
03/04/2014
Ci vorrebbe un’ordinanza del Sindaco, a Compiano, immediata: togliere, almeno rinnovare, almeno ripassare con un pennarello, tutti quei cartelli “Vendesi”, sbiaditi, illeggibili, corretti. Li ho notati oggi, mentre ero solo, per le strade del borgo. Un’ordinanza pietosa, per affievolire quel terribile senso di abbandono, di nulla, che ti prende entrando e girando in Compiano, nel borgo antico di Compiano. In un tardo pomeriggio, ho incontrato un’impiegata del Comune e un bel gattone. Chiuso, per abbandono.
Penso al passato del Borgo, basta andare indietro con la memoria, di soli 10 anni: il magnifico e unico Premio PEN è andato perso, è morto Lucio Lami, è mancata Maria Teresa Alpi con tutta la sua vulcanicità e tutto il suo patrimonio culturale; niente botteghe, niente animazione estiva, chiusa la macelleria, la bottega artigianale; sparito l’appuntamento con il concerto del 14 agosto; uno dopo l’altro, hanno chiuso i bar e i ristoranti, anche di grande qualità. Dalle notti con il servizio di sicurezza per il migliaio di presenze alla “Vecchia”, ai gatti tristi e soli.
Qualche anno fa, nel gennaio del 2011, scrissi un articolo, purtroppo in parte profetico, feci anche un pezzo televisivo, dai toni piuttosto forti: mi procurarono la ricezione, a muso duro, di una raccomandata, da parte di uno studio legale, incaricato dal Comune di Compiano di “indagare” sul mio operato. Purtroppo, le mie parole sono state profetiche, a distanza di poco più di tre anni. Per correttezza, c’è da dire che l’Amministrazione in carica, ha messo 100.000 Euro, destinati ad una frazione molto popolata, nella ricostruzione del muro franato, ora in ottime condizioni. Nelle frazioni compianesi, mugugnano ancora, per questa scelta.
Questa mattina, è arrivata l’ultima bomba, con la miccia accesa da settimane; è scoppiata: è arrivato un furgone, che ha iniziato a trasferire il contenuto di quello che fu il Museo “Gli Orsanti” in un comune piacentino.
Il Museo “Gli Orsanti”, il capolavoro di Maria Teresa Alpi, ora non c’è più.
Nei giorni scorsi, dopo che i buoi erano usciti di stalla, dopo che la proprietà si era espressa per il trasferimento, si è cercato di chiudere in extremis le porte; tardivamente, e forse anche con poca convinzione: un improvviso vortice di offerte, di proposte, di idee. Lo spettacolo, l’iper-attivismo, a cui ci siamo abituati da anni, di chi arriva sempre lungo e traverso agli appuntamenti importanti.
Ecco le ipotesi, messe in campo dalla fantasia dei politici, orami evidentemente superate: il trasferimento in Castello della collezione (che sembra, sottolineo sembra, essere entrato in una fase dialettica complessa tra il gestore e il comune, per dei problemi nella regolazione dell’affitto); l’accorpamento del biglietto con quello del Castello, creando un unico pacchetto turistico e incarico a relativo tour operator; l’uso delle guide museali (non certificate come Guide Turistiche!) del Castello per il Museo; l’impegno di volontari, per aprire in orari felssibili; il coinvolgimento attivo del Museo Guatelli di Ozzano; addirittura, l’acquisto, da parte dell’Amministrazione Comunale, dell’intero patrimonio museale.
Tutto inutile. Alla fine, questa mattina, sono arrivati i facchini. Anzi, i becchini. (Valtaro.it)