Arrendersi alla crisi? Grazie no

SMA MODENA
lodi1

27/08/2013

Arrendersi alla crisi? Grazie no. Le delibere approvate dal Consiglio d’amministrazione del Fondo mutualistico di Legacoop all’inizio dell’estate testimoniano in modo inequivocabile la capacità che la cooperazione ha di reagire alla crisi. In tutti i settori, comprese quelli più in crisi come l’edilizia. E in tutto il Paese: in Emilia come in Sicilia, al nord come al sud. Investendo su di sé ma avendo anche la lungimiranza di mettere in atto operazioni di fusione e innovazione della propria produzione.
È il caso, ad esempio, della cooperativa di abitazione Murri. Nata a Bologna ha acquisito negli anni altre piccole cooperative e si è espansa alla provincia di Rimini, contando complessivamente oltre 24mila soci. Nonostante un mercato asfittico come non mai, è ancora patrimonialmente solida e ha chiesto – e ottenuto – un prestito a Coopfond per finanziare non la propria sopravvivenza, ma un progetto di sviluppo basato sull’innovazione della produzione.
La Murri, in tre comuni del Bolognese, vuole avviare la costruzione di villette a schiera e piccoli condominii con metodologie costruttive all’avanguardia per realizzare abitazioni a consumi zero. Una frontiera, quella della bioedilizia, che nonostante la crisi delle costruzioni presenta buone prospettive. Ma per la Murri la strada era bloccata da una crisi di liquidità generata dal crollo del mercato, quasi dimezzato in dieci anni, e dagli utili azzerati. Le scelte azzeccate avevano garantito comunque la solidità patrimoniale della cooperativa ma non la possibilità di investire, liberata invece grazie all’intervento di Coopfond.
È un progetto di crescita anche quello della cooperativa sociale 29 Giugno, di Roma, che il Fondo ha sostenuto. La coop, di tipo B, si occupa di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate: principalmente ex detenuti, ma anche disabili, senza fissa dimora, ex tossicodipendenti. È attiva nei settori della manutenzione del verde, della raccolta differenziata e dei servizi alla PA. In questi anni, nonostante la crisi, ha proseguito a crescere e oggi occupa 440 persone, di cui 380 soci cooperatori.
Il progetto di sviluppo promette di aumentare ancora l’occupazione, di altre 50 unità, e si inserisce nella generale tendenza alla riorganizzazione dei soggetti imprenditoriali nel segmento dei rifiuti urbani. La 29 Giugno ha acquisito infatti un ramo d’azienda dal consorzio Formula Ambiente e vuole acquisire anche un immobile, per un investimento complessivo pari a 3 milioni di euro. Operazione che sarà possibile grazie a un prestito in convenzione tra Coopfond, CCFS e Unipol Banca.
È a sostegno di un progetto di fusione tra due piccole cooperative di pescatori il finanziamento a cui il Fondo mutualistico ha scelto di dare il via libera in Sicilia. Qui la cooperativa di Acireale Mare dell’Etna sta realizzando un percorso di progressiva integrazione con la Mare del Golfo del siracusano, entrambe specializzate nel pesce azzurro e nel tonno bianco. L’obiettivo è lavorare insieme, unendo le reti commerciali, e proponendo un prodotto per la fascia medio alta dei consumatori, appoggiandosi alla grande distribuzione.
Ma anche quando le risorse per crescere proprio non è possibile trovarle, la cooperazione dimostra una grande capacità di resistenza. È il caso del piccolo Caseificio sociale del Parco, che a Ramiseto – sull’appennino reggiano – è nato dalla fusione di 3 latterie sociali. Coopfond ha concesso loro una ristrutturazione del prestito, allungando i termini di rientro secondo quanto previsto dallo Statuto, per consentire loro di reggere la concomitante crisi di liquidità e gli investimenti realizzati nel 2012 sul fotovoltaico per ridurre i costi energetici.
Ristrutturazione dell’intervento, per reggere alle difficoltà, anche per Trafilcoop, cooperativa nata a Lucera, nel foggiano, dagli ex dipendenti delle Trafilierie Tatta Srl, fallita nel 1985. Ma anche in questo caso il Fondo ha solo dato una mano a chi già si stava aiutando da sé: l’impresa, infatti, ha scelto di affrontare a viso aperto la crisi, rifiutando commesse in perdita, smobilizzando il magazzino, riorganizzando l’azienda. La ritrutturazione della restituzione del prestito decisa da Coopfond si limita a dare fiato a un percorso responsabile, che la cooperazione – anche in questo caso – ha avuto il coraggio di intraprendere.