
04/02/2009
“Capire, pianificare, attivare risorse: a questo servono i progetti di studio e ricerca sulle aree protette. La conoscenza è il punto di partenza da cui ci muoviamo”.
È questo il senso del primo Rapporto provinciale sulle aree naturali protette, un sistema di 34 territori naturali la cui funzione è la tutela della biodiversità. Si tratta di quattro Parchi regionali, 26 siti della rete europea Natura 2000, due Riserve regionali e due Aree di riequilibrio ecologico: una rete verde che si estende su più del 10% dell’intero territorio.
Ne ha parlato stamattina in un incontro in Provincia l’assessore provinciale alla Tutela della biodiversità Gabriella Meo anticipando alcuni aspetti del Rapporto, che sarà presentato sabato 7 febbraio a palazzo Soragna durante il convegno “La biodiversità in provincia di Parma”. Insieme a lei erano presenti il dirigente provinciale del Servizio Aree protette Nicola Fusco, i funzionari del Servizio Cinzia Schianchi, Paolo Almansi e Enrico Ottolini.
Il Rapporto è attualmente sotto esame da parte della Regione in vista dell’approvazione del primo Programma Regionale sulle aree naturali protette, uno strumento chiave di pianificazione territoriale e programmazione economica che indicherà le linee d’azione nel campo della tutela e promozione del territorio a livello regionale.
Partendo dalla relazione sullo stato di conservazione del patrimonio naturale compreso nelle Aree protette (habitat, fattori di minaccia, flora e fauna), il Rapporto descrive gli effetti prodotti dagli interventi attuati, indicando gli obiettivi generali e le azioni prioritarie. Viene inoltre proposta l’istituzione di nuove aree che permetterebbero di incrementare i nodi della rete ecologica provinciale. Si tratta della Riserva naturale dei Ghirardi, tra i comuni di Borgo Val di Taro e Albareto (attuale oasi Wwf), e della Riserva naturale di Torrile (attuale oasi Lipu)
“In questi ultimi anni, dal 2004 al 200, abbiamo portato avanti un lavoro di ricerca che prima era assente: ci siamo infatti resi conto che non avevamo dati di questo tipo – ha spiegato Gabriella Meo – È la prima volta che viene presentato un progetto così articolato. Abbiamo imboccato una strada, un modo di lavorare, che sarà utile per pianificare con cura gli interventi futuri.” Sono due i passi che in questo modo è possibile compiere: “Da un lato tenere conto delle esigenze ecologiche oltre che di quelle dello sviluppo del territorio, dall’altro fare arrivare risorse di cui tutto il territorio può beneficiare.” ha aggiunto l’assessore. Negli ultimi cinque anni (dal 2004 al 2008) la collaborazione tra Unione Europea, Provincia, Comuni, Comunità montane e Parchi ha reso possibile l’attuazione di 91 interventi, 63 dei quali già conclusi. Complessivamente il costo degli interventi ammonta a circa 5.580.000 euro: di questi quasi 1.500.000 euro sono contributi della Provincia.
Le azioni vanno in diverse direzioni. La prima punta alla sensibilizzazione e alla diffusione di una coscienza ecologica in tutte le fasce d’età grazie al cofinanziamento di attività di educazione e didattica ambientale, informazione e comunicazione, oltre alle attività di controllo e vigilanza sui territori protetti.
La seconda è l’ampliamento delle possibilità di fruizione delle aree naturali da parte dei cittadini, con il miglioramento delle infrastrutture e delle reti di sentieri: in particolare sono resi percorribili 350 chilometri di sentieri attraverso i siti della rete europea Natura 2000 compresi nella Comunità montana ovest. Quasi tutte le aree protette della Provincia inoltre dispongono di servizi e itinerari dedicati a visitatori diversamente abili, come i percorsi attrezzati per accogliere persone con disabilità motorie o non vedenti nei Parchi dei 100 Laghi e dei Boschi di Carrega e nella Riserva Monte Prinzera.
Un terzo tipo di interventi sono quelli di carattere strutturale come il recupero di edifici di particolare pregio storico come il Casinetto, sede del Parco Regionale dei Boschi di Carrega, o la Corte di Giarola, sede del Parco Fluviale Regionale del Taro. Anche negli altri Parchi e nelle riserve corposi interventi hanno interessato il recupero strutturale delle sedi, oltre all’adeguamento di centri visita, punti informativi, laboratori e aule didattiche, ricorrendo quando possibile all’uso di tecnologie che consentano il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile.
“Uno dei maggiori successi però – ha concluso Gabriella Meo – è stato quello di trasformare nella mentalità dei cittadini l’idea di Parco e di area protetta: non più solo un vincolo da superare ma un’opportunità per tutti”.