Albo unico comunale a sostegno delle famiglie con figli 0-14 anni, Roberti: ” Il Comune è diventato un market place?”

SMA MODENA

Martedì 5 maggio u.s. si è tenuta una commissione consiliare congiunta dei settori sociale ed educativo, al fine di valutare il testo di una mozione presentata da quattro consigliere di Effetto Parma.

La proposta si presenta apparentemente come un servizio volto a soddisfare i bisogni assai diversificati ed altalenanti delle famiglie nella gestione e nell’accudimento dei figli da 0 a 14 anni. Il primo passo sarebbe quello di realizzare una piattaforma per l’Albo unico comunale che riunisca tutte le diverse opportunità fra le quali le famiglie possono scegliere per conciliare i tempi di lavoro con quelli di cura dei figli minori.

Tenendo presente che non stiamo parlando di servizi gratuiti, ma di servizi a pagamento, per sostenere i costi dei quali le famiglie dovrebbero contare sui fondi stanziati ad hoc da Regione e Governo (ad esempio il recente bonus babysitter), potrebbe sembrare un’iniziativa volta a riunire in un unico luogo virtuale tutte le diverse offerte di servizi, affiancando ad esempio i già esistenti Albo babysitter e Albo di conciliazione. Ma a una lettura più attenta, l’operazione sembra andare ben oltre questo obiettivo ed aprire scenari assai discutibili e pericolosi.

Innanzitutto, presentare questi servizi di carattere sociale come “compensativi” rispetto ai servizi educativi è un conto; presentarli come “alternativi” è ben altro. Non si tratta solo di finezze terminologiche, ma di sostanza. Si propone nei fatti uno stravolgimento delle politiche educative del Comune di Parma: non è accettabile confondere servizi altamente qualificati e di eccellenza del settore educativo con ciò che non lo è. Il Comune non può e non deve presentare come alternativi e dunque equivalenti servizi di natura profondamente diversa. Significherebbe svilire la qualità dei nostri asili nido e delle nostre scuole dell’infanzia, frutto di una pluridecennale riflessione e sperimentazione pedagogica e didattica; significherebbe sminuire il valore di una scelta ben precisa di continuità qualitativa che fino ad ora è stata difesa e portata avanti con convinzione dall’assessorato ai servizi educativi e da tutto il settore.

In secondo luogo, nella mozione non è chiarito su quali risorse umane e finanziarie tale progetto potrebbe contare, risorse assai consistenti ed indispensabili se il Comune volesse porsi come garante dell’offerta presentata ai cittadini. Come potrà infatti essere garantita alle famiglie, indotte a fidarsi di servizi promossi dall’amministrazione, la qualificazione professionale degli addetti? Da chi sarà costituita la commissione di valutazione dei privati che offrono i loro servizi di assistenza e accudimento dei minori? In che modo e da chi verrà realizzata la loro formazione e saranno assicurate le loro competenze professionali? E se invece il Comune non forma e non controlla, come può divenire promotore di servizi di cui non sa nulla?

Se ci sono risorse da investire, che le si metta piuttosto nell’implementazione dei nidi e delle scuole d’infanzia. Il Comune non può e non deve trasformarsi in un “market place”, così lo ha definito l’assessora Rossi, dove far convergere bisogni e servizi offerti indistintamente dal pubblico e dai privati, instaurando tra l’altro la competizione alla pari fra i servizi educativi di eccellenza offerti dal Comune e i servizi socioassistenziali di operatori privati di cui non sarà affatto possibile garantire la qualità e l’affidabilità.

La proposta avanzata da Effetto Parma nella sua mozione risulta dunque irricevibile: il Comune ha il dovere di assumersi la responsabilità di fronte ai cittadini di promuovere percorsi altamente qualificati e di grande valenza educativa, può informare sulle varie opzioni presenti sul territorio di natura diversa ed eminentemente socioassistenziale, ma non deve assolutamente indurre a pensare che esse siano semplici alternative fra offerte equivalenti, perché sono in realtà di natura e finalità totalmente diversa.

E’ davvero inaccettabile, infine, che si strumentalizzino le oggettive esigenze delle famiglie per aprire alla privatizzazione e al liberismo selvaggio un settore così delicato e cruciale, trascurando i bisogni e i diritti che un’istituzione pubblica dovrebbe anteporre a tutti gli altri, quelli dei soggetti più fragili e indifesi, i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, facendosi garante del fatto che saranno affidati a persone professionalmente adeguate e in condizioni di assoluta sicurezza.

In sintesi: si vuole forse sostenere che un servizio pubblico altamente qualificato e di eccellenza del settore educativo, come sono gli asili nido o le scuole dell’infanzia della città, sia paragonabile o interscambiabile con un servizio di semplice accudimento lasciato in mano a privati di cui il Comune non sarà mai in grado di garantire la qualità e l’affidabilità?

Roberta Roberti, consigliera comunale di Parma – Gruppo Misto