
28/08/2011
Parma Zero Sei è l’ultimo esempio in termini di tempo di un modo di amministrare che, al di là delle parole, non tiene conto né della tradizione culturale e amministrativa della nostra città, né delle preoccupazioni e legittime aspettative dei cittadini.
E’ indubbio infatti che l’elevato livello dei servizi educativi della nostra città è il frutto di un percorso lungo e impegnativo, a cui tanti hanno lavorato nel corso degli anni, indipendentemente dalla parte politica di appartenenza, e in cui il Comune ha sempre svolto un ruolo centrale.
L’ex assessore Lavagetto ha ben spiegato in questi giorni la differenza sostanziale che esiste tra la logica che ha portato l’amministrazione precedente alla creazione della società Parma Infanzia e la logica sottostante a Parma Zero Sei.
Nel primo caso si è trattato, attraverso la creazione di una società pubblico privata, di riportare sotto il governo del Comune anche strutture e servizi già gestiti interamente da privati e di coinvolgere il privato nella gestione di nuove strutture anche per potenziarne l’offerta; in questo caso, invece, si tratta di sottrarre alla gestione pubblica alcune strutture per affidarle al soggetto privato, con tutto ciò che ne può conseguire in termini di qualità di servizio e di difficoltà per il personale coinvolto e per i bambini e le famiglie che in quel personale hanno il loro riferimento.
Una differenza abissale di impostazione, con l’attuale scelta motivata solo da ragioni di maggiore economicità, che non possono però essere assunte come un teorema. Sarebbe stato corretto che l’Amministrazione prima di fare una scelta di questo tipo motivasse, anche con i numeri, le ragioni della sua scelta, tenendo comunque conto che, quando si parla di servizi – in questo caso di servizi all’infanzia – la convenienza non può mai essere considerata solo dal punto di vista economico. Invece no.
L’Amministrazione ha scelto senza coinvolgere preventivamente nessuno, senza dare effettivamente conto dei motivi che hanno portato alla nuova forma di gestione e con un atteggiamento di insofferenza rispetto alle legittime manifestazioni di preoccupazione di lavoratori, famiglie e consiglieri comunali.
Dal punto di vista puramente amministrativo pesa come un macigno sulla nuova società anche il ricorso pendente presso il TAR promosso dalle famiglie. E se il TAR dovesse dar loro ragione? Che cosa succederebbe? Perché andare avanti a ogni costo? Non c’era nessun obbligo, a meno che, vista la possibilità di una fine prematura dell’Amministrazione, non si volesse dare comunque seguito prima della fine del mandato a impegni precedentemente assunti. Il che sarebbe molto grave, soprattutto se, a causa di un provvedimento del TAR favorevole ai ricorrenti, si dovesse scoprire che Parma Zero Sei non era da fare, con il rischio magari di dovere a quel punto anche riconoscere un eventuale indennizzo al socio privato.
Maria Teresa Guarnieri
Gabriella Biacchi
Paolo Pizzigoni
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