lavoratore colpito dalla crisi per potersi garantire la rendita da affitto.
Il Comune di Parma anche in questo caso ha proposto alla famiglia solo soluzioni di accoglienza temporanea che dividono in nucleo, facendo venir meno l’affetto famigliare a bimbi ancora piccoli ed è colpevole inoltre di grave negligenza per aver trascurato da anni l’emergenza abitativa.
In alternativa ha proposto accoglienza in residence però a carico della famiglia, che è senza redditi, per circa 600 euro al mese.
Questa famiglia ha però deciso di non vivere questo momento di difficoltà come una tragedia privata ma di rendere pubblica e politica la propria condizione, avvalendosi dell’appoggio di altre persone che hanno subito o sono in procinto di subire degli sfratti e del supporto militante della Rete Diritti in Casa .
Nostra intenzione è quindi quella di impedire questo sfratto e di agire affinché sia trovata una soluzione dignitosa a questo caso specifico ma anche perché si intraprendano politiche che diano una risposta strutturale all’emergenza abitativa.
Per questo chiediamo:
-IL BLOCCO EFFETTIVO DEGLI SFRATTI, PER FINITA LOCAZIONE E PER MOROSITA’
L’ESTENSIONE RETROATTIVA DELLA MORATORIA SUI MUTUI A TUTTE LE SITUAZIONI IN CUI SI E’ VERIFICATA PERDITA DI REDDITO A CAUSA DELLA CRISI
-REQUISIZIONE DEGLI ALLOGGI SFITTI DEI GRANDI PROPRIETARI IMMOBILIARI E DELLE IMPRESE EDILI, CIOE’ DEI SOGGETTI CHE IN QUESTI ANNI HANNO SPECULATO ALLEGRAMENTE SUI BISOGNI ESSENZIALI ALTRUI (IN ALTERNATIVA UNA FORTE TASSAZIONE SUGLI ALLOGGI SFITTI).
-RILANCIO DI UNA POLITICA DI INVESTIMENTO NELL’EDILIZIA PUBBLICA (CASE POPOLARI) DA EDIFICARE SU AREE DISMESSE, PER EVITARE ULTERIORE CONSUMO DI SUOLO AGRICOLO.
-GESTIONE PUBBLICA DELLE ASSEGNAZIONI E APPLICAZIONE CANONE SOCIALE PER GLI INTERVENTI DI HOUSING SOCIALE CHE SI INTENDONO ATTIVARE.
-ABOLIZIONE DELLA LEGGE 431/98 PER DIRE BASTA ALLA LIBERALIZZAZIONE DEGLI AFFITTI E RIPORTARLI SOTTO IL CONTROLLO PUBBLICO E PARAMETRARLI ALLA CONDIZIONE SOCIALE DI CHI ABITA.