28 maggio 1588 : l’Invincibile Armata salpa da Lisbona

SMA MODENA
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Il 28 maggio 1588 l’Invincibile Armata spagnola salpa da Lisbona in direzione della Manica.

L’Invincibile Armata fu la flotta composta da 130 vascelli e 24 000 uomini (20 000 soldati e 4 000 marinai) approntata dal re di Spagna Filippo II nel 1587 per contrastare la crescente potenza marittimo-commerciale dell’Inghilterra e per porre termine al conflitto (mai dichiarato) che ormai da due anni veniva combattuto con atti di pirateria da entrambe le parti.

La guerra anglo-spagnola, avvenuta tra il 1585 e il 1604, che fu parte della guerra degli ottant’anni, era iniziata nel 1585 con l’invio di truppe inglesi in aiuto delle protestanti Province Unite la cui indipendenza non era riconosciuta dalla Spagna cattolica.

Il progetto originario del re per l’invasione dell’Inghilterra (che fondeva i piani proposti dal Duca di Parma e dal Marchese di Santa Cruz) era di raccogliere almeno 500 navi a Lisbona e quindi farle navigare in formazione fino al canale della Manica. Una volta arrivate avrebbero dovuto imbarcare nelle Fiandre l’esercito della coalizione che si era creato contro l’odiata Elisabetta I e trasportarlo in Inghilterra dove, sbarcato nelle spiagge del Kent, avrebbe spazzato via senza difficoltà le truppe inglesi per poi marciare su Londra.

A comandare queste truppe uno dei Principi e nobili che avevano aderito all’impresa, il Duca di Parma. Però le frequenti incursioni di Sir Francis Drake in Spagna, nei Caraibi, e nell’Oceano Atlantico ostacolarono la realizzazione del piano e fu possibile mettere insieme solo 138 navi (galeoni, caracche, pinacce, galee e galeazze). Filippo II poteva rivendicare a sé il trono inglese sia per motivi di origine dinastica (per quanto deboli), sia perché era stato principe consorte della regina Maria I d’Inghilterra.

L’inizio della “Grande Impresa”, nel 1587, venne rinviato per l’improvvisa morte del Marchese di Santa Cruz comandante dell’Armada. Il secondo tentativo avvenne nel maggio del 1588 ma la flotta venne sorpresa da una bufera e dovette rifugiarsi nel porto di La Coruña per riparare i danni subiti.

Finalmente al terzo tentativo il 28 maggio del 1588 la flotta riuscì a salpare e il 29 luglio l’Armada, comandata dal Duca di Medina Sidonia (uno dei più grandi nobili spagnoli, era nato nel 1550 ed era relativamente giovane e inesperto per quel comando), fece il suo ingresso nella Manica. La flotta si muoveva lentamente ed era schierata con una tattica da esercito terrestre: la prima fila era composta dai vascelli da battaglia più potenti, seguita da 4 file di trasporti e dal resto della flotta disposta a scaglioni.

Il primo attacco inglese contro l’Invincibile Armata avvenne il 30 luglio mentre le navi spagnole passavano davanti a Devon. Infatti la flotta inglese, forte di 200 vascelli, ormeggiata a Plymouth[14] contava fra le proprie forze almeno tre navi che oltre ad avere comandanti di valore potevano considerarsi delle vere e proprie macchine da guerra dell’epoca: l’ammiraglia, la Ark Royal da 38 cannoni, comandata da Lord Howard di Effingham, la Revenge da 36 cannoni comandata da Sir Francis Drake e infine la Victory da 44 cannoni comandata da Sir John Hawkins (che come Drake aveva messo le sue attività corsare al servizio della corona).

Gli spagnoli nelle battaglie navali usavano ancora il “vecchio sistema” di abbordare le navi per conquistarle utilizzando i cannoni solo per indebolire il nemico (come nella battaglia di Lepanto del 1571), infatti i loro equipaggi erano molto preparati nei combattimenti corpo a corpo. In questo caso, però, di fronte allo schieramento inglese gli spagnoli dovettero serrarsi in formazione difensiva.

Gli inglesi infatti (che avevano navi più piccole e leggere), mentre bombardavano il nemico non gli permisero mai di avvicinarsi abbastanza per lanciare i suoi grappini ed effettuare l’abbordaggio. Le navi inglesi non erano superiori tecnologicamente a quelle spagnole eccetto che per un particolare: l’affusto navale dei cannoni inglesi, che permetteva un fuoco più veloce, preciso, sicuro e disciplinato di quello (di derivazione terrestre) dei cannoni spagnoli. Per molti cannoni spagnoli le operazioni di ricarica dovevano essere eseguite in parte uscendo dall’opera morta ed esponendo un servente al fuoco nemico.

Inoltre nelle navi spagnole erano ancora molto diffusi i piccoli cannoni (falconi, falconetti, mignon) con funzione anti-uomo, mentre la marina britannica disponeva soprattutto di cannoni pesanti, con proiettili tra le 18 e le 42 libbre (e forse anche 60). Il volume di fuoco della flotta inglese non fu comunque mai inferiore a una bordata ogni 4 minuti circa, con rare eccezioni di fuoco più veloce. Gli spagnoli invece tiravano molto lentamente, e di solito dopo una salva a segno cercavano di manovrare per andare all’abbordaggio.

Benché continuassero a cannoneggiare il nemico gli inglesi non riuscirono a fare molti danni nelle file della flotta del Duca di Medina-Sedonia (le cui navi si trovavano sopravento) che in questa prima battaglia perse solo due galeoni, uno catturato da Drake e l’altro esploso per un guasto.

Le schermaglie fra le due flotte continuarono fino al 2 agosto, giorno in cui l’Armada cercò di distruggere con un contrattacco improvviso l’avanguardia inglese comandata da Martin Frobisher che, grazie alla marea e ai venti a lui favorevoli, riuscì a salvarsi.

Finalmente il 6 agosto l’Armada gettò l’ancora al largo di Calais per imbarcare l’esercito (le truppe di Alessandro Farnese non erano riuscite ad arrivare al punto d’incontro). La notte del 7 agosto però 8 navi incendiarie inglesi vennero lanciate contro l’Armada che, presa alla sprovvista, dovette disperdersi lasciando agli inglesi il tempo di attaccarla.

La battaglia che ne seguì (nota come Battaglia di Gravelinga) si combatté a distanza ravvicinata e fu disastrosa per gli spagnoli che persero tre galeoni e furono costretti a ritirarsi nella Manica.