“Alle primarie appoggerò Bersani”

SMA MODENA

13/07/2009
h.14.10

New Sensation“, la politica vista dai ventenni e dai trentenni.
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Nelle ultime settimane, conclusasi la campagna elettorale per le elezioni europee ed amministrative, è partito il dibattito riguardante la prima Convenzione Nazionale del Pd.
Terminato il ballottaggio, conclusosi con la grande vittoria del Centro sinistra e la rielezione di Vincenzo Bernazzoli alla Presidenza della Provincia di Parma, nelle ultime settimane mi sono posto davvero le domande che per me sono necessarie per affrontare seriamente un Congresso –scusate sarò un pò “vetero” ma io lo chiamo ancora così!-.
Devo ammettere che è stata una riflessione davvero difficile. Per me, per nulla scontata. E nemmeno senza dubbi o perplessità.
Innanzitutto non mi sono chiesto “Allora con chi stai!?”. Ma ho cercato di interrogarmi su quale Partito vorrei, soprattutto alla luce di quale Italia vorrei che il Pd avesse l’obiettivo di costruire.
Prima di rispondere a queste due domande, attraverso le quali cercherò di spiegare i motivi per cui sosterrò una candidatura e non altre a Segretario nazionale del Pd, pongo alcune premesse alla mia scelta, valide secondo me a prescindere da chi si decide di sostenere.
In primo luogo, penso che questo Congresso debba essere considerato com’è, vale a dire la Prima Convenzione Ordinaria del Pd. Lo ritengo però anche un Congresso “costitutivo”, “fondativo”, perché recupera una discussione che tutti insieme avremmo voluto e dovuto sostenere durante la nascita di questo Partito. Ma che responsabilmente abbiamo deciso di procrastinare per dare all’Italia nelle scorse elezioni politiche un Partito in grado di competere con il Centro Destra.
Questa premessa significa che senza paura dobbiamo affrontare i nodi politici irrisolti, arrivando all’essenza dei problemi e senza avere paura di discutere, litigare e anche dividerci discutendo nel merito delle questioni. Voglio che questo Congresso dica chiaramente cosa pensa il Pd sul ruolo dello Stato nell’Economia, sull’ambientalismo, sul ruolo dell’Europa, solo per fare alcuni esempi.
In sintesi, costruisca senza falsi unanimismi e con coraggio una sua visione di società per il futuro dell’Italia. Ridia alla Sinistra di questo paese una sua visione. Una missione riconoscibile valutabile da chi ci candidiamo a rappresentare.
In secondo luogo, penso che il progetto del PD non finirà chiunque vincerà il Congresso.
Nessuno dei candidati mette a repentaglio la prospettiva futura del nostro Partito.
Vorrei quindi un dibattito che escludesse toni catastrofisti e che si concentrasse sul merito delle questioni, senza inutili drammatizzazioni.
Inoltre penso che il Pd non abbia bisogno di un dibattito su e tra “padri nobili”. Rimanendo ai tre principali candidati alla Segreteria del Pd, reputo che Dario Franceschini sia stato un ottimo Segretario del Pd e quindi oggi sia un candidato già abbastanza autorevole. Penso che Pierluigi Bersani sia ricordato come uno dei migliori Ministri della recente esperienza di governo del Centro Sinistra mentre ritengo Ignazio Marino uno tra i Senatori del Pd più apprezzati ed un chirurgo di fama internazionale. Stiamo parlando di candidature forti ed autonome, dietro i quali non è necessario intravedere altri.
Faremmo un torto a tutti i candidati se incorressimo in questo errore. E a mio parere non riconosceremmo uno degli elementi fondamentali su cui dovremo costruire il futuro del nostro partito: il Pd risponde all’esigenza di rivoluzionare il ruolo e il profilo della Sinistra riformista italiana, superando una stagione in cui vi sono state grandi vittorie ma anche cocenti sconfitte.
Valorizzando l’esperienza e la competenza della classe dirigente in prima linea nelle scorse stagioni politiche per accompagnare la promozione e il consolidamento di una nuova classe dirigente che da subito prenda in mano le redini del Partito a tutti i livelli, a partire da quello nazionale per arrivare a quello locale.
