
12/06/2014
Siamo a Parigi (Parma), nel 1789 (2012): il popolo è stremato dalla fame, dagli scandali e i debiti della Corte reale. Lo sfarzo dell’ennesimo banchetto a Versailles (Green Money) scatena la furia degli oppositori (Giorgio Pagliari) contro Luigi XVI (Pietro Vignali). I sanculotti (indignados) e le donne parigine (Gcr) capitanate da Charlotte Corday d’Armont (Nicoletta Paci) fanno irruzione nei forni per rubare il pane. Poi puntano alla Bastiglia (Portici del Grano) e assediano fino ad espugnarla la roccaforte/prigione divenuta nel tempo il simbolo dell’assolutismo dispotico dell’Ancient Regime (Amministrazione di centrodestra).
E’ cominciata la rivoluzione francese.
Il generale della Guardia Nazionale del Re, La Fayette (Vincenzo Bernazzoli), scende in campo ed esercita la sua influenza nel tentativo di orientare la rivoluzione in senso monarchico-costituzionale, ovvero secondo un indirizzo moderato che riformasse le istituzioni salvando la monarchia. La Fayette può contare sull’appoggio di tutti e tre gli Stati dell’Assemblea Nazionale, ovvero di gran parte della Borghesia ma soprattutto della Nobiltà (Unione Parmense degli Industriali) e del Clero (Vescovo).
Però il moderatismo di La Fayette viene sconfitto da Georges Jacques Danton (Federico Pizzarotti), il principale promotore del rovesciamento della monarchia e dell’instaurazione della Repubblica insieme al leader giacobino Maximilien de Robespierre (Beppe Grillo).
Luigi XVI viene ghigliottinato. Robespierre fa promulgare dal Comitato di Salute Pubblica le leggi speciali del Terrore e della ghigliottina, viste come una misura necessaria a causa delle guerre civile ed esterna (PD) a cui è sottoposta la Francia.
Al fianco di Robespierre c’è il fedelissimo visionario Louis Antoine de Saint Just (Gianroberto Casaleggio), apologeta del Terrore tanto da meritarsi l’appellativo di “Arcangelo della Morte”, entrando nella storia quando disse a Robespierre: “Maximilien, smettiamola di riempire le carceri, cominciamo a riempire i cimiteri”. Spietato pubblico accusatore, Saint Just fa approvare le nuove leggi rivoluzionarie: “D’ora in poi saranno gli accusati a dover dimostrare la loro innocenza”, diventando l’idolo delle “tricoteuse” (Maria Teresa Guarnieri), le donne che volevano vedere scorrere il sangue e facevano la maglia per ingannare il tempo e non perdere il posto in prima fila davanti alla ghigliottina.
Dell’ala rivoluzionaria radicale fa parte Jean-Paul Marat (Max Bugani) che dalle pagine del suo giornale “L’amico del popolo” (blog di Beppe Grillo) incrimina Danton per tradimento degli ideali della rivoluzione (aveva promesso di bloccare l’inceneritore). L’accusa è falsa (per quanto riguarda le promesse di Pizzarotti vedi programma elettorale Pizzarotti pag.10, vera per il non rispetto delle promesse di Grillo) ma è sufficiente a trascinare Danton ad un processo farsa (sul blog di Grillo) e a farlo ghigliottinare, anche grazie alla testimonianza di Jacques-René Hébert (Alessandro Guardamagna dei dissidenti “Amici di Beppe Grillo“), l’esponente dell’ala più radicale della Rivoluzione francese, ovvero del “gruppo degli esagerati” o hébertisti.
La deputata Charlotte Corday d’Armont, amica di Danton, condanna gli eccessi rivoluzionari e la proscrizione dei deputati girondini (gruppo consigliare M5S di Parma) e si convince ad uccidere Marat. Lo pugnala mentre è nella vasca da bagno. Condannata a morte dal Tribunale rivoluzionario, Charlotte Corday è ghigliottina quattro giorni dopo.
Iniziano le epurazioni anche dentro i giacobini. Dopo averlo utilizzato per eliminare Danton, Robespierre fa ghigliottinare anche Hébert, accusato di estremismo con le sue proposte proto-comuniste che allontanavano il sostegno della borghesia.
Ma potere assoluto di Roberspierre inizia a fare paura anche ai giacobini. Durante una seduta della Convenzione Robespierre, preso dal suo delirio di purezza e di onnipotenza, avanza velate minacce di punizione contro vari membri dell’Assemblea. Fa l’errore di non dichiarare subito i nomi di questi contro-rivoluzionari. A quel punto ciascuno di essi ha paura di essere lui stesso nella lista di proscrizione e così la maggioranza dei giacobini si coalizza contro Robespierre, adesso difeso solo da Saint Just. Entrambi sono arrestati e poi ghigliottinati.
Inizia così l’era del “Terrore bianco” (tornano in auge gli espulsi Giovanni Favia e Valentino Tavolazzi), volto ad eliminare gli oppositori e segnatamente i giacobini, emettendo numerose condanne a morte.
La morte di Robespierre spiana la strada al valoroso generale, Napoleone Bonaparte (Matteo Renzi) che, sulla scia del successo conquistato in battaglia, con un blitz prende il potere. Inizia l’epopea bonapartista.
Con la sconfitta di Napoleone a Waterloo il fratello minore del Re ghigliottinato Luigi XVI, Luigi XVIII (Roberto Ghiretti) che nell’Ancient Regime era andato poche volte a Corte, torna in Francia e re-instaura la monarchia. Alla sua entrata a Parigi, vestito secondo la moda settecentesca, con la tipica parrucca, è accolto da salve di cannoni, dalle campane battenti e dalla folla che si riversa in strada per accoglierlo.
A tutti questi sconvolgimenti politici sopravvive un personaggio minore, il camaleontico Joseph Fouché (Lorenzo Bagnacani): aderisce alla Rivoluzione, si fa nominare nel Governo (Iren), poi tradisce l’ex amico Robespierre organizzando la sua caduta e si mette al servizio di Napoleone fino a diventarne ministro di polizia, ma poi all’ultimo tradisce anche Napoleone favorendo il ritorno di Luigi XVIII.
Eh, Joseph Fouché ha capito tutto della vita!
Parigi come Parma, tutto il mondo è paese.
Non a caso negli anni della grandeur si parlava tanto di “Parma petite Paris”…