Il Natale paninaro e la maledizione di “Last Christmas” (di Andrea Marsiletti)

Tre anni fa, nel giorno di Natale, moriva la pop star George Micheal.

Se ne andò proprio nel giorno della sua canzone più famosa “Last Christmas” (1984). Fu una coincidenza che lasciò sbigottiti.

Tre giorni fa, sempre il giorno di Natale, è venuta a mancare Melanie Panayiotou, la sorella minore di 55 anni di George Michael, che lo aveva seguito nei tour in giro per il mondo.

E’ incredibile! E’ la maledizione di “Last Christmas”!

E pensare che “Last Christmas” non è neppure una canzone di Natale, se non per la frase iniziale “Last Christmas I gave you my heart” (“Lo scorso Natale ti ho dato il mio cuore”). E’ una canzone malinconica che racconta un amore finito tra due ragazzi, ancora innamorati, che si ritrovano un anno dopo mentre hanno iniziato un’altra storia.

In “Last Christmas” non ci sono riferimenti religiosi, non ci sono Gesù bambino, i due sposi Giuseppe e Maria, il bue e l’asinello, gli angeli che cantano Gloria in excelsis Deo. Gli angeli sono le bellissime fidanzate di George Micheal e del suo partner degli Wham Andrew Ridgeley, la mangiatoia è una baita nell’esclusiva località di Saas-Fee in Svizzera.

Nel videoclip la notte di Natale, nella quale la famiglia formata da mamma e papà, figli, nonni e zii si ritrova a tavola gaudente sotto il bagliore delle candeline, è sostituito dagli amici della compagnia che brindano, che si scambiano auguri, che si tirano le palle di neve e raccolgono la legna per alimentare il torpore romantico del camino. Nel videoclip c’è tutto il repertorio della simbologia edonistica anni ’80 quali la settimana bianca, gli sci, le spalline, i Moncler, i Moon Boot, il panettone, la bigiotteria dorata, i coriandoli, i lustrini, la lacca sui capelli…

E’ un Natale laico, consumistico, paninaro.

E’ forse da questa ateizzazione del Natale che nasce la maledizione di “Last Chrtismas”.

In quel sublimato di anni ’80, anche se annoiati, i ragazzi rimangono intorno al tavolo addobbato a parlare di frivolezze e a lanciarsi sguardi intriganti. Non c’è il gruppo in silenzio con gli occhi sullo smartphone, nessuno che si fa il selfie davanti allo specchio, nessuno che posta su Facebook o Instagram i dettagli della sua vita inutile che vuol far credere unica.

Non c’era Gesù, ma c’era tanta voglia di vivere.

Andrea Marsiletti

 

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