Fatte queste premesse, per ritornare alle domande poste all’inizio, in questi giorni, dopo aver letto i documenti prodotti dai vari candidati, ho trovato le risposte che più mi rappresentano nella piattaforma programmatica proposta da Pierluigi Bersani.
Quattro sono le questioni che più mi hanno convinto a prendere questa strada.
Innanzitutto, come sanno tutti quello che con me hanno condiviso l’esperienza politica in questi anni, la mia idea è volta ad un partito solido, strutturato e soprattutto radicato nella società.
Per troppi mesi abbiamo dedicato parte del nostro tempo discutendo di improbabili ipotesi relative ad un partito più o meno liquido. Io penso che all’Italia, ai suoi territori, non a noi stessi, serva un partito radicato nella società, che dia struttura al suo dibattito e che sappia decidere democraticamente dandosi gli strumenti adeguati. Un partito che si tiene lontano da qualsiasi pulsione di antipolitica, ma si fa strumento di un cambiamento concreto adeguando la sua struttura organizzativa alla mutata realtà sociale.
Un Partito che comunque rimane uno strumento per cambiare la realtà che ci circonda, mai un fine in sé.
Un discorso analogo riguarda un secondo tema che ritengo centrale, quello del Rinnovamento.
Anche io penso che sia assolutamente vitale per il nostro Partito investire in una nuova classe dirigente che sappia rappresentare anche fisicamente la novità espressa e rappresentata dal Pd.
Questa classe dirigente per me è davanti ai nostri occhi, non c’è bisogno di “inventarsela”. Il Pd deve ripartire dai tanti giovani militanti che occupano i suoi quadri dirigenti sul territorio, dai tanti suoi giovani amministratori che oggi siedono nelle Assemblee elettive di tanti Enti Locali del nostro paese. Tanti e qualificati ne sono gli esempi anche nella nostra città.
Con un’avvertenza, per me valida da quando ero militante di un’organizzazione giovanile, la Sinistra giovanile, nella quale ho passato gli anni più belli ed entusiasmanti della mia ancora recente esperienza politica: essere giovane non ti rende automaticamente più fresco ed innovatore di chi è più “anziano” di te.
Non considerando il mero criterio anagrafico l’indicatore unico dell’Innovazione.
Infine, ma non meno importante, penso che il Pd abbia l’assoluta necessità di costruire una propria visione di società, ovviamente diversa ed in chiara alternativa da quella proposta dalla Destra. Penso che per fare questo ci sia assolutamente bisogno di una discussione chiara, cristallina e profonda, in grado di chiarire i temi ancora irrisolti in seno al Pd.
Tutto questo va assolutamente messo in atto senza ricorrere a scorciatoie, evitando di puntare sulla mediatizzazione della nostra proposta politica ma scendendo di “giocare” la nostra sfida su un campo diverso, radicalmente alternativo, incentrato su un Partito Democratico dotato di una forte e ben definita identità.
Non un partito “post identitario”, quindi.
Un’identità, come è stata definita dallo stesso Bersani nella sua relazione con cui ha presentato la sua candidatura, che vede un “partito popolare, quindi non classista, non elitario, non populista, radicato in ogni luogo e capace di esperienze e di linguaggi che siano legati alla vita reale.
Un partito che si rivolge ad un arco ampio di ceti, di categorie sociali, ma che non può vivere scollegato dai ceti popolari, dai ceti produttivi e dalle nuove generazioni. (…)un partito che si ispira ad un’idea di uguaglianza e la rende concreta sia attraverso un mercato aperto e regolato, che distribuisca equamente occasioni, sia attraverso politiche pubbliche, sociali e universalistiche di ridistribuzione, di welfare, di promozione dei beni collettivi.
Per me, il Partito Democratico è un partito del lavoro, nella molteplicità dei suoi aspetti e dei suoi protagonisti, che rivendica la dignità e il ruolo sia del lavoro subordinato, sia di quello autonomo e imprenditoriale. Nel concreto, ne sostiene la prevalenza rispetto alle rendite e ad ogni privilegio. Il Partito Democratico, per me, è un partito laico, che non per questo banalizza o relativizza convinzioni o valori, crede anzi nella forza positiva delle convinzioni filosofiche e religiose. E, tuttavia, le distingue dalla responsabilità autonoma della politica, che ha il compito di promuovere decisioni pubbliche, tenendo conto della coscienza di tutti. Così come è stato insegnato dalle radici profonde della cultura cattolico-democratica.”
