Aboliamo le premiazioni di S. Ilario che non fregano davvero niente a nessuno

03/01/2011

Tra qualche giorno comincerà la tiritera delle premiazioni di Sant’Ilario in occasione della commemorazione del patrono della città di Parma.
I giornalisti si scopriranno dei novelli Assange de noantri pubblicando indiscrezioni e anticipazioni sui nomi selezionati della Giunta comunale per le medaglie d’oro e gli attestati di civica benemerenza, lanceranno banali sondaggi tra i lettori, non avendo ancora compreso che in realtà ai parmigiani non gliene frega nulla di chi vincerà il Sant’Ilario 2011, così come non gliene fregava nulla delle edizioni precedenti.
Questo elenco di nomi, quasi sempre (soprattutto nel passato) di notabili locali, interessa solo, neppure a tutta, alla cosiddetta classe dirigente locale fatta di politici, autorità, imprenditori, rappresentanti delle categorie economiche che ci tengono ad essere nominati per assurgere anche a benefattori della Comunità parmigiana.
Per una mattina questo ceto politico-economico si ritrova nella sala consigliare per parlarsi addosso, mandarsi dei messaggi trasversali, scoprendo di covare dentro un irrefrenabile amore per la loro città e per i suoi destini che li porta a proporsi alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti come testimonial che tessono le lodi dei curricula dei premiati, esegeti che sviscerano ogni sfumatura del tradizionale discorso del sindaco… quando molti di essi per un anno intero non hanno dedicano una parola ai passaggi che davvero incidono sulla città, quelli dove sono o non sono messi in campo i soldi, non le chiacchiere, come, ad esempio, al bilancio di previsione del Comune che probabilmente neppure hanno letto.
A Sant’Ilario per loro l’importante è esserci, rigorosamente nelle prime file del Consiglio comunale, per dimostrare agli altri membri della Casta di contare, proprio perché a loro è stato riservato un posto d’onore. E chi non ottiene una poltroncina all’altezza del suo rango si arrabbia e magari boicotta polemicamente l’edizione successiva per dare un segnale a chi non ha compreso il suo valore. Poi alla fine, via!, tutti a buttarsi a capofitto sul ricco buffet sul quale si fiondano come dei morti di fame anche i giornalisti e un’umanità varia usciti ancora non sazi delle abbuffate natalizie.
Ma per le premiazioni di Sant’Ilario non c’è solo il problema del disinteresse dei parmigiani, ma oggi pure la difficoltà per l’Amministrazione comunale di tirare fuori dei nomi, perché dopo 24 anni in cui sono state selezionate dieci persone ogni volta, davvero non si sa più chi nominare e ormai sempre di più si ripiega inevitabilmente su dei riempilista. A ciò si aggiunge che alcuni rifiutano di essere fregiati di questa onorificenza, convinti che il bene della Comunità si faccia meglio lontano dai riflettori e senza diventare colleghi di Calisto Tanzi e Luciano Silingardi, anch’essi ovviamente insigniti e celebrati quando erano all’apice del loro potere.
Proprio per non mancare di rispetto a chi si è meritato con il suo impegno il riconoscimento pubblico della Comunità di Parma è necessario non svilire oltre il premio di Sant’Ilario. Mi permetto pertanto di dare un suggerimento al sindaco Vignali che, per quel che lo conosco, mi pare una persona caratterialmente lontana da queste celebrazioni retoriche: aboliamo questa premiazione inutile, buona solo per consentire alla Casta parmigiana di esprimere alcune delle sue caratteristiche peggiori, il narcisismo, il paraculismo, l’autoreferenzialità.
Se non si ha il coraggio di interrompere in toto queste nomination perché le si attribuisce un qualche valore ed interesse residuo da parte della città, almeno limitiamo la premiazione ad una sola persona che meriti davvero una citazione speciale. Sarebbe una riduzione del danno, che è sempre meglio di niente. 

                                                                                Andrea Marsiletti    

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