
La notizia del sanzionamento di un locale in viale Rustici lo scorso fine settimana, locale che avrebbe violato le norme del Dcpm del 3 novembre, ha sollevato un forte dibattito in città.
Al bar sono stati infatti imposti 5 giorni di chiusura in quanto alcuni avventori, che avevano acquistato prodotti da asporto – così come consentito per legge – li avrebbero consumati a una distanza non sufficiente dal locale.
Le perplessità di cittadini e commercianti rispetto all’applicazione della norma non sono poche: se infatti è previsto che baristi e ristoratori non consentano il consumo nel locale o negli eventuali spazi esterni di pertinenza (gazebi, plateatici, dehors) risulta difficile pensare che gli stessi possano controllare ciò che viene o meno consumato dall’acquirente una volta allontanatosi, anche solo di alcuni metri.
Ci si domanda se a Parma siano previste norme più restrittive rispetto al piano del Dcpm e, in caso affermativo, quando e dove siano state trasmesse agli operatori del settore.
I controlli infatti sono fondamentali in questo delicato momento, ma pensare che sia in capo agli esercenti la vigilanza su ciò che viene fatto dal cliente una volta allontanatosi dall’area di pertinenza del locale è velleitario per chiunque abbia esperienza, anche indiretta, con questo tipo di lavoro.
Per questo abbiamo presentato un’interrogazione in merito, così da fare chiarezza su quanto avvenuto.
Caterina Bonetti, Lorenzo Lavagetto, Sandro Campanini, Daria Jacopozzi (Gruppo Pd consiglio comunale Parma)