Bonetti: “Le tariffe delle mense scolastiche di Parma in linea con le altre città della regione. Diamo qualche numero”

di Andrea Marsiletti

Nei giorni scorsi è emerso ancora, a mezzo stampa, il tema dell’adeguamento dei costi del servizio ristorazione scolastica. Al centro della discussione l’idea che il costo a Parma sarebbe più alto rispetto agli altri comuni capoluogo in Regione. Ma è vero? A volte un’analisi dei dati serve.

A Parma le famiglie con i redditi più bassi continueranno a beneficiare di tariffe tra le più accessibili della regione, con esenzioni e agevolazioni confermate.

La quota minima (escluso chi esente) passerà da 2,30 a 2,46 euro a pasto, mentre quella medio bassa da 4,12 a 4,45: un aggiornamento necessario dato che le tariffe erano ferme da oltre 12 anni, ma contenuto, e soprattutto equo.

Parma si colloca, anche con questo adeguamento tariffario, in linea con gli altri comuni capoluogo della nostra Regione.
Quello che cambia infatti, di città in città, è l’applicazione delle rette – minime, intermedie e massime – alle differenti platee contributive.

A Reggio Emilia, ad esempio, la tariffa minima è superiore a quella minima di Parma (3,25+iva contro la nostra di 2,46+IVA). Non esistono infatti fasce intermedie fra minima e massima, che pur fermandosi a 6,50+iva (a partire da 8.300 Euro di ISEE), appiattisce e generalizza il costo del servizio in maniera indifferente generalizzando senza distinzioni chi ha un ISEE di 8.300 e chi na ha uno ad esempio di 40.000. Giusto a titolo esemplificativo, a Parma, invece, con un ISEE di 8.300 euro il costo è di 4,45 già considerati gli aumenti e non 6,50.

A Piacenza, con ISEE sopra i 9.000 la tariffa è 5,69, mentre fra 4.300 e 9.000 euro è 3,43.

A Modena con ISEE fra 4.700 e 9.500 la tariffa è di 5.00 e Rimini si assesta a 5.50 per tutti i cittadini sotto i 15.000 euro di ISEE.

Una situazione variegata quindi, ma che ci vede allineati alla media regionale in ambito tariffario, segno che per garantire il servizio non si può scendere sotto una certa soglia. Sempre che si voglia garantire una buona qualità della ristorazione scolastica a bambini e ragazzi.

I cambiamenti che abbiamo previsto manterranno gli sconti per fratelli, così come le esenzioni per famiglie in difficoltà.

Ricordiamo che, sempre sulla base dei dati dello scorso anno scolastico, il nostro servizio ristorazione rispecchia quello spaccato di “città a due velocità” già noto da statistiche nazionali. Abbiamo infatti un 12,72% di famiglie fra esenti e sotto i 6.360 di isee, un 29,16% di famiglie con isee dai 6.360 ai 15.000, mentre il 57,91 % delle famiglie si colloca fra i 15.000 e chi supera i 26.000 (35,74%. sopra i 26.000).

Per questo abbiamo deciso di creare tre nuove fasce isee, prima non presenti, per tutelare il ceto medio e per differenziare le rette dai 15.000 euro in su, con la consapevolezza che fra chi ha un isee di 15.000 e chi sopra i 26.000 le differenze nel quotidiano, in termini di potere di spesa, sono davvero molte. Abbiamo quindi creato una fascia per gli isee dai 15.000 ai 20.000, una dai 20.000 ai 25.000 e in ultimo sopra i 26.000.

Siamo consapevoli che ogni aumento impatta sul bilancio delle famiglie e, per questo, abbiamo cercato di differenziare al massimo gli aumenti, che purtroppo però erano necessari, come detto, per il mantenimento della qualità di servizio.
Pensiamo sia più equo avere una tariffa alta che si applica a una platea di persone effettivamente a ISEE alto e delle fasce medie più basse. Progressività nella contribuzione: pensiamo sia una cosa di sinistra.

Caterina Bonetti, assessora del Comune di Parma ai servizi educativi


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