
Si è chiusa l’indagine su Stu Pasubio.
Oggetto dell’attenzione degli inquirenti è la cessione nel 2012 delle quote di STU Pasubio da parte del Comune di Parma, perchè potrebbe avere danneggiato il Comune determinando “oltre all’evidente vantaggio della rinuncia in favore della stessa Pasubio da parte del Comune a un credito di 5.335.000 euro, anche il pagamento di 3.831.873 euro, subordinato all’approvazione di varianti urbanistiche a priori irrealizzabili, nonché un aumento di circa 1.600 metri quadrati di superficie lorda utile rispetto all’originario progetto e non destinati, come previsto, ad uso esclusivamente pubblico”.
L’iter di vendita è iniziato con il commissario Ciclosi (che risulta indagato).
Il sindaco Pizzarotti è indagato per non aver bloccato il bando, pur “avendo ricevuto più comunicazioni anche per iscritto dai dirigenti dei settori interessati (contratti e urbanistica) che lo notiziavano ufficialmente del contenuto degli accordi con la società Unieco/Remilia, consapevole pertanto delle collusioni tra il Comune e la società”.
Anche gli ex membri del Cda di Stu Pasubio sono indagati.
Pizzarotti ha ribadito di avere agito nell’interesse dei cittadini, per ridurre di 55 milioni di euro i debiti delle partecipate del Comune di Parma.
Il prossimo passo compete alla pm Paola Dalmonte che dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.
I fatti emersi a conclusione dell’indagine della Procura della Repubblica sulla vendita delle quote del Comune di Parma della ex STU Pasubio sembrano rivelare da parte della Giunta Pizzarotti un’inaccettabile disinvoltura nei confronti delle regole e una carenza di trasparenza nel governo di una città come Parma, che di scandali ne ha conosciuti anche troppi in un passato recente.
Parma deve ringraziare l’impegno della Magistratura e delle forze investigative per il lavoro svolto, che anche in questa occasione sopperisce alle lacune etiche di una politica sempre troppo opaca.
Senza volere invocare capestri nei confronti di nessuno e neppure del Sindaco, Parma-Protagonista ritiene che, al di là dei risvolti penali, risulti evidente come la diminuzione del debito pubblico del Comune sia transitata attraverso procedure per lo meno dubbie.
La vendita di quote di una società del Comune non può avvenire in assenza di garanzie di pluralità per i soggetti eventualmente interessati, come di bandi di evidenza pubblica: Il Comune non è una proprietà privata di chi lo presiede, ma appartiene alla collettività e deve conformarsi alle sue regole democratiche.
STU Pasubio fu una delle creature della “Parma città cantiere” di ubaldiana memoria, ma si arenò nelle secche della crisi immobiliare, cominciando a gravare sul complesso del debito pubblico già sotto la Giunta Vignali. Tuttavia, a fronte di tale debito, la STU, di cui il Comune deteneva la maggioranza delle azioni, possedeva un ingente patrimonio immobiliare, a cui il Comune, con la vendita decisa dalla Giunta Pizzarotti, ha rinunciato. Attorno alla Pasubio il Comune ha giocato una partita per lo meno poco trasparente e la gestione del Workout Pasubio, sempre al limite tra pubblico e privato (pubblica quando serve, privata quando si fa strumento di parte), ne è un tassello non insignificante, che merita un approfondimento, alla luce di quanto emerso dalle indagini della Procura della Repubblica.
Dispiace oggi vedere l’atteggiamento di leggerezza autoassolutoria nelle reazioni del Sindaco, a fronte delle risultanze delle indagini. E preoccupa che oggi il soggetto che detiene il 100 % di quanto fu la STU si trovi in una situazione di incertezza finanziaria che rallenta e rende addirittura dubbia la realizzazione di quanto ancora previsto nel Piano Urbanistico della zona: una preoccupazione che concerne il futuro del comparto, in un quartiere, il San Leonardo, che attende il completamento di opere strategiche come queste, che, lasciate a se stesse, oggi comportano aumento del degrado, con le conseguenze sociali che sono a tutti note.
La diminuzione del debito fu affrontata dalla Giunta Pizzarotti, con l’intento di dimostrare efficienza amministrativa, ma i nodi vengono fatalmente al pettine e non siamo per nulla tranquilli neppure sull’altra partita, quella di Spip, sul cui fallimento gravano le responsabilità dei passati amministratori (della Spip stessa e del Comune), ma anche le lettere di patronage, le variazioni e i declassamenti delle destinazioni urbanistiche, quindi il ruolo attivo che il Comune ha esercitato, da Ubaldi a Pizzarotti, su un’area a destinazione pubblica strategica, oggi in mano ai curatori fallimentari nominati dal Tribunale, che devono affrontare una situazione complessa. Oggi Pasubio e Spip sono aree critiche, in condizioni di grave difficoltà e questo è uno dei prezzi che la comunità di Parma sta pagando anche per le dismissioni avvenute e per le modalità che le hanno rese possibili.
Parma Protagonista
L’inchiesta nata dalla svendita del patrimonio immobiliare di Stu Pasubio potrebbe portare ad accertare un considerevole danno erariale, considerato che in cambio di 4,2 milioni la società subentrata alla Stu è riuscita ad acquisire un patrimonio di almeno 40 milioni di euro.
Un’operazione sulla quale l’allora minoranza in consiglio comunale non mancò di sottolineare tutti i dubbi e le perplessità del caso.
Non stupisce pertanto il fatto che i riflettori della Procura si siano accesi su una vicenda rispetto alla quale ci attendiamo quanto prima chiarimenti pubblici da parte del Sindaco e per questo motivo chiederemo la convocazione congiunta delle commissioni Garanzia e Bilancio.
Premesso che fino a prova contraria per noi tutti i nove indagati sono da considerarsi innocenti non ci si può astenere dal fare qualche considerazione sull’indagine in corso, almeno per quanto emerge dalla lettura odierna dei quotidiani.
In particolare colpiscono l’attenzione le clausole contrattate con l’acquirente relative a varianti urbanistiche ed all’aumento di circa 1600 metri quadrati di superficie lorda utile destinata ad edilizia privata, nonché la decisione di rinunciare a oltre 5 milioni di euro di crediti.
Considerato che dubitiamo fortemente che l’essenza di questi dati possa essere smentita, crediamo che alla magistratura debba andare il compito di valutare eventuali profili di illegalità, alla politica invece quello di commentare scelte, come queste, che non si capisce bene in che modo farebbero gli interessi dei parmigiani, come invece sostiene il Sindaco.
La realtà è che Pizzarotti nel 2012, fresco di elezione con una campagna elettorale giocata anche sul tema del consumo zero di suolo, subito si rese disponibile a tradire le proprie promesse avallando un’operazione che sa tanto di speculazione edilizia.
Il seguito poi lo conosciamo bene: l’operazione “Pasubio” è diventata la pietra miliare della narrazione che il Sindaco da anni sbandiera a destra a sinistra di abbattimento del debito prodotto dall’amministrazione precedente. Una riduzione che sicuramente è reale da un punto di vista meramente contabile, ma che nei fatti invece che essere realizzata come avrebbe dovuto, con misure di risparmio strutturali e rinegoziazioni del debito con le banche, è passata attraverso operazioni come questa che proprio virtuosa non appare, almeno in superficie.
Lorenzo Lavagetto, Partito Democratico
Fabrizio Pezzuto, Parma Unita Centristi