
La saracinesca è abbassata, le vetrine sono piene di fogli di velina bianchi. Sono leggeri ma agli occhi dei passanti sembrano pesanti. Un foglio bianco con una scritta telegrafica nera, incisiva, ben evidente porta inciso la parola ‘’Chiuso’ che sta come la parola Fine che si legge in ogni libro o al termine di un film dove si può piangere, riflettere, ridere o pensare: ecco, soprattutto pensare. Pensare al fatto che Parma, la nostra città, sta perdendo smalto, fascino e glamour.
Ogni saracinesca chiusa è un addio, un colpo al cuore freddo, diritto, pungente e tagliente. Pezzi di storia di una città ci salutano per non tornare. Lasciano i negozi vuoti, soli, senza luci e senza rumore, tutto resta lì in attesa di un cambiamento di rotta di un mercato sempre più frenetico, puntato ad un’immagine e ad un’estetica che forse ha poco da dire, che guarda soprattutto, senza giri di parole, alle vendite e al fatturato. Parma aveva un tessuto di negozi storici, ricchi di cultura e di quel saper fare nel vendere un prodotto, un concetto, un’ idea con una classe e un garbo gentile e educato. Oggi la saracinesca abbassata è quella della Casa della Sposa: un porto sicuro, affidabile, raffinato che accompagnava da sessantatre anni ogni donna nella scelta dell’abito del giorno più bello della loro vita.
Tutti almeno una volta hanno calcato quella scala a chiocciola per ammirare gli abiti, sono entrati e l’hanno provato, l’hanno preso, scelto, desiderato e indossato per il giorno del Sì . La casa della sposa non è l’unico negozio che nel corso degli anni ha abbandonato il tessuto dei commercianti della nostra città. Da Battei all’Emporio di Parma, Dalla Camicetta a Richetti, da Passalacqua all’Upim in questi giorni anche Bocchialini ha le svendite per chiusura dell’attività . Questi negozi non erano famosi solo per la qualità del prodotto che vendevano ma anche per l’allestimento, il design interno e la capacità di allestire una vetrina che sapesse parlare del proprio essere.
All’acquisizione di un nuovo compratore viene tutto smantellato e smembrato per una nuova storia da scrivere. Una saracinesca abbassata è segno della fine di un capitolo di storia che si chiude. E’ segno che la nostra città sta cambiando e che forse diventerà una metropoli delle grandi catene dove compreremo sempre più pentole per cucinare va bene che siamo città della gastronomia, cover per il telefono e abiti low cost. Si omologherà a tutto il resto.
Allora la mia domanda è: a cosa serve costruire un nuovo centro commerciale quando pian piano, in sordina, il nostro centro storico perde punti di riferimento? Un tempo la nostra città, famosa per il buongusto e l’arte, sta perdendo il legame con il passato e sta rischiando di perdere se stessa. Ripartiamo dalle nostre origini, salvaguardiamole e impariamo a rispettarle.
Quella velina bianca appesa alla vetrina pesa come chi ha deciso di chiudere quella saracinesca.
Michele Vignali