Aeroporto Verdi, 20 pagine di prescrizioni oppure 72 vergini che attendono i martiri in Paradiso? (di Andrea Marsiletti)

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La questione aeroporto è impestata.

E’ intricatissima perchè sono tanti gli aspetti in gioco, contrastanti, manifesti, sotto pelle, legali, politici, economici, un aggroviglio di soluzioni opposte che sembrano due facce della stessa medaglia, due menzogne, due verità.

Sicuramente bisogna dare atto all’associazione NocargoParma, prima ancora che a tutti i media e partiti locali, di aver approfondito e stimolato il dibattito, di averlo arricchito di elementi, di aver raccontato la verità in modo appassionato e onesto. La sua verità.

La battaglia nell’opinione pubblica l’hanno vinta loro. La vittoria in guerra appare lontana, tanto quella di “cargo zero” professata dai vertici, quanto quella “no aeroporto” inconfessabile e combattuta da qualcuno nelle retrovie.

Il 9 ottobre il consiglio comunale voterà sulla delibera di indirizzo depositata ieri dall’Amministrazione comunale che prevede un assenso condizionato (non definitivo, perchè il Consiglio comunale dovrà approvare una nuova delibera dopo l’Accordo Territoriale) all’allungamento della pista del Verdi subordinato a venti lunghe e pedanti pagine di prescrizioni.

Siamo al fotofinish, il caos è bestiale, i tifosi delle due parti fischiano sempre più forte, con i consiglieri di maggioranza incerti, alcuni con le mani tremanti, i consiglieri di minoranza comodi a godersi lo spettacolo in panchina.

L’ultimo tiro c’è da scommettere lo prenderà ancora lui, Mike.

Ma questa volta buttarla dentro non sarà facile.

Questa delibera scontenterà tanti, probabilmente tutti.

Il contesto in cui essa si inserisce è una Babilonia da far venire il mal di testa!

Bisogna dire no ai cargo come da promessa elettorale, ma anche tenere aperto l’aeroporto per svilupparlo nella logica passeggeri come da medesima promessa elettorale.

I parmigiani non vogliono i cargo come espresso con il voto, ma non vogliono perdere il privilegio di viaggiare a Londra e Parigi arrivando in aeroporto in autobus, perchè un’ora di macchina per Bologna, Milano o Bergamo è una fatica insopportabile.

Il Comune di Parma sta cercando di porre vincoli su un’infrastruttura classificata di interesse nazionale all’intero della quale non ha alcuna competenza decisiva (tra l’altro sarà il concessionario a stabilire quali e quanti voli possono volare). Il Comune è il partecipante come meno potere istituzionale all’interno della Conferenza dei Servizi dove a farla da padroni sono lo Stato, Enac, la Regione, Sogeap.

Se non si allunga la pista si perdono 12 milioni di euro stanziati a quel solo fine, un importo che appare una goccia nel mare a fronte delle perdite passate e di tutte le opere compensative richieste per salvare un’infrastruttura che qualcuno dice strategica, altri inutile, altri rumorosa, altri compromettente la salute.

Il Comune poteva dire un no secco e dare un segnale alla Regione del tuo stesso colore politico, inducendola a bocciare l’allungamento della pista nella Conferenza Stato-Regione, tutto è possibile, fermo restando che è la stessa Regione che ha stanziato i milioni per una pista che avrebbe voluto ancora più lunga e che aveva pianificato di realizzare a Parma un aeroporto solo Cargo. 

Si poteva esprimere un no perentorio e cercare la “bella morte”, però così ci si sarebbe chiamati fuori e sarebbe rimasto poco o nessun potere di condizionamento in Conferenza dei Servizi dove gli altri sono schierati compatti, e a quel punto avrebbero avuto campo libero.

Ci sono poi i fantomatici poteri forti da contrastare, non si sbaglia mai a metterli all’indice, che sono quelli che finora hanno salvato il Verdi dalla chiusura.

A parole nessuno vuole il fallimento di Sogeap a cui rimane poco tempo, pochissimo. Ma non deve essere sostenuta con soldi pubblici e l’Ente che in Conferenza Stato-Regione esprime solo un parere prescrive investimenti molto pesanti a suo carico che potrebbero scoraggiare ogni investitore, bergamasco o canadese che sia. Sadismo, accanimento terapeutico, cure palliative.

Bene, fallisce Sogeap, chiude l’aeroporto. Forse, o forse no, visto che il proprietario dell’aeroporto Enac affiderà l’infrastruttura a un altro concessionario, magari arabo o cinese, che, infischiandosene di ogni interlocuzione col territorio, la trasformerà in un aeroporto 100% cargo. 

Stare al tavolo e negoziare, o far saltare il tavolo.

Prendiamo quel che si può prendere, tutto o niente.

Mamma mia che confusione che c’è e che ho fatto!

Grande è la confusione sotto il cielo”, diceva Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!

Il dilemma è scegliere tra venti pagine di prescrizioni tutte da trattare e confermare oppure 72 vergini che il Corano preannuncia attendono i martiri in Paradiso.

Toccherà a Mike l’ultimo tiro.

“I wanna be like Mike” recita la più bella pubblicità della storia.

No, non vorrei essere al suo posto.

Nei prossimi mesi capiremo se nel marasma descritto quel “sì” condizionato porterà a un funzionante aeroporto passeggeri, oppure sono state dette e scritte cose per farne altre e alla fine avremo un ibrido, un aeroporto cargo mascherato da passeggeri. Oppure un aeroporto only cargo che parla cinese.

Mi sa che con questo pezzo avrò scontentato tutti anch’io.

Come Mike.

O, più modestamente, come Scottie Pippen.

Andrea Marsiletti