Spip: 7 milioni di consulenze buttati al vento

SMA MODENA
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Non ci sono solo le spese folli per i terreni nello scandalo Spip portato a galla dalla Procura di Parma – leggi contestazioni per bancarotta fraudolenta all’ex presidente Nando Calestani, l’ex dg Pietro Gandolfi, agli ex membri del cda Cristina Bazzini (attuale presidente del Gruppo cooperativo Colser – AuroraDomus), Federico Palestro, Mario Mantovani, Marco Trivelli, Nello Mancini, Roberto Brindani, Paolo Buzzi (già vicesindaco del Comune di Parma), Paolo Borettini (immobiliarista), Andrea Costa (già presidente di STT) e Carlo Frateschi (già direttore generale del Comune di Parma) – . ma anche una lunghissima serie di incarichi per progetti mai partiti, realizzati solo in parte o che nulla avevano a che vedere con l’attività dell’azienda. A riportare tutto è la Gazzetta di Parma. Non solo. Per i vari affidamenti non ci sarebbe traccia di una selezione pubblica e trasparente.

Oltre 7 milioni buttati al vento, secondo l’accusa. Operazioni dolose che la procura contesta all’ex presidente Calestani, all’ex direttore generale Gandolfi e agli altri ex membri del consiglio d’amministrazione Bazzini, Palestro, Mantovani, Trivelli, Maccini e Brindani. Venticinque in totale le voci di spesa ingiustificate che compaiono nell’avviso di conclusione delle indagini. Si parte dal PKN, ossia il Parma Knowledge Network. Più di un milione investito nella costituzione di una rete internazionale di professionisti e accademici che avrebbero dovuto fornire servizi alle aziende parmigiane per sviluppare ricerca e innovazione. Peccato, però, che – secondo la procura – il progetto si sia esaurito «nell’acquisto di un software, mai utilizzato e per il quale risulta che la società Autonomy, oltre alla prima installazione, avrebbe fornito anche l’assistenza tecnica per due anni».

Per «accontentare» il maggior numero di professionisti, poi, Spip avrebbe affidato lo stesso incarico a più persone. Nel periodo 2007-2010 è infatti uscito dalle casse della società oltre 1 milione e 600mila euro per una consulenza relativa alla progettazione del Pua di Spip 3. Ma quel lavoro, secondo la procura, era già stato assegnato ad altri specialisti e, in parte, nello stesso incarico venivano duplicate alcune attività con l’intento di far crescere il costo finale. Ci sono le consulenze ingegneristiche e contabili, ma non mancano anche le spese «per le pubbliche relazioni e per il benessere personale di alcuni dipendenti». Oltre 120.000 euro in totale. Niente sauna negli uffici: tra le varie fuoriuscite di soldi per questa voce, compaiono, però, oltre 11.000 euro per il Caffè Orientale e altri 7.000 per l’hotel Stendhal. Tutti pagamenti – sottolinea la procura nel 415 bis – «per i quali la società non è stata in grado di esibire alcun giustificativo». Mentre il buco di Spip stava diventando una voragine.