Commento alla 33° giornata di Serie A (di Gianni Bandiera)

Lo scudetto numero 35, l’ottavo di fila, va a finire insieme agli altri nella ricca bacheca della Juventus. Nel futuro, fra dieci, venti o chissà quanti anni, si guarderà a questo periodo come una sorta di eccezione alla regola. Un dominio lungo quasi un decennio che non ha paragoni negli altri cinque campionati più importanti in Europa. Ma come sempre avviene ci sono dei MA.

Primo MA. Come può una società che detta legge in Italia, e ben prima di questo lungo filotto, essere così poco vincente in campo europeo?

Alcuni sostengono che sia una sorta di karma negativo che iniziò nel lontano 1983 e finisce martedì scorso. Dalla finale persa contro l’Amburgo, una squadra largamente alla portata di quella Juve, all’Ajax di Ten Hag, la storia della Juve e della Coppa dei Campioni è lastricata di lacrime sudore e sangue. Anche questa volta, nonostante l’innesto di CR7 il migliore giocatore della storia della Champions, la Juve è parsa slegata, tremebonda. Una squadra più esperta messa sotto da ragazzini di diciannove venti anni.

Perché? Ci aiutano altri MA…

Manca la mentalità Europa, manca un’idea di gioco corale, ma non mancano i giocatori. In questi otto anni la Juve ha migliorato la rosa e non di poco, fino ad avere due giocatori per ruolo. MA non è bastato. Non si può giocare in Europa con il braccino corto, pensando che la qualità dei singoli possa aiutare in ogni occasione. Non puoi pensare che un allenatore debba solo curare la fase difensiva e in attacco qualcosa succederà. Non puoi pensare cioè di vincere una Champions giocando come in campionato. La lezione dell’Ajax deve essere questa. Puoi comprare chi vuoi ma se hai una mentalità sparagnina prima o poi esci.

Forse Allegri andrà via quest’anno, forse no. E forse da questo dipenderà l’impronta che la Juve vorrà dare all’anno 2019-20. Se la società Juve vuole seguire un sentiero consueto, essere allettati dalla comfort-zone e vincere il nono scudetto, in tal caso va bene Allegri. Altrimenti un anno si può rischiare con un allenatore diverso, perché ogni allenatore dà alla squadra un’impronta visibile sulla squadra. E a questo punto i tifosi bianconeri vogliono divertirsi perché vincere ormai non è l’unica cosa che conta.

Dietro la lotta al quarto posto in Champions, dando per scontato che Napoli e Inter sono ormai quasi certi delle proprie posizioni, si infiamma. La Lazio perde in casa con il retrocesso Chievo. Milinkovic perde la testa e lascia la squadra in 10. Lazio a dire la verità deludente anche prima dell’espulsione del giocatore serbo.

Il Milan pareggia a Parma mentre la Roma pareggia a Milano. La frenata diventa così collettiva tranne per l’Atalanta che sbanca Napoli. La classifica: Inter 61, Milan e Atalanta 56, Roma 55, Torino 53 e Lazio 52.

Il prossimo weekend vedrà tra le altre il doppio incrocio Milano Torino… Torino-Milan e Inter-Juve.

Altro leit-motive del finale di stagione la lotta per non retrocedere. Al Chievo già retrocesso si aggiungeranno altre due squadre. Il Frosinone sembra il secondo indiziato, l’Empoli si giocherà a Bologna le residue chance di salvezza. Nel caso di vittoria dei toscani resterebbero impigliate in fondo Udinese, Bologna, Genoa e Parma. I motivi per cui guardare un campionato assegnato restano nonostante l’assegnazione del titolo diversi e appassionanti.

Alla prossima,

Gianni Bandiera

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