29 agosto 1911: viene ritrovato Ishi, l’uomo

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Il 29 Agosto del 1911 veniva trovato in California un uomo che costituì una delle scoperte più straordinarie per l’antropologia moderna. Fu rinvenuto, solo e affamato, mentre vagava nei pressi del mattatoio dell’abitato di Oroville, non aveva dimestichezza con i bianchi e non parlava una sola parola di inglese.
Le autorità locali presero in custodia il misterioso individuo che appariva come un indiano primitivo. La notizia del rinvenimento di un nativo americano che esibiva conoscenze ed un aspetto di un uomo dell’età della pietra attirò subito l’attenzione di Thomas Waterman, un giovane antropologo di Berkeley che stava svolgendo studi sulle lingue indiane parlate originariamente nella California settentrionale prima dell’arrivo dei coloni, e che ora erano in gran parte scomparse.

L’antropologo si recò ad Oroville per incontrare l’indiano e dopo aver tentato senza risultati di comunicare in diversi dialetti, azzardò un paio di parole nella lingua degli indiani Yana. Alcune erano comprensibili al suo interlocutore, e due uomini iniziarono a dialogare. Waterman lo prese quindi in affidamento e lo portò a vivere al campus dell’università di Berkeley a San Francisco, dove gli fu dato il nome di Ishi, che significa “uomo” in lingua Yahi.

Nel corso dei successivi 4 anni gli antropologi e medici dell’università avrebbero imparato molto da Ishi, dalla sua abilità nel produrre utensili per la caccia e la pesca, e sulla storia della sua tribù. Appresero che Ishi era un indiano Yahi, appartenente ad una gruppo che faceva parte della tribù Yana che viveva nella regione isolata del nord della California, e che Waterman aveva già cercato di localizzare con una spedizione nel 1910. Ishi aveva circa 50 anni ed era apparentemente l’ultimo del suo popolo, che negli fra il 1865 e il 1871 era stato sterminato dai bianchi.

Aveva percorso a lungo le valli e le montagne con un piccolo gruppo del popolo Yahi che per sopravvivere aveva scelto l’isolamento evitando qualsiasi contatto con i bianchi. A poco a poco incidenti e malattie avevano comunque portato alla morte tutti gli appartenenti della piccola banda, tranne Ishi ed un suo compagno, che venne ucciso successivamente da un uomo bianco. Ishi rimase così da solo, spostandosi di valle in valle, finché non fu trovato a vagabondare nei pressi di Oroville. La stampa era piena di aneddoti relativi alle reazioni di Ishi di fronte alla tecnologia dell’uomo bianco e alle recenti invenzioni del XX secolo, come il tram, il cinematografo e l’aereo.

Nei suoi scritti Waterman notava puntualmente la profonda dignità di Ishi che, dopo le manifestazioni di stupore, assumeva un distacco composto nei confronti di tutto quello che non apparteneva al mondo in cui era nato e cresciuto. Ogni fine settimana centinaia di visitatori si recavano a Berkeley per vedere Ishi, che poteva essere impegnato nel mostrare come si costruiva arco e frecce, o illustrava aspetti della propria cultura tribale.
Per cinque anni Ishi visse presso il campus di Berkeley. Lui e Waterman divennero molto amici ed Ishi imparò a sopravvivere nel mondo dei bianchi. Apprezzava molto le lunghe passeggiate e i giri in tram nei pressi della baia. Nel 1915 contrasse la tubercolosi e morì il 25 Marzo dell’anno successivo, ad un’età ritenuta di 56 anni. Il suo corpo fu cremato secondo le usanze del suo popolo e di lui rimasero gli studi e i resoconti scritti di Waterman e le fotografie, testimonianze di un mondo che con la morte di Ishi era definitivamente scomparso.

Alessandro Guardamagna

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