Questi sono i motivi per cui sosterrò la candidatura di Pierluigi Bersani e che penso possano essere utili per svolgere una Convenzione positiva per il Pd e soprattutto per il nostro paese.
Una candidatura che , inoltre, ben rappresenta una cultura politica, quella del Centro Sinistra emiliano romagnolo, che per la prima volta ha la concreta possibilità di guidare il maggiore partito del campo progressista italiano. Una cultura di governo all’insegna del pragmatismo, che ha garantito alla nostra Regione le condizioni politiche per uno sviluppo duraturo e senza precedenti. Capace di coniugare tensione ideale, passione, ad una concreta capacità di cambiare e migliorare la società in cui viviamo.
Una modalità di gestione della cosa pubblica che, consapevole della sua necessità di evolversi e cambiare alla luce delle nuove sfide che nella stessa Emilia Romagna la società gli impone, mette a disposizione del Pd e del paese un patrimonio di capacità e competenze.
Non per imporre un modello , ma per contribuire a costruirne uno nuovo, legato alle peculiarità dell’Italia e dei territori, che sappia giovarsi di questa grande eredità.
Nessuna “colonizzazione” ne l’imposizione di un modello territoriale su tutto il paese quindi ma l’offerta di un contributo.
In conclusione, penso che assoluto valore abbia in questo contesto anche il lato locale del dibattito del PD.
Nella città di Parma , con la nascita del Partito, abbiamo messo le basi per dotarci di un nuovo gruppo dirigente. Lo abbiamo fatto nei Circoli del Pd, lo abbiamo fatto nelle istituzioni, come la composizione del gruppo del Pd nel neo eletto Consiglio Provinciale mostra chiaramente.
Penso che questa nuova direzione di marcia, necessaria per aprire una fase nuova dopo le sconfitte che ha subito il Centrosinistra nelle ultime tre elezioni comunali, vada preservata e consolidata da questo Congresso.
Per questo spero che, a prescindere dalle opzioni nazionali che ognuno di noi legittimamente sceglierà, il Pd di Parma mostri maturità in questo appuntamento congressuale; questo significa discutere anche animatamente sul piano nazionale, ma con la capacità, sul piano locale, di ritornare al merito delle questioni senza divisione preconcette o legate allo schema nazionale.
Io per questo lotterò perché tutti rispettino le scelte nazionali di ognuno. E si sappia andare oltre nell’interesse del Pd del nostro territorio.
Costruendo quindi quella svolta di cui vi è tanto bisogno.
In città, il nostro Congresso locale potrà continuare nel suo percorso di consolidamento del Pd partendo da un perno molto importante: il suo Gruppo Consiliare in Comune.
Da tempo non era così evidente ed incisivo il ruolo e la funzione che l’Opposizione svolge nella massima istituzione cittadina. Questo grazie ad una squadra coesa, competente, e alla leadership esercitata dal suo Capogruppo Giorgio Pagliari.
Nel rispetto della differenza di ruoli tra Partito e Gruppo Consiliare, penso che nel Pd che dovremo costruire vada consolidato il ruolo della sua compagine in Comune.
Un rapporto da rafforzare soprattutto alla luce del cammino verso il rafforzamento del profilo di governo del Pd cittadino.
E’ questo l’aspetto su cui principalmente mi concentrerò nel Congresso del PD di Parma: rafforzare il nostro profilo di governo, la nostra credibilità come valida alternativa a chi governa ora la città, consolidando il nuovo gruppo dirigente che stiamo faticosamente costruendo.
Se riusciremo a fare tutto questo, penso che il Congresso potrà essere utile al Pd anche localmente, ma soprattutto possa esserlo anche per il nostro territorio e la sua città.

Matteo Caselli
Consigliere Comunale del Partito Democratico