Sic: facciamo parlare i fatti

SMA MODENA

12/05/2009
h.20.40

“Non voglio fare polemica, voglio che parlino i fatti”. Il presidente Bernazzoli parla dei Sic, i siti di interesse comunitario, e risponde alle accuse lanciate stamani nel corso di una conferenza stampa ricostruendo la vicenda, dall’assemblea di Bardi nel dicembre 2006 fino ad oggi, spiegando gli impegni presi e gli esiti del lavoro.
“Non sono stato invitato all’incontro – chiarisce subito il presidente della Provincia di Parma – e non è nel mio stile declinare gli inviti. Ben venga l’ispezione europea, adesso e prima del voto così potranno verificare come si è lavorato e cosa si è fatto”.
La questione invocata dai comitati che hanno depositato in Provincia 7877 firme (il dato è scritto nel fascicolo protocollato) destinate al presidente della Regione, non è questa volta l’abolizione dei Sic, ma ciò che non è possibile fare in queste aree, tema che Bernazzoli affronta cominciando dall’inizio della vicenda ereditata dal passato, visto che, ricorda il presidente “la maggioranza di queste aree viene definita agli inizi degli anni ’90 e poi nel 2006”.
La cronaca di Bernazzoli comincia dagli impegni assunti dalla Provincia nell’assemblea con i cittadini e i comitati del dicembre 2006. Da lì infatti nasce il tavolo di confronto di cui faranno parte i comuni e i rappresentanti del comitati. Si lavora insieme arrivando sei mesi dopo a definire proposte, poi accolte nel regolamento (la direttiva regionale) in cui si stabilisce che tocca ai territori valutare gli interventi che possono essere realizzati nei Sic, ovvero ai Comuni e Comunità Montane; le Province sono interessate solo a quelli di valenza provinciale.
Quel regolamento, frutto delle proposte avanzate dal tavolo, funziona da metà 2007. Oltre a trasferire a livello locale la responsabilità della conservazione del sito, esclude dall’obbligo della valutazione di incidenza le ordinarie attività agricole, gli interventi edilizi più frequenti, caccia e pesca, la raccolta dei frutti del sottobosco, il taglio della legna. Invece, nei casi di interventi che possono avere un rilievo ambientale, viene richiesto ai proponenti di allegare al progetto un semplice modulo, contenente la descrizione degli impatti previsti. L’azione di verifica della compatibilità ambientale assume maggiore rilevanza solo per le opere e gli interventi di grandi dimensioni.
Dove ci sono i Sic o le Zps insomma, sottolinea Bernazzoli, si può continuare a cacciare, andare per funghi, restaurare la propria casa o fare agricoltura. E a proposito di imprese, ci sono oltre 80 aziende, spiega sempre il Presidente, che hanno potuto beneficiare di contributi – 350mila euro nel 2007 e 555mila nel 2008 – proprio in virtù del fatto che la loro localizzazione era all’interno di questi siti.
Secondo impegno assunto, e su cui la Provincia ha lavorato con il tavolo, è la riperimetrazione, cioè una revisione e aggiornamento dei siti parmensi. La proposta, condivisa ancora una volta con i sindaci e i comitati, è stata quella di rivedere i perimetri dei Sic, lasciandone fuori 1984 ettari cioè il 27% della superficie complessiva. Dopo il sì della Regione è però arrivato il no del Ministero dell’ambiente che ha comunicato alla Provincia la propria contrarietà a intervenire in tal senso.
“Abbiamo però fatto un ulteriore studio a supporto della nostra proposta e l’abbiamo di nuovo inviato al Ministero alla fine di marzo perché possa riesaminare la cosa” – dice Bernazzoli. Trasparenza, serietà e coerenza. E’ questo il profilo che abbiamo tenuto per affrontare una vicenda delicata e che ci ha permesso di avere dei risultati.
Della spessa opinione anche il vicepresidente Pier Luigi Ferrari che spiega che “la battaglia sul taglio del bosco l’abbiamo vinta a Parma. Non c’è burocrazia o costi in bolli, ma semplici moduli da presentare alla comunità montana, così come va smentito con forza il fatto che non si possa cacciare o costruire o fare agricoltura. Grazie ai sic – dice il vicepresidente – abbiamo realizzato importanti infrastrutture per il turismo come quelle sul monte Barigazzo e a Bedonia”.
“Ho un grande rispetto per la montagna e i montanari – conclude il presidente – credo che l’ambiente sia uno degli elementi utili a rilanciare quelle zone, un traino per l’economia e per il turismo. Per questo occorre lavorare con coerenza, senza ingannare le persone, impegnandosi tutti i giorni. Ed è quello che abbiamo fatto e che dovrà essere fatto ancora